Brancaccio: ma il pericolo è la Merkel, non certo Berlusconi
Nessuno crede davvero che Berlusconi possa vincere le elezioni. Ma tutti – dalla finanza speculativa in giù – hanno capito che la sua rimonta sarà alimentata da una forte campagna contro l’euro-rigore. Peggio per gli altri, sostiene l’economista Emiliano Brancaccio: se il centrosinistra continua a sostenere i dogmi dell’attuale assetto europeo, non andrà lontano neppure in caso in vittoria, perché dovrà fare i conti con una situazione sempre più insostenibile, di sola depressione, senza spiragli. Al contrario, il prossimo governo dovrebbe archiviare Monti come un brutto incidente della storia e sospendere i trattati-capestro come il Fiscal Compact con l’unica arma possibile: minacciare la Germania di non mettere a rischio solo il futuro della moneta unica, ma anche quello del mercato comune europeo. «Credo che questa sia l’ultima carta per tentare di mutare i rapporti di forza interni all’Unione», sostiene Brancaccio. «Se ci si affiderà invece a un europeismo acritico e indiscriminato, si pagheranno nel più lungo periodo pesanti conseguenze politiche».
Il giovane economista dell’università del Sannio, da tempo schierato per l’uscita pilotata dall’euro, invita a non enfatizzare i segnali che gli speculatori hanno già inviato all’Italia dopo l’annuncio del ritorno in campo di Berlusconi – che ha “disarcionato” Monti, ma solo a pochi giorni dal traguardo naturale. Borse giù e spread in crescita? C’è da domandarsi perché, scrive Marco Berlinguer su “Pubblico”, visto che il quadro economico non è certo cambiato, mentre – sul piano politico – la sortita del Cavaliere comporta solo l’anticipo del voto di poche settimane. «Molti dicono che la paura dei mercati è l’abbandono delle politiche di austerità», ma per Brancaccio si tratta di una semplificazione: in realtà, «i banchieri e gli speculatori sono affezionati alla lotta di classe, non all’austerity. Del resto – aggiunge – sanno bene che il tentativo di rimettere in equilibrio i conti dell’Eurozona a colpi di tagli e tasse non sta funzionando». Basti guardare al rapporto tra debito pubblico e Pil: «La cura Monti non lo ha ridotto, ma anzi ha contribuito al suo aumento: la scommessa di fondo degli speculatori è un’altra, e riguarda le probabilità di sopravvivenza della zona euro».
La discesa in campo di Berlusconi? Non esageriamo, dice Brancaccio: ormai il Cavaliere ha perso molto del suo potere. «Ha sempre aggregato attorno a sé un coacervo di interessi diffusi e parcellizzati: piccole imprese, piccoli proprietari e rentiers, commercianti, eccetera. Questi soggetti – sostiene l’economista – hanno tratto beneficio dalla miscela di politiche di lassismo fiscale e di precarizzazione del lavoro che hanno lungamente caratterizzato l’azione dei suoi governi. Oggi però questo arcipelago di soggetti sociali soffre in modo particolare i vincoli monetari e fiscali ai quali l’Europa ci sottopone. Una campagna contro i danni dell’euro, di stampo vagamente nazionalista, potrebbe fare molta presa su queste categorie sociali». Nonostante sia ormai «un soggetto debole, in declino», il Berlusconi anti-europeo potrebbe far presa su quel che resta del suo elettorato, incentivando al tempo stesso i venditori sui mercati finanziari. E questo, anche se non dovesse avere successo, «perché incrinerebbe comunque, ulteriormente, il consenso in Italia verso l’Europa».
Man mano che il tempo passa e la crisi si aggrava, afferma Brancaccio, il fronte contro la moneta unica è destinato a ingrossarsi, e la fiducia sulla permanenza futura dell’Italia nella zona euro tende per forza di cose a deteriorarsi. «Chi oggi si libera dei titoli scommette su questo: il solo aumento della probabilità di una uscita futura dell’Italia, e quindi di una ridenominazione dei titoli italiani in una moneta deprezzata, determina una caduta del loro valore atteso. E quindi spinge le vendite sul mercato». E non si tratta solo dell’uomo di Arcore, come ha spiegato il “Financial Times”: «Berlusconi è solo un tassello di un puzzle più complessivo. È soltanto uno dei numerosi attori che oggi possono incarnare un sentimento anti-europeo, e che sanno di potere raccogliere nuovi consensi a seguito della crisi e del fallimento delle politiche di austerity».
Per i gruppi d’interesse finanziari che tuttora scommettono sulla crisi della moneta unica, continua Brancaccio, ogni nuovo sintomo di disgregazione dell’europeismo incentiva a fare speculazioni. «Il fatto che l’ex-Presidente del consiglio della terza economia europea dichiari che l’uscita dall’euro non deve essere considerato un tabù, è solo uno degli ormai innumerevoli segnali di crisi del consenso intorno al progetto europeo». È in quest’ottica che vanno letti i “rimbalzi” dei mercati: «Senza sopravvalutare Berlusconi, ma collocandolo dentro una scia di segnali». La vera questione è un’altra: per la prima volta, una campagna elettorale disegnerà una netta linea di demarcazione, pro o contro l’Europa di Bruxelles. Tra gli anti-europeisti, oltre al Cavaliere e alla Lega Nord c’è lo stesso Grillo, più una vasta galassia di soggetti. Una polarizzazione, prevede Brancaccio, che potrebbe spingere il centrosinistra a mantenere verso l’Europa «un atteggiamento fideistico, acritico, fatto prevalentemente di retorica».
