Panni sporchi: Napolitano e la resa della sinistra italiana
Dalle amicizie pericolose di Bersani a quelle di D’Alema, dalle ambigue innovazioni di Renzi alle ombre dell’Ilva su Vendola. Fino al “nuovo compromesso storico” di Enrico Letta e ai segreti di Giorgio Napolitano. Non risparmia nessuno “I panni sporchi della sinistra”, il libro di Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara (edito da “Chiarelettere”) che mette a nudo le magagne del centrosinistra. Un lavoro nel quale i due autori analizzano una serie di inchieste giudiziarie che riguardano, a vario titolo, il mondo della sinistra. Dalla galassia-Bersani, quella dei Penati, Pronzato e Veronesi, alla vicenda di Flavio Fasano, referente di D’Alema invischiato in una storia di mafia. Dallo scandalo Ilva al caso Unipol, passando per i trasferimenti di due magistrate, Clementina Forleo e Desirée Digeronimo, che avevano indagato sulle responsabilità di importanti esponenti politici di sinistra. Per l’ex sinistra italiana, una vera e propria “mutazione genetica”: tra Quirinale e Berlusconi, Cia e massoneria.
«Man mano che si componeva il mosaico – racconta Santachiara a Lorenzo Lamperti di “Affari Italiani” – abbiamo effettuato collegamenti che ci consentono di analizzare la mutazione antropologica, etica e culturale del partito erede del Pci di Berlinguer». Il “nuovismo” di Renzi ben rappresenta il punto terminale della parabola dell’ex sinistra in materia di politica economica. Un mondo che ormai «ha la stella polare più vicino al mondo della finanza che non a quello dei lavoratori», avendo ormai messo in soffitta sia Marx che Keynes: l’ex sinistra «ha privatizzato reti strategiche nazionali, aperto al precariato con la legge Treu, ha appoggiato guerre della Nato, non si è prodigata per estendere i diritti civili, ha finanziato le scuole private invece di rilanciare l’istruzione pubblica e riportare la cultura (senza scomodare l’egemonia di gramsciana memoria) al centro dell’azione politica». E infine – peccato capitale – si è «allineata alla dottrina dell’austerity imposta dall’Europa dei tecnocrati», finendo così per sdoganare «conflitti d’interesse anche propri, non soltanto quello noto di Berlusconi, e le opache relazioni con il potere economico e bancario, tradendo i principi morali e di giustizia sociale che avevano animato la sinistra del passato».
Fine della cosiddetta superiorità morale della sinistra. Colpa, anche di Napolitano? Per Santachiara, l’uomo del Colle «è un garante dei poteri forti: è il comunista borghese collaterale al Psi di Craxi e favorevole, già negli anni ‘80, ai rapporti con Berlusconi». Già nel ’96, ministro dell’interno, chiarì: «Non sono venuto qui per aprire gli armadi del Viminale». Ovvero: nessuna indagine sui tanti segreti italiani irrisolti. «Una dichiarazione che è tutta un programma». Nel libro, viene citata una fonte anonima che sostiene l’appartenenza di Napolitano alla massoneria, peraltro non provata. La fonte, rivela Santachiara, è un noto avvocato figlio di un esponente del Pci, il quale riconduce alla “massoneria atlantica” le famiglie Amendola e Napolitano, interpreti della corrente comunista e liberale di Napoli. Da un documento datato 1974, l’Executive Intelligence Review, emerge che Giorgio Amendola, il mentore di Napolitano, era “legato alla Cia”. «Napolitano fu il primo dirigente comunista ad essere invitato negli Stati Uniti», ricorda l’autore del libro. «Andò in visita negli Usa al posto di Berlinguer, a tenere conferenze nelle università più prestigiose: proprio nei giorni del rapimento di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse».
Un episodio che «chiarisce quanto Napolitano fosse, sino da allora, il più affidabile per i poteri atlantici e che spiega almeno in parte la sua ascesa». Napolitano grimaldello degli Usa per portare il Pci a posizioni più allineate al potere atlantico? L’attuale presidente della Repubblica «ha saputo muoversi perfettamente: a livello pubblico e ufficiale è sempre stato fedele al partito, sostenendo la causa di Togliatti persino nella difesa dell’invasione sovietica di Budapest nel 1956, poi come “ministro degli esteri” del Pci». Ma, al tempo stesso, «in maniera sommersa ha coltivato relazioni dall’altra parte della barricata, accreditandosi a più livelli di potere, italiani e internazionali».All’epoca della “Milano da bere”, quando Napolitano premeva per l’avvicinamento al Psi craxiano, «il rampante Berlusconi finanziava il settimanale della corrente migliorista, “Il Moderno”». Negli anni, Napolitano ha evitato lo scontro frontale col Cavaliere: «Ha promulgato senza rinvio lodi e leggi ad personam che sono stati poi bocciati dalla Corte Costituzionale, e in queste settimane ha parlato di amnistia proprio dopo la condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale nel processo Mediaset».
(Il libro: Ferruccio Pinotti e Stefano Santachiara, “I panni sporchi della sinistra”, Chiarelettere, 382 pagine, euro 13,90).