Bavaglio Gentiloni: non avrete altro web che quello “amico”
Scritto il 08/10/17 • nella Categoria:
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Fine del web come l’abbiamo finora conosciuto, fine del libero accesso alle informazioni su blog e social media? «Benvenuti nell’Italia della sorveglianza di massa», avverte l’avvocato Fulvio Sarzana sul “Fatto”, annunciando l’inquietante giro di vite deciso in sordina da Paolo Gentiloni con un decreto legge, “aggravato” da un emendamento del Pd (primo firmatario, Davide Baruffi). Procedura-sprint, come per i vaccini: e silenzio assordante della politica. Due le notizie, la fine della privacy e il filtro dell’Agcom sui contenuti “scomodi”, che diventeranno semplicemente irraggiungibili. «Un’amara sorpresa attende gli italiani», annuncia Sarzana: il Senato “impacchetta” in via definitiva una disposizione che «all’apparenza richiama l’esigenza di rispettare le norme europee», e la approva con un iter velocissimo per evitare la discussione parlamentare. «La prima norma dispone l’allungamento dei tempi di conservazione dei dati Internet e telefonici a sei anni, ed è stata già oggetto di aspre critiche, provenienti anche dallo stesso Garante della privacy italiano, Antonello Soro», spiega Sarzana. «La seconda norma assegna all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Agcom, il potere di intervenire in via cautelare sulle comunicazioni elettroniche dei cittadini italiani, al fine di impedire l’accesso agli stessi cittadini a contenuti presenti sul web».
Le norme, fa notare il giornalista, non possono essere modificate: passeranno così come sono. «La scusa ufficiale è che non si possono procrastinare gli impegni europei». E cosa prevedono queste nuove normative, già approvate alla Camera? La prima impone ai provider italiani, «per ragioni di repressione di attività legate al terrorismo», di conservare i dati di tutti i cittadini, nel caso le autorità inquirenti decidessero di richiedere informazioni su quei dati. «In soldoni, gli operatori di Internet privati (ovvero chi ci dà accesso ad Internet, ci fa telefonare e ci consente di chattare) deterranno per sei anni (quindi per sempre, considerando che la norma entrerà in vigore da oggi) i dati di tutti gli italiani, a prescindere dalla effettiva commissione di un reato. Se poi si indaga su un reato, quei dati potranno essere richiesti ai provider». E di che dati stiamo parlando? «Di tutto ciò che abbiamo detto o fatto attraverso il telefono, le chat o Internet». E se i dati venissero “rubati” e rivenduti da un hacker? Qualcuno potrebbe “bucare” il profilo di un parlamentare, di un giornalista scomodo di un oppositore, e quindi scoprire a chi ha telefonato e quando, quali siti web ha visitato. «Altro che immunità: questo qualcuno avrà accesso a tutte le conversazioni telematiche».
Si dirà: “Ma questo vale solo per il terrorismo”, e qui sta il secondo malinteso, continua Sarzana: «Il provider, infatti, deve comunque raccogliere i dati, senza sapere se e quando queste informazioni verranno richieste, né può sapere quest’ultimo il perché gli vengano richiesti i dati: l’operatore, infatti, se viene raggiunto da una richiesta non la può sindacare, né l’autorità di polizia può comunicare, per non pregiudicare le indagini, a un soggetto privato il motivo della richiesta». E se questa situazione è già di per sé owelliana, «la seconda norma è ancora più inquietante», scrive il blogger del “Fatto”. «La proposta di legge sottrae ai giudici il compito di intervenire in via cautelare sui contenuti sul web», come invece «prevedono la nostra Costituzione e le nostre leggi, prima fra tutte la legge sul diritto d’autore». Come ha detto lo stesso Baruffi, «da oggi, con un regolamento dell’Agcom, in Italia si sperimenta la “notice and stay down” e le piattaforme dovranno rimuovere i contenuti illeciti e impedirne la riproposizione». Il famoso bavaglio, in automatico e per legge.
