Archivio della Categoria: ‘idee’
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Noi, la speranza dell’Egitto contro la violenza di Mubarak
Mi chiamo Rania Aala, ho trent’anni, e da quando sono nata ho sempre visto Mubarak al governo, sempre. E’ frustrante per la mia generazione. Il partito al governo, l’Npd, pensa che siccome ci sono quaranta milioni di poveri in questo Paese, allora siamo tutti ignoranti, politicamente incompetenti, senza leadership. Anche i capi della cosiddetta ‘opposizione’ si sono comportati come se noi non esistessimo. Ci hanno lasciato fuori dall’equazione e sono diventati tristi, ridicolmente oppressivi. Il picco della nostra frustrazione si è verificato in occasione di due fatti: le dichiarazioni di Gamal Mubarak, che vuol correre per la presidenza dopo il padre, uccidendo così tutte le nostre speranze
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Finanziare il futuro: ora paghi chi ha già avuto tutto
Dice Silvio Berlusconi che mai e poi mai un governo da lui presieduto varerà una tassa patrimoniale. Rischia così di finire subito in archivio una delle poche proposte concrete e interessanti emerse in un dibattito pubblico monopolizzato dalle note vicende. Ma forse non è il caso di disperare: bisogna prima vedere quanto durerà, il governo in carica, e magari capire se anche Giulio Tremonti è così ostile all’ipotesi di una patrimoniale. Per fortuna, in attesa degli sviluppi politici, un primo risultato è stato messo a segno. I recenti interventi di Walter Veltroni e Giuliano Amato, nonché la dettagliata proposta di tassazione del patrimonio immobiliare avanzata da Pellegrino Capaldo l’altroieri sul “Corriere della Sera”, hanno sdoganato il tema dalla terra di nessuno in cui si trovava
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Spenta la discoteca di Arcore, verrà l’ora di Tremonti
L’ora X di Giulio Tremonti si avvicina. Inesorabilmente? Nei pronostici del dopo-Berlusconi il suo nome è quello più gettonato da mesi. Ogni buon cronista di cose politiche avrà scritto su di lui migliaia di righe raccogliendo le sue parole, sempre più scarse, quelle dei suoi detrattori, sempre più anonime, le voci dei nuovi supporters. A differenza di quanto accade a candidati di una corsa lunga che vedono assottigliarsi le forze e le chanches in vista del traguardo provati dalla lunga fatica, Giulio Tremonti appare invece sempre più pimpante nei suo vestiti chiari molto-ceto-medio, con quel sorrisino ironico che sembra prendersi gioco del teatrino della politica, con le assidue frequentazioni di banchieri di Dio e di leghisti della prima ora.
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Risorgimento senza popolo, mediocre mitologia italiana
Il Risorgimento era compiuto, e mentre scontentava ogni uomo, tanto chi l’aveva voluto quanto chi l’aveva subìto, non poteva essere ammesso come cosa compiuta e finita dagli eredi né dai diseredati, dagli investiti né dagli spossessati. Natura e storia vogliono che nessuna novità possa tornare allo stato di prima, ma che nessuna opera sia chiusa da chi l’ha impresa. Speranza di martiri e capolavoro d’arte diplomatica, studio di addottrinati e conquista di soldati, il Risorgimento s’era compiuto perché col venir meno della maestà del diritto divino, che aveva reso possibile la libera federazione dei principati italiani, col sorgere delle democrazie europee aggressive e attrezzate, era divenuta indispensabile all’Italia la unità e l’indipendena territoriale.
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Tassare i ricchi, per disarmare il regime dei padroni
Mentre Berlusconi è invischiato nei suoi scandali finanziari e sessuali, Marchionne sta conducendo un attacco che è anche più brutale di quello di Berlusconi ai diritti sociali e ai diritti dei lavoratori. Diciamo che c’è una specie di passaggio di testimone: Berlusconi può essere nei guai ma Marchionne continua una politica che è anche più aggressiva che portò qualche anno fa all’attacco articolo 18 dello statuto dei lavoratori. In fondo Marchionne che cosa dice? O mangiate questa minestra o saltate dalla finestra. O rinunciate al contratto nazionale, al diritto di sciopero, alle libertà sindacali, al diritto di scegliere il sindacato che volete – quindi, o rinunciate a tutto, oppure io vado da un’altra parte.
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Diluvio di menzogne sulla Tav: la verità dei valsusini
E’ appena terminata la compravendita delle vacche in quella sorta di foro boario che qualcuno chiama ancora parlamento. Il grande mandriano si è accaparrato tre bovini e ha ristabilito il suo equilibrio. Quello che dovrebbe essere il santuario dell’amministrazione di uno stato civile e democratico si è dimostrato un letamaio infestato da disonorevoli e acquiescenti personaggi da riffa mentre le prostitute di corte stanno abbandonando il feudatario dopo averne scarnificato il basso ventre. A questo punto mi chiedo fino a che punto la manipolazione dell’informazione riesca a trasformare questa triste nazione. Cosa sappiamo in verità di quanto codesti Visitor stiano architettando “pro domo” loro e sulla nostra testa?
