Archivio della Categoria: ‘idee’
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Strage infinita: non chiamatela più missione di pace
Stiamo entrando nel decimo anniversario della guerra contro l’Afghanistan: è un momento importante per porci una serie di domande. La guerra in Iraq, i suoi orrori e la sua ufficiale conclusione hanno confermato negli ultimi giorni la totale inutilità di queste ‘missioni di morte’. Le sevizie compiute nel carcere di Abu Ghraib e in quello di Guantanamo, i bombardamenti al fosforo della città di Falluja nella infame operazione Phantom Fury non hanno costruito certo né pace né democrazia, ma hanno moltiplicato in Iraq il rancore e la vendetta. Altrimenti perché sono orami centinaia i soldati degli Stati Uniti, del Canada e del Regno Unito che si suicidano, dopo essere tornati dall’Iraq e dall’Afghanistan?
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Pallante: stiamo mangiando nel piatto dei nostri figli
«Non sprecare è diventato un dovere morale: stiamo mangiando nei piatti dei nostri figli e dei nostri nipoti. Dobbiamo credere nelle nuove tecnologie, la politica deve investire nel settore e tutti noi nel dobbiamo fare qualcosa. Come? Riducendo i consumi». Parola di Maurizio Pallante, leader del Movimento per la Decrescita Felice, che a Perugia ha concluso la tre giorni “Progettare il il futuro”, scienziati e aziende a confronto per mettere in campo le “tecnologie della decrescita”. Tutto è troppo: in estrema sintesi, è questo il pensiero di ecologisti e imprenditori della green economy che fanno della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente la loro filosofia di vita per un “comportamento virtuoso”.
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Pansa: ma chi pilota l’informazione, Porro o Marcegaglia?
Che cosa ho imparato nei primi anni di giornalismo? Alla “Stampa”, al “Giorno” e al Corriere della sera, mi hanno insegnato che l’inchiesta è il top della professione, la prova di eccellenza, il traguardo glorioso di un cronista. A Repubblica la pensava nello stesso modo Eugenio Scalfari. Del resto lui veniva da anni di “Espresso”. E con Lino Jannuzzi aveva scritto un’indagine rimasta famosa contro il Piano Solo del generale Giovanni De Lorenzo. Piero Ottone, direttore del “Corriere della sera”, amava molto le inchieste. Ne ricordo una che scrissi per lui, insieme a Gaetano Scardocchia. Era il febbraio 1976 quando emerse lo scandalo Lockheed, la grande azienda americana che fabbricava aerei.
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Un anno di Emergency? La Russa lo spende in due giorni
Restare in Afghanistan, nonostante le ultime perdite – i quattro alpini rimasti uccisi a Farah – e anche se niente va come vorremmo. Secondo l’ex ambasciatore Sergio Romano, ora editorialista del “Corriere della Sera”, è necessario che l’Italia, insieme alle altre forze europee, resti nel paese asiatico al fianco delle truppe statunitensi «per obbligo di lealtà verso un alleato, Barack Obama, che fa del suo meglio per uscire da una situazione di cui non è personalmente responsabile». Con quello che il ministro La Russa spende in due giorni, replica Maso Notarianni, direttore di “PeaceReporter”, «si mantiene per un anno l’intero programma di “Emergency” in Afghanistan: un modo migliore e più economico per “sconfiggere al-Qaeda”».
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Freccero: anche il web è schiavo del pensiero unico
Sì, mi sono pentito. Anche se tutto era già scritto, era nelle cose. E sarebbe avvenuto anche a prescindere da Berlusconi. Noi non abbiamo fatto altro che accompagnare il processo di americanizzazione della società italiana. Quella sì che è stata come un’esplosione. La globalizzazione ha trasformato il produttore in consumatore, ha demolito le classi sociali, le ha trasformate. E alla classe ha sostituito l’individuo. Tutto questo è avvenuto prima della caduta del Muro. La politica è crollata dopo che il capitale finanziario ha soggiogato il capitale industriale. E quando le lotte operaie sono state sconfitte, con esse è sparito il contraltare critico a quanto stava avvenendo.
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Il Giornale? Per favore, non straparlate di libertà di stampa
«La Marcegaglia ci ha rotto i coglioni», dice testualmente Vittorio Feltri, direttore editoriale del “Giornale”, ribadendo la sua tesi difensiva: nessun ricatto alla presidente di Confindustria, che oltretutto «è ogni giorno in televisione e ripete solo banalità»: quando il vicedirettore del “Giornale”, Nicola Porro, parlando con l’addetto stampa della Marcegaglia lo avvertiva che avrebbero «rotto il cazzo» alla presidente, spostando «i segugi» da Montacarlo a Mantova, per un «super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia», è evidente – dice Feltri – che Porro scherzava, «cazzeggiava». Peccato che Emma Marcegaglia non l’abbia “capito”, al punto da rivolgersi alla magistratura dichiarando di sentirsi minacciata. Di qui la perquisizione alla redazione del “Giornale”, che ha scatenato furiose polemiche.
