Archivio della Categoria: ‘idee’
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La Russia brucia: armi climatiche, solo un’ipotesi?
Il tempo così insolitamente caldo nelle regioni centrali della Russia ha già causato pesanti danni economici. Ha distrutto i raccolti in circa il 20% dei terreni agricoli del Paese, con l’effetto di far sì che i prezzi alimentari aumenteranno questo autunno. Come se non bastasse, i roghi si sono accesi nelle torbiere attorno a Mosca. In questi giorni, gran parte delle previsioni relative al clima sono allarmanti: siccità, uragani e inondazioni saranno ancora più frequenti e gravi. Il direttore del programma energetico e climatico del Wildlife Fund, Aleksey Kokorin, sostiene che l’attuale tendenza non sia un fenomeno casuale e che non ci si deve attendere che debba diminuire d’intensità.
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Vendola: terapia d’urto, nel centrosinistra-fantasma
«E’ un problema di progetto. Il Pd appare alla ricerca di un’identità mai sbocciata. E’ un partito incompiuto e questa incompiutezza contamina tutto il centro-sinistra. C’è addirittura chi pensa che Marchionne sia un progressista: con questi ragionamenti, il centro-sinistra sembra più una seduta spiritica che una proposta per il paese». Parola di Nichi Vendola, che sfida il Pd e rilancia se stesso come candidato “rivoluzionario” per le primarie, verso le prossime elezioni. «Penso che la terapia d’urto sia la medicina migliore per la democrazia». Vendola vuole «smuovere le acque nel centrosinistra, per stanarne i vertici».
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Scalfari: in quattro mosse Berlusconi può spiazzare tutti
Chi pensava che l’espulsione di Fini fosse l’inizio della fine del berlusconismo e ne aveva avuto conferma dal voto della Camera su Caliendo, che aveva trasformato la maggioranza in minoranza, dovrà invece ricredersi? Dopo l’ira per la sconfitta subita, il «Capo dei capi dalle cento vite» sembra infatti aver riacquistato lucidità e starebbe mettendo a punto una duplice strategia: un programma di governo su quattro punti concreti (fisco, federalismo, giustizia e Mezzogiorno) sui quali chiedere la fiducia di Fini e perfino di Casini, oppure elezioni a marzo per cogliere l’opposizione ancora impreparata e spazzarla via, Fini e Casini compresi.
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Crescita, la festa è finita: il futuro dell’Italia fa paura
Fino agli anni novanta si credé nell’ultimo grande ciclo ritenuto irreversibile e innovatore, autopropulsivo e all’altezza della globalizzazione: l’interminabile ciclo della piccola e media impresa, dei distretti industriali della Terza Italia, fucine di occupazione e di nicchie di mercato aperte al mondo. Quanti politici cercarono di cavalcare l’illusione che i distretti sarebbero entrati in sistema, portando un nuovo capitalismo al centro del mondo? I capannoni vuoti – nel Nordest italiano e non solo – oggi ci raccontano quell’abbaglio. La scala gerarchica chiusa del nostro mercato dei capitali non si è mai schiodata dall’affidare alle sole seconde e terze linee della liquidità la gestione finanziaria delle imprese sottocapitalizzate dei distretti
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Crisi al buio: l’inizio della fine dell’egemonia anglosassone
Di recente un arco di riflessioni molto profonde è stato a più riprese pubblicato da Marino Badiale e Massimo Bontempelli. È uno dei tentativi più interessanti di costruire un pensiero politico all’altezza della grande crisi in corso. Possiamo dire prima di tutto che la vera faccia del capitalismo, non solo italiano, si palesava completamente già nell’arco di tempo ricompreso fra la metà degli anni settanta e la seconda metà degli anni novanta. Perché quel periodo è così importante? Dal punto di vista economico e sociale è proprio in quella fase che si è chiuso il ciclo aperto dalla seconda guerra mondiale.
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Statista del destino: il sogno infranto del Cavaliere
Quel che avrebbe potuto essere. C’è una sorta di tristezza nella foga con cui Silvio Berlusconi sta provando in queste ore a rassicurare tutti sulla tenuta del suo governo. Comprensibilmente. Qualunque sia l’analisi che se ne fa, e qualunque ne sarà lo sbocco, la rottura dentro il Pdl lascia come principale vittima sul terreno il sogno che il Premier aveva accarezzato nei primi mesi del suo terzo governo. Quello di divenire l’uomo che dopo aver spaccato l’Italia l’avrebbe ricostruita, trasfigurandosi da leader di parte in Statista. Quello che avrebbe potuto essere, appunto.
