Archivio della Categoria: ‘idee’
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Grandi opere inutili: il forziere della Casta, Pd incluso
Le grandi opere? Una truffa, per finanziare sottobanco la politica attraverso l’apertura di cantieri spesso inutili, e che non si chiuderanno mai. Parola di Marco Ponti, docente di economia dei trasporti al Politecnico di Milano. Strade e ferrovie: dopo la celebre lavagna presentata da Berlusconi a “Porta a Porta” con 19 “opere prioritarie”, il numero delle nuove infrastrutture è arrivato a 184 nuove voci, costosissime e per nulla prioritarie, ma sostenute anche dal centrosinistra. Nel mondo sviluppato questi elenchi si chiamano “shopping list”, per distinguerli dai piani razionali di investimento, ma in Italia manca del tutto una valutazione preliminare sulla loro utilità reale. L’importante è spendere, poi si vedrà.
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Grillo: rottamiamo Renzi e gli altri falsi rottamatori
«Il cadavere di Berlusconi è ancora caldo e già spuntano i pretendenti come i funghi dopo la pioggia». Beppe Grillo, le cui quotazioni elettorali continuano a salire, spara zero sul ribaltone in vista: «L’Italia è piena di leader in tour elettorale permanente, soprattutto in televisione: i loro sponsor, le lobby che li sostengono stanno scaldando i motori». Dal suo blog sulfureo, il tribuno genovese ne ha per tutti: che siano presidenti di Regione, della Camera, sindaci o parlamentari. Ce n’è anche per Matteo Renzi, che – sempre dal blog dei grillini – Matteo Incerti definisce “rottamatore rottamato”, accusando il giovane sindaco di Firenze di essere nient’altro che un mestierante della politica.
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Berlusconi al capolinea, ma i rivali sono divisi e confusi
Pensate davvero che esista il Partito democratico? Dopo la Prima Repubblica l’idea che si dovesse creare un sistema bipartitico ha portato alla creazione di due poli insostenibili: a destra ha generato la coalizione delle contraddizioni del Nord e del Sud, della destra liberale contro quella conservatrice e, nonostante, il successo elettorale, il governo ha dimostrato di non avere un programma preciso. Per questo sta cadendo a pezzi, che si parli di Casa o Popolo della Libertà. Dall’altra parte il Pd è una creazione artificiale e simmetrica basata sull’idea che il Paese debba avere un contraltare di sinistra a vocazione maggioritaria. Ma l’Italia non si esaurisce nel bipolarsimo.
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Cercasi premier che protegga il dominio dei poteri forti
Le parole pronunciate da Gianfranco Fini a Perugia impongono alcune riflessioni sulla crisi e sui possibili scenari del prossimo futuro. Se guardiamo alla situazione politica in modo non troppo superficiale, possiamo scorgere che la crisi di governo non ha nulla che fare con le liti tra Fini e Berlusconi. Né tantomeno con presunte pretese di legalità di Fli, che sono solo strumentali all’attacco al premier. La crisi di governo è figlia della crisi economica. Il governo non ha dato le risposte che i detentori del potere economico si attendevano. La Confindustria, le grandi banche, i cosiddetti “poteri forti” hanno deciso di disarcionare il Cavaliere.
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Veneziani: l’Italia ai piedi di Casini, il jolly anti-crisi
«All’armi son sfascisti», ironizza Marcello Veneziani all’indomani dell’ultimatum di Fini al Cavaliere: «La fanteria del Partito democratico, le truppe terrestri di Di Pietro, i siluratori subacquei di Fini, la flottiglia aerea dei pm, più i carri armati dei poteri forti». Tutti uniti da «un solo desiderio», e cioè «sfasciare Berlusconi e il suo governo», senza «un vero progetto comune» ma, a ben vedere, con un jolly buono per tutti: Pierferdinando Casini. Lo suggerisce il Fini «inacidito» di Perugia, a cui «fa eco un Bersani travestito da magazziniere delle Coop, con le maniche rimboccate come esige il copione della fiction di partito».
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Per risparmiare, c’è chi va con le Esco
Riscaldamento e coibentazione: volete risparmiare sulle bollette senza tirar fuori un soldo? Ci si può sempre rivolgere a una Esco e farsi finanziare l’investimento dall’azienda che installerà gli impianti e migliorerà l’isolamento termico; in cambio, l’impresa parteciperà agli “utili”, dividendo con voi il risparmio ottenuto. E’ la filosofia del “third party financing”, finanziamento tramite terzi, messo a punto già negli anni ’80 in Usa e Canada. Funziona: l’azienda coinvolta ha interesse a fare un lavoro a regola d’arte, perché l’efficienza coinciderà con l’atteso risultato economico. E allora perché in Europa il sistema non decolla?