Difendere a oltranza l’insostenibile agenda-Monti? «Nel breve periodo questa strategia può anche pagare, ma una volta al governo – dice Brancaccio – la sinistra rischia di trovarsi in un vicolo cieco: costretta, costi quel che costi, a restar fedele ai tremendi vincoli che l’attuale configurazione della zona euro impone». Per Brancaccio, «l’europeismo di sinistra oggi deve essere dialettico: non si può lasciare ai soli movimenti di destra o vagamente nazionalisti la carta della critica dell’assetto dell’Unione». Attenzione: la stessa Bce ha appena rivisto al ribasso le previsioni per il 2013, che si annuncia disastroso. Niente di buono in vista neppure per l’anno seguente, perdurando l’attuale politica di rigore che colpisce in particolare l’Italia e i paesi periferici dell’Eurozona. Non occorre un genio per intuire avrà buon gioco chi si deciderà a mettere in discussione l’austerity, che impone sacrifici incredibili e, ormai si è visto, totalmente inutili. Che fare? L’unica possibile mossa sensata: avvertire Berlino che l’Italia potrebbe abbandonare, insieme all’euro, anche il mercato unico. Una minaccia che, secondo Brancaccio, basterebbe a smontare i micidiali tabù che stanno letteralmente devastando economia, sicurezza sociale e futuro.
certo. Come dice Sapelli, come dice Mario Draghi/ Goldman Sachs che vedono nella merkel l’ostacolo alla trasformazione della Bce in Fed reserve. Perché non raccontiamo tutta la storia?
O davvero dovrei pensare che un politico, la Merkel in questo caso così come gli altri politici (che non sono altro che camerieri dei poteri forti) terrebbe in scacco il FMI, LA BM, IL WTO, la finanza, I MERCATI ed il mondo intero?
Ma per favore
er Brancaccio, «l’europeismo di sinistra oggi deve essere dialettico: non si può lasciare ai soli movimenti di destra o vagamente nazionalisti la carta della critica dell’assetto dell’Unione».
Sì certo fidiamoci della sinistra che ha avallato ben 20 ANNI di manovre lacrime e sangue in nome dell’Europa.
Che pena.
Barbara, e a chi dovremmo affidarci? alle destre che vogliono uscire dall’euro garantendo però piena libertà di fuga dei capitali all’estero? Brancaccio dice una cosa chiara: se si vuole uscire, bisogna uscire non solo dalla moneta unica ma anche dal mercato unico europeo. Cioè, lui dice, bisogna fare “neo-protezionismo”, a cominciare da un blocco delle fughe di capitale. Tu dici che la sinistra non è in grado di fare questa cosa? lo sappiamo bene, lo sa benissimo per primo il Branka. Ma dimmi un po’: quale forza politica oggi propone un blocco delle fughe di capitale e delle importazioni di merci tedesche? Non penserai che crediamo alla favola di quei quattro coglioni che dicono che basta uscire dall’euro e tutto si risolve? Quando hai la risposta fammi un fischio, bella mia.
ah mentre rimanere nell’euro è una bella opzione?
Ah giusto, si rinegozia come propone la Syriza greca.
Certo, illudiamo la gente va che si allunga il brodo e nel frattempo la finanza spadroneggia ancora.
O forse è cambiato qualcosa in Grecia e non me ne sono accorta?
Davvero pensi che si possa andare dalla troika e dire:
“io voglio stare nell’euro e nella Ue ma come mi pare a me” ma siamo seri
Scusa Barbara, ma non hai capito una beneamata mazza. Sulla sinistra greca arrivi tardi, cara: quando tu probabilmente ancora non sapevi nemmeno che c’erano state le elezioni Brancaccio aveva già scritto un articolo dal titolo “Syriza paga per le sue ambiguità”:
http://www.emilianobrancaccio.it/2012/06/18/syriza-paga-lambiguita/
Vattelo a leggere così eviterai di confondere le cazzate di Syriza con la tesi di Brancaccio.
Quando poi avrai letto, magari capirai che Brancaccio dice qualcosa in più rispetto a voi rincoglioniti del no-euro. Lui dice che nel momento in cui abbandoniamo la moneta unica dobbiamo uscire anche dal mercato unico europeo. Forse non sai cosa è il mercato unico, stella mia? Il mercato unico è quel dispositivo che stabilisce che i tedeschi ci possono vendere tutte le mercedes che vogliono, senza dazi. E che i nostri capitalisti possono portare tutti i loro soldi in Lussemburgo, senza problemi alla dogana. L’abbandono dell’euro quindi è INSUFFICIENTE, bella mia. Brancaccio chiarisce che se si vuole uscire, allora bisogna farlo PIENAMENTE, bloccando anche la libera circolazione di capitali e di merci. Studia il Branka prima di commentare a cazzo di cane: http://www.emilianobrancaccio.it