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Marchionne? Prepara il peggio, mentre Berlusconi ci distrae
Caro Marchionne, non ci incanti: la tua visione del lavoro in fabbrica trasforma gli operai in schiavi senza diritti. Prendere o lasciare? Tutta colpa della globalizzazione, che impone nuove regole alle aziende? Signornò, non ci stiamo: e daremo battaglia, insieme alla Fiom, perché colpire il lavoro significa cancellare la democrazia. Questi i tamburi di guerra della mobilitazione per il 16 ottobre a Roma: una nutrita pattuglia di intellettuali, tra cui lo scrittore Andrea Camilleri, attraverso “Micromega” lancia la sua sfida: «Marchionne calpesta diritti, come Berlusconi la Costituzione». E mentre il premier «ci distrae con le sue variazioni comiche», dice Lidia Ravera, il supermanager Fiat, «zitto zitto», azzera cinquant’anni di battaglie civili.
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Gomez: Fini avrà il 10%, l’Italia vuole una destra normale
Una destra normale, legalitaria, laica, aperta al dialogo e attenta ai diritti civili. E’ l’Italia che ne ha bisogno e la chiede. Penso a una destra come la si pensava tanti anni fa, quando ero al “Giornale” di Montanelli, che abbia i valori di tutta la destra europea, sia sempre rispettosa dei diritti civili e dell’individuo, sappia discutere su tutto senza ritrosie e tabù – per esempio rispetto alla questione dei gay – e possa ripartire da alcuni principi semplici: primo fra tutti la legalità, che è tradizionalmente la battaglia della destra. Questo è esattamente quello che in questi anni è mancato.
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Voto anticipato? I partiti incassano 200 milioni in più
Con la fine del 2010 sembrava fosse arrivato finalmente l’anno in cui gli elettori italiani avrebbero smesso di pagare due euro a testa l’anno per finanziare l’attività politica dei partiti “morti” (An, Forza Italia, Ds e Margherita), l’anno in cui avremmo finito di ringraziarli per aver partecipato alle elezioni politiche del 2006 per la XV legislatura, defunta appena due anni più tardi, ma dal punto di vista “contabile” tuttora viva e vegeta. Ora, in piena crisi politica, mentre gli strateghi valutano se sia meglio votare in autunno o in primavera, una cosa è certa: continueremo a versare, fino al 2012, due euro a testa agli attuali partiti presenti in Parlamento, che sopravvivano o meno.
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Sos: l’impero è cieco, sta arrivando la catastrofe finale
Ogni movimento alternativo vede un pezzo del mosaico: quello che ci manca è costruire un’adesione d’insieme, trasformando i singoli temi in un discorso politico, cioè in reale rappresentanza nelle istituzioni, nel Parlamento. E’ fondamentare capire che o noi ci riuniamo e trasformiamo queste miriadi di esperienze alternative che avviano la transizione in un programma politico, oppure noi saremo sconfitti. Perché arriverà prima di noi la crisi, e perché questa crisi sarà devastante dal punto di vista democratico. Perché quelli che hanno il potere sono in gran parte stupidi e incolti, ma non tutti. C’è già chi pensa e c’è già chi sa che verrà il momento in cui “loro” gestiranno la penuria di beni.
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Anche umiliato, mio padre operaio odorava di dignità
Ero tornato da poche ore, l’ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera. Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica. L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo. L’ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie. L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università. L’ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro. L’ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.
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Busi: manderei l’esercito a bruciare la scuola di Adro
I simboli del Sole delle Alpi sui banchi di scuola di Adro sono un’opera di stupro, una violenza da pedofili. Si sta cercando di forgiare delle coscienze in erba. Bisognerebbe intervenire con l’esercito e bruciare quei banchi con i simboli della Lega, ma sia chiaro che andrebbe fatto lo stesso anche se ci fossero i simboli del Pdl o del Pd. L’unico simbolo ammissibile in una scuola pubblica e in un tribunale è la spirale del Dna umano. Il crocifisso? La tragedia dell’Italia è il clericalismo, nemico dell’Illuminismo. Lo Stato etico è totalitario: da un tribunale pretendo di essere processato, non perdonato.