Archivio della Categoria: ‘idee’
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Maggiani: giovani cantieri per salvare l’Italia che sprofonda
Cosa provo? Niente. Ho già provato tutto due anni fa, ho provato tutto tre anni fa, cinque anni fa, sei anni fa, sette anni fa, otto anni fa. D’accordo? Adesso non provo più niente. Oggi c’è qualche morto in più, già: c’è qualche morto in più e allora sì, provo qualcosa di intensamente particolare per quei morti in più. L’indignazione è gratis, lasciamola perdere. Stamattina mi ha chiamato un giornale per chiedermi un’intervista su quanto sta accadendo. Il giornalista mi ha detto: «Guardi, ci ha rilasciato un’intervista l’anno scorso sullo stesso tema, ne possiamo fare un’altra?». Gli ho detto di no: se volete, ripubblicate quella. Mi ha risposto: «Ha ragione, lo sa che va benissimo?». Allora: ci si vuole indignare ancora?
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Destra e sinistra? Scordiamoci il meno peggio: non esiste
Il pantano maleodorante della politica italiana si va allargando ad alta velocità e, secondo ogni probabilità, noi andremo a votare anticipatamente – non si sa su che cosa, non si sa neanche per chi – ma questo è quello che si delinea. Andremo a votare con la stessa legge elettorale che abbiamo adesso, il che significa un Parlamento se possibile ancora peggiore, ancora più imbelle, più inetto, più controllato, più mafioso. In ogni caso, quelli che verranno – se verranno, dopo l’attuale disastro – saranno degli ostaggi: ostaggi consenzienti dell’attuale sistema della finanza europea e mondiale; un altro tipo di balordi, perfino più pericolosi degli attuali.
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Revelli: non crediate di piegare il popolo della val Susa
La gente della Val di Susa, domenica, ha fatto davvero un miracolo, nel senso etimologico del termine (dal latino mirari, come si dice di “cosa grande che meraviglia” o anche di “cosa grande e insperata”). Deludendo l’intero universo politico-mediatico che aveva spasmodicamente atteso l’incidente (e in buona misura l’aveva anche preparato) per mettere, una volta per tutte, una pietra sopra la Valle e la sua resistenza. Hanno costruito un capolavoro: un corteo di migliaia e migliaia di persone di ogni età e condizione, che si snoda per sentieri di montagna (credo che sia l’unica esperienza al mondo), tra castagneti e blocchi di polizia, aggirando barriere e tagliando reticolati in un ordine assoluto, senza un gesto o una parola fuori posto, senza l’aggressività e la volgarità che invadono il mondo politico, senza neanche un petardo acceso o una pietra lanciata.
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Crescita e debito-truffa, Viale: liberiamoci dalla schiavitù
È sempre più chiaro che non solo la Grecia e l’Italia, ma anche l’Europa, gli Stati Uniti e il mondo intero, stanno marciando verso una recrudescenza irreversibile della crisi in corso. La questione del debito – dei debiti: quelli delle “famiglie”, delle imprese, delle banche, dei “fondi”, degli Stati – ha offuscato quasi completamente la questione ambientale, a partire dai cambiamenti climatici e, a seguire, dell’acqua, della biodiversità, della deforestazione, dell’esaurimento delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. Il pianeta Terra viene messo al tappeto da una “crescita” di prelievi e di emissioni che non è in grado di sostenere.
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Erri De Luca: non illudetevi, i giovani chiedono giustizia
«Le devastazioni nel centro della capitale sono danni collaterali: c’è una ragione molto più forte di quei danni, una ragione che può oscurare i poteri costituiti». Il pericolo: «La lotta armata», il fantasma che si nasconde dietro alla legge Reale evocata da Di Pietro per ridurre, insieme a Maroni, la libertà di manifestare. «Quella legge ha incrementato la lotta armata: il rischio è sempre quello di costringere a reagire». Lo scrittore Erri De Luca, in visita al centro sociale studentesco “Bartleby” di Bologna, non ha dubbi su quello che potrebbe significare la reintroduzione di norme liberticide: per lui, che da membro di spicco di “Lotta Continua” non volle seguire le sirene del terrorismo quando il gruppo dell’extra-sinistra si sciolse, quella legge porterebbe solo a radicalizzare lo scontro, mettendo a tacere le piazze e rischiando di trasformare la guerriglia urbana in terrorismo.
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Casarini: chi violenta i cortei favorisce il sistema di potere
Quello che ho visto a Roma è stato ripugnante. Una minoranza organizzata militarmente ha violentato, messo in pericolo, umiliato una straordinaria moltitudine che chiede il cambiamento e con lei uno spazio pubblico di nuova democrazia che ha preso vita in tutto il pianeta. Con quale risultato? Un’immediata richiesta di repressione generalizzata del dissenso. Un gran bel lavoro sporco a esclusivo vantaggio di un potere corrotto e delegittimato. I “neri” di sabato sono i migliori alleati del Sistema che sostengono di voler abbattere. Perché sono funzionali e reciproci di quel Sistema. E ne traggo delle conseguenze. Dico che è venuto il momento delle scelte.