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Per favore, spegnete il porno-feticcio: l’Italia è in agonia
A ondate successive, anno dopo anno, si riesce a parlare del nulla per evitare di parlare del tutto. E’ una ripetizione di D’Addario, Papi, Bunga Bunga, Villa Certosa, Cognato di Fini e Topolanek con il pisello di fuori. Questo non è giornalismo e neppure politica. E’ informazione dal buco della serratura, dalla tazza del cesso, da giornalismo diventato reality show. Duale, nel silenzio sui temi importanti, della politica mafiosa degli ultimi vent’anni. Siamo seri, sono più importanti le rivolte di Tunisi e di Tirana, la disoccupazione, il debito pubblico che si avvia alla cifra folle di 2.000 miliardi o le tette al vento di alcune ragazze ospiti di Berlusconi?
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Dieci milioni di firme? Meglio se fossero voti
Nelle moderne società dominate dai media le principali battaglie di potere si presentano come battaglie culturali e la politica si trasforma in un teatro. Berlusconi ha capito bene questa lezione dei moderni studiosi dell’età dell’informazione e sta trasformando questa drammatica vicenda in un nuovo atto della commedia “noi contro di loro”. Siamo sommersi da messaggi per favorire la nascita di una comunità difensiva identificata con il premier. Giornali e tv amiche tentano di convincere l’elettorato di essere al centro di uno scontro in cui a Berlusconi tocca la parte di Davide contro il Golia rappresentato dai magistrati di sinistra.
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Fortini: come sottrarsi allo scempio che ci assedia
Cari amici, non sempre chiari compagni; cari avversari, non invisibili agenti e spie; non chiari ma visibili nemici. Sapete chi sono. Non sono mai stato né volteriano né liberista di fresca convinzione. Spero di non dover mai stringere la mano né a Sgarbi né a Ferrara né ai loro equivalenti oggi esistenti anche nelle file dei “progressisti”. Non l’ ho fatto per mezzo secolo. Perché dovrei farlo ora? Nessuna “unità” anni Trenta. Meglio la destra della Pivetti. Ognuno preghi i propri santi e dibatta con gli altrui. Tommaso d’Aquino, Marx, Pareto, Weber, Croce e Gramsci mi hanno insegnato che la libertà di espressione del pensiero, sempre politica, è sempre stata all’interno della cultura dominante anche quando la combatteva.
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La salma politica del Cavaliere, mandante di se stesso
Con il turbamento del Quirinale comincia a calare ormai il sipario su un re nudo e sempre più solo. E per questo imprevedibile. Berlusconi esce di scena (a meno di colpi di coda, di cui pure il pittoresco personaggio è sempre capace) non solo per le misere debolezze della carne che l’hanno messo nei guai fino al collo. La fine politica del vecchio statista post-democratico dalle insane voglie si era già consumata con l’immagine dissacrante di Fini che, con il dito indice alzato, rompeva platealmente con un capo sbigottito per la sua suprema potestà violata in pubblico da un possibile delfino.
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Sodoma, le notti di Arcore e il prezzo della bellezza
Dovremmo rivedere l’ultimo film di Pasolini «Salò o le centoventi giornate di Sodoma». Chi, quando uscì, lo trovò troppo “forte” e spinto, oggi, alla luce del lugubre spettacolo che ha come protagonisti uomini potenti e minorenni alla Justine, con personaggi di contorno tanto ridicoli quanto violenti, sinistri ruffiani con facce da cabaret, non si scandalizzerebbe più di tanto. Il film di Pasolini, a metà degli anni Settanta, ci raccontava quel che palesemente succede oggi nel nostro Paese. Ci mostrava come il potere, dopo aver svuotato le anime e tolto l’allegria ai sudditi, violentava, deturpava i loro corpi, la loro ultima sacralità: dopo di che diventano carne da macello.
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Petrini: fermiano le ruspe, stop al massacro dell’Italia
Fermare le ruspe, o l’Italia sarà perduta. Parola d’ordine: stop al consumo del territorio. A lanciare l’allarme è Carlo Petrini, fondatore di “Slow Food”: se il cemento divorerà altra terra, avremo un paese devastato e senza più cibo. «Se la terra agricola sparisce, il disastro è alimentare, idrogeologico, ambientale, paesaggistico. E’ come indebitarsi a vita e indebitare i propri figli e nipoti per comprarsi un televisore più grosso: niente di più stupido». Petrini lancia una proposta di riforma: una moratoria nazionale contro il consumo di suolo libero. Un appello che parta dai cittadini, con una raccolta di firme, e sia poi raccolto dal governo. Ora o mai più: perché l’Italia sta già soffocando nel cemento e domani sarà troppo tardi.