«Ora, poiché il web è composto di milioni di informazioni che cambiano in nanosecondi e la maggior parte di questi dati sono all’estero – osserva Sarzana – non c’è modo di conoscere in anticipo la riproposizione dei contenuti che la norma vorrebbe censurare, se non con una tecnica di intercettazione di massa denominata Deep Packet Inspection». L’unico modo, insomma, di fare ciò che il governo sta per fare approvare, è di ordinare ai provider italiani di “seguire” i cittadini su Internet per vedere dove vanno, al fine poi di realizzare questo “impedimento” alla riproposizione, attraverso un meccanismo di analisi e raccolta di tutte le comunicazioni elettroniche dei cittadini che intendano recarsi su siti “dubbi”. «Questo, naturalmente, senza alcun controllo preventivo da parte di un magistrato». L’Agcom, infatti, non ha potere su operatori che non siano in Italia. «E’ per questo che, invece, in sede europea si sta discutendo in modo bilanciato di risolvere il problema alla fonte, dove nasce l’informazione, e non agendo sui cittadini presenti sul territorio nazionale». La cosa, ancorché contraria alle norme europee già approvate, ha fatto gridare allo scandalo le associazioni italiane di diritti civili, quelle internazionali, le associazioni di consumatori più sensibili e gli stessi operatori del web. «Riavvolgiamo dunque il nastro: grazie al Parlamento, i dati dei cittadini saranno raccolti in banche dati custodite dai provider per un tempo pressoché illimitato. L’autorità amministrativa, ovvero l’Agcom, avrà il potere di ordinare ai provider di “seguire” i cittadini italiani senza l’ordine di un magistrato».
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Ho paura che otterranno il contrario… affamare le persone (e togliere loro la libertà) stimolerà curiosità e senso di ribellione. Quello che si dice chiudere il recinto quando i buoi sono già scappati. Ciao, ciao… politica cialtrona ed infame.
Saluti.
Quando non vi troveró più quel giorno sarà arrivato
Fascismo sul web e per giiunta hanno fracassato le palle con l’antifascismo ( vedasi legge del brutto monociglio ebraico Fiano…!! ), insomma, oltre al danno anche la beffa!!
Saluti.
Fabrice
Con questo intervento il PD corona la sua storia di merda, iniziata come Partito Bolscevico nella Rivoluzione Russa, e terminata, oggi, in casa nostra, nell’orwellismo a-ideologico del “politicamente corretto” con il suo ultimo imbastardito avatar (il PD, appunto).
Rileggendo con attenzione “1984″ scoprirete in filigrana che vi è perfettamente reperibile l’evoluzione di Grande Fratello da Baffone Stalin (di allora) all’asettico Grande Vecchio del “politicamente corretto” (dei nostri giorni).
Purtroppo,come diceva Orwell, siamo impegnati in una lotta senza speranze.
Ci salverebbe forse, ma non tutti, un meteorite che annullasse sul pianeta ogni tecnologia a partire dalla Rivoluzione industriale e riducesse l’umanità dei tre quarti, in modo che i sopravvissuti fossero liberi dal binomio infernale “tecnologia + massificazione”, che è la radice della nostra infelicità, e della nostra invivibilità. Un po’ apocalittica, come soluzione… ma spariamola lì! In fondo di meteoriti in giro al nostro pianetucolo sembra che ne girino abbastanza..
Sì, un bell’asteroide gigante. Siamo così marci che giusto quello può fare un po’ di pulizia. Eccolo….arrivaaaaaaaaaa…..
basta navigare con Tor browser è Il conte Gentiloni è sistemato
Attuano la censura perché si stanno comportando male… come ladri, assassini e traditori, devono cancellare le tracce e mettere a tacere le voci dissidenti. Si stanno comportando da delinquenti… ma, forse, è quello che sono davvero. Chi è ora in comando non ha le capacità, né il coraggio e neppure l’autorevolezza per migliorare l’umanità e condurla nella giusta direzione… questa classe dirigente sarà dannata, anche se pensa di aver sistemato per sempre sé e la propria discendenza.
Saluti.