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Bologna, strage della verità: l’Italia della vergogna
Alle 10.25 del 2 agosto 1980, trent’anni fa, una valigia lasciata nella sala d’aspetto di seconda classe, contenente 20 chili di esplosivo militare gelatinoso, esplode sbriciolando la sala d’aspetto, sfondando quella di prima classe, due vagoni del treno Ancona-Basilea sventrati come il ristorante. In pochi secondi 85 morti e 205 feriti di cui 70 con invalidità permanente. La più grande strage italiana di terrorismo. In trent’anni sono stati condannati due manovali neo-fascisti, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, ma non conosciamo ancora i mandanti e i complici che lavorarono a un gigantesco depistaggio che non è ancora finito.
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Addio al regime, Fini ha stracciato il patto col diavolo
Un governo balneare, di fine regime: è tutto quello che resta della «grande illusione berlusconiana» che prometteva di cambiare l’Italia e durare per «almeno tre legislature». Dopo la rottura definitiva decretata ufficialmente da Fini, è quasi certo che il terzo esecutivo Berlusconi, nato due anni fa con la più schiacciante maggioranza parlamentare della storia repubblicana, «non arriverà a concludere nemmeno la sua prima legislatura». E attenzione, non tramonta solo un’illusione di governo: muore anche l’illusione di una nuova destra, moderna ed europea, «che in questo Paese, sotto le insegne del Cavaliere non ha e non avrà mai la possibilità di esistere».
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Sangue italiano: perché siamo in guerra (a 65 milioni l’anno)
Ieri altri due italiani sono morti in Afghanistan. Saltati in aria mentre cercavano di disinnescare un ordigno esplosivo collocato ai bordi di una strada. Due giorni prima Wikileaks ha pubblicato un corposo dossier in cui, tra le altre cose, si dice (fonte Esercito degli Stati Uniti) che gran parte degli ordigni esplosivi usati dai talebani sono costruiti utilizzando delle mine anticarro di produzione italiana riadattate. Nessuno ci dirà mai se questi due ragazzi morti in Afghanistan (e gli altri uccisi negli anni scorsi) siano stati colpiti dal made in Italy. Da quanto si legge, almeno uno dei nostri Lince è stato colpito con mine italiane.
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Se la religione sceglie il potere e abbandona l’uomo
I tempi di crisi, a senso di logica, dovrebbero sollecitare pensieri e riflessioni che consentano agli esseri umani di proiettarsi al di là dei semplici aspetti materiali dell’esistenza per interrogarsi sul senso profondo della vita. La religione dovrebbe essere l’ambito ideale per siffatte interrogazioni ma non è così. La questione sia chiaro non è tanto quella dello scandalo pedofilia che ha di recente travolto la Chiesa cattolica, né quella di rabbini dei partiti religiosi dello schieramento politico israeliano che tengono in scacco la democrazia dello stato ebraico con la scusa della religione dietro alla quale si mascherano biechi interessi di potere.
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P3, fango e ricatti: ma la libertà è più forte della paura
Mentre Berlusconi parla di «calunnie» e «campagne furibonde» contro il governo, c’è in realtà un metodo nel lavoro della cosiddetta P3, che è venuto alla luce con chiarezza: è fatto di affari privati legati al comando pubblico, di istituzioni statali usate a fini personali, di relazioni privilegiate intorno a uomini potenti (Denis Verdini, Marcello Dell’Utri), di personaggi influenti arruolati per premere su personalità decisive – soprattutto nella giustizia – e infine di faccendieri svelti di mano e pronti a tutto, anche a essere bollati dal premier come «pensionati sfigati» quando la rete è scoperta. Ma per riuscire, il metodo ha bisogno di qualcosa in più: infangare, delegittimare, distruggere.
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Feltri: vedrete, Berlusconi mollerà Fini per Casini
Ha fatto più clamore Pier Ferdinando Casini andando a cena una sera in casa di Bruno Vespa che Pier Luigi Bersani stando al vertice del Pd un anno e passa. Basta questa constatazione per capire due cose fondamentali dell’attuale politica italiana: primo, nella sua esiguità numerica, l’Udc è un peso massimo; secondo, nella sua imponenza, il Partito democratico è un peso piuma. E ciò spiega il fatto che Silvio Berlusconi sia più interessato a ingraziarsi Casini che a combattere Bersani, bravissimo a combattere se stesso.