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Marchionne, l’Italia e l’ingrata secessione del profitto
«L’impoverimento del Sud è funzionale tanto agli interessi dei boss quanto a quelli delle industrie del Nord». Presentando il film “Noi credevamo”, sulle illusioni del Risorgimento, il regista Mario Martone denuncia il ruolo della grande industria nel «patto scellerato» alla radice degli squilibri irrisolti nel nostro paese. Nello stesso magazine, “Il Venerdì” di “Repubblica”, Curzio Maltese e Giorgio Bocca sparano a zero sull’ad della Fiat, Sergio Marchionne, che da Fazio Fazio ha definito l’Italia un peso per l’industria torinese. «Se neanche la Fiat si sente una fabbrica italiana, ed era l’ultima, allora siamo proprio messi male», scrive Maltese: «La Fiat in Italia ha mangiato otto miliardi di aiuti negli ultimi trent’anni».
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Usa-Cina: un’altra guerra (mondiale) è possibile
Un altro mondo è possibile? Era lo slogan del movimento pacifista mondiale, quando si esponevano bandiere della pace ai balconi e i leader della sinistra scendevano in piazza alla testa dei cortei. Oggi, mentre muoiono altri militari italiani in Afghanistan, il silenzio è agghiacciante. Ma ciò che manca è soprattutto la capacità di prevedere lo scontro fra Occidente e la coppia Cindia-Brasile, tra Usa-Europa che non crescono più e i paesi emergenti la cui crescita sta esplodendo. Non c’è più spazio per tutti. La crisi del ’29 portò alla la Seconda Guerra Mondiale. E adesso? Giulietto Chiesa non ha dubbi: un’altra guerra è possibile. Anzi, quasi inevitabile. E non si vede strategia che la possa fermare.
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Missili salva-Obama? I rivali: no, ora basta guerre
E se l’America si ritirasse clamorosamente dai teatri di guerra disseminati nel mondo? Potrebbe succedere, per assurdo, se fra due anni cadesse la “colomba” Obama, come sembra annunciare il disastroso esito delle elezioni di medio termine. Solo una guerra, scrive il “Washington Post”, oggi potrebbe “salvare” il presidente che prometteva “Yes, we can” ed è stato invece travolto dalla propria inerzia di fronte alla catastrofica crisi ereditata da Bush. A puntare sulla pace oggi non è più Obama, ma i suoi rivali, i tradizionali “falchi” di ieri: proprio i leader emergenti dei repubblicani oggi sono gli unici, in America, a prospettare il ritiro immediato e unilaterale degli Stati Uniti da ogni guerra.
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L’industriale: l’uomo che ha distrutto la bellezza
L’industriale è stato il primo uomo nella storia a preferire il brutto al bello. Dove ha steso la sua mano ha distrutto l’arte. Il suo occhio è non soltanto ottuso, ma anche malefico. Tutto per l’industriale deve ridursi ad attività produttiva. Volete vedere l’indignazione sul volto di un industriale? Parlate delle plaghe dove esistono soltanto aziende agricole familiari, senza un mercato. Volete vedere la faccia di un industriale sorridente? suggerite che l’educazione pubblica spreca il tempo dei giovani con superflue conoscenze, che occorre rifare il sistema d’istruzione dallo zero.
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Berlusconi è finito? Tranquilli, “dopo” non cambierà niente
Silvio Berlusconi è finito. Lo si capisce ormai da molti segnali, tutti infausti per lui. L’ultima faccenduola, di Ruby, la minorenne, ha fatto tracimare il vaso. “Famiglia Cristiana” ha lanciato uno sferzante anatema. Cioè il mondo cattolico di base (anche se non ancora le gerarchie) lo ha scaricato. La signora Marcegaglia ha chiesto il ritorno alla «dignità delle istituzioni». Il che significa che anche il sindacato dei padroni ne ha piene le scatole di questa situazione incresciosa. Gianfranco Fini si è lasciato scappare addirittura la parola “ostruzionismo”. E se un presidente di una Camera diventa sostenitore del filibustering vuol dire che il “dolo” (pardon, il “lodo”) proprio non glielo regalerà.
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L’Onu freni il capitalismo globale, o sarà l’apocalisse
Basta capitalismo. Ma con che cosa lo si sostituisce? Nessuno ha un’idea in testa. Questa è la verità. Non esiste una globalizzazione giuridica, tra l’altro. Questa è a grande differenza con la globalizzazione di tipo medioevale, regolata dalla famosa Lex mercatoria, una legge elaborata dai mercanti, non da un singolo Stato: e per suo mezzo il commercio funzionava. Adesso le grandi imprese lavorano tra di loro. Non c’è più una norma giuridica che ne disciplini i comportamenti: nei confronti della fame nel mondo, dello sfruttamento delle classi più povere, del lavoro minorile, della sicurezza sul lavoro che secondo Tremonti è un lusso. E ovviamente nemmeno nei confronti del pianeta.