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La verità, a testa alta: perché la val Susa fa così paura
«Noi siamo convinti che domenica succede qualcosa di brutto», dice il portavoce No-Tav Alberto Perino a Niccolò Zancan de “La Stampa”. «I poliziotti faranno delle azioni incredibili per non lasciarci neanche avvicinare alle reti». E voi? «Prenderemo il cantiere». Ed ecco che Perino diventa una sorta di proto-terrorista, citato addirittura dal ministro Maroni nella sua relazione: misure speciali dopo il disastro romano del 15 ottobre e “timori” per un possibile replay il 23 ottobre in valle di Susa in vista dell’ennesimo “assedio” indetto dai No-Tav. Peccato che Alberto Perino quella frase non l’abbia mai pronunciata. Non ha mai detto «prenderemo il cantiere», come ha scritto “La Stampa” il 17 ottobre, ma – al contrario – alla domanda “voi che farete?”, ha risposto, con amara ironia: «Le prenderemo, come abbiamo sempre fatto».
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Il poliziotto: Roma in fiamme? Colpa dei politici incapaci
Dopo la difficile giornata di ieri e una notte che avrebbe dovuto portare consiglio al risveglio mi trovo con le stesse convinzioni di ieri: in piazza San Giovanni è stata sconfitta la democrazia. La rete mette a disposizione materiale su quello che è accaduto ieri, c’è l’imbarazzo della scelta: ci sono i violenti che devastano (minoranza) e le persone pacifiche (la maggioranza) che manifestavano e che cercavano addirittura di fermare i violenti. La condanna delle forme di violenza è alla base della civiltà e della convivenza e questo è il primo punto fermo; il secondo è la libertà di espressione e di manifestare nel rispetto della leggi, questo purtroppo non è avvenuto e la responsabilità va attribuita allo Stato che attraverso le sue Istituzioni non è riuscito a garantire lo svolgimento di una manifestazione.
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Entriamo nel futuro: disobbedienza, nuove forme di lotta
E Di Pietro pensa di risolvere tutto con le leggi speciali? Patetico! Quando le condizioni di vita di un popolo peggiorano e non c’è in vista nessuna via pacifica per migliorare la situazione, succede che alcuni decidono che l’unica è menare le mani. E’ legittimo indignarsi per le violenze dei Black Bloc, ma è vergognoso che lo faccia chi ha costruito il disastro italiano, che di queste violenze è causa. Chi ha portato la benzina e ha distribuito i fiammiferi non può scagliarsi contro una banda di ragazzini infiltrati da provocatori che ha dato fuoco alla benzina. Che Berlusconi ammetta che è sua la colpa delle violenze di piazza mi par difficile. E altrettanto difficile mi sembra che la sinistra ufficiale ammetta che l’incapacità di aprire in Italia una fase di lotte pacifiche ed efficaci sia concausa di queste violenze.
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Stato sociale sovrano, o vinceranno violenti e finanza
Rilevo nei “demolitori” di piazza san Giovanni una qualità superficiale e un limite di fondo. La qualità sta nella rapidità. L’onda di una rivolta distruttiva cresce in Europa ogni giorno, con accelerazioni improvvise. E’ interessante notare che, sul piano strettamente visivo, questi “riots”, queste azioni rivoltose, sembrano le uniche in grado di colpire alla stessa velocità dei famigerati mercati finanziari. In termini puramente simbolici, le fulminee azioni della guerriglia urbana danno cioè l’illusione di essere le uniche capaci di tener testa al ritmo forsennato della speculazione finanziaria, che abbatte i prezzi dei titoli, aumenta i tassi d’interesse e offre un alibi ai governi che colpiscono il welfare e il lavoro. Potremmo dire, insomma, che a un primo sguardo i “demolitori” sembrano i soli in grado di “colpire veloci” come gli speculatori.
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Non siamo scudi umani: via i teppisti, o la protesta muore
Sabato 15 ottobre le centinaia di migliaia di persone che hanno sfilato per le vie di Roma hanno compiuto una svolta politica rilevantissima. Di fronte ai gruppi di teppisti mascherati i manifestanti hanno gridato il loro netto rifiuto di quella violenza stupida e insensata, e hanno tentato di fermare i violenti. È emerso con chiarezza che non esistono due gruppi di manifestanti, uno pacifico (maggioritario) ed uno violento (minoritario): i teppisti non sono parte del movimento. Sono esterni ed esso, e ne impediscono la legittima espressione democratica. La loro violenza insulsa, priva di ogni prospettiva, del tutto disinteressata alla possibilità di una politica di protesta popolare, impedisce al movimento di raggiungere il primo fondamentale obiettivo che si è dato
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Scontri di Roma: è indecente collegarli alla val Susa
E’indegno gestire l’informazione con interviste anonime secondo cui i violenti si sarebbero “addestrati” in Val di Susa. Il movimento No Tav è fatto di migliaia di cittadini consapevoli, e non può essere associato agli episodi di Roma. Di fronte ai fatti di sabato ho due atteggiamenti mentali un po’ sconnessi tra di loro e schizofrenici. Il primo, se guardo i fatti dal punto di vista di uno che si sente idealmente con gli indignados e che ha partecipato emotivamente anche a questa manifestazione, è di collera: sono infuriato con questi signori che combattono una loro guerra personale e usano per questo le manifestazioni di massa.