Fidatevi, Osama è morto: tutto il resto è fiction
Una messinscena, come quella per l’uccisione di Salvatore Giuliano? L’ex ministro degli esteri craxiano Gianni De Michelis evoca la tragica montatura con cui si tentò di archiviare la liquidazione del bandito Giuliano, custode di troppi segreti: a ucciderlo per conto dello Stato, che se n’era a lungo servito in Sicilia, fu il suo braccio destro Gaspare Pisciotta, a sua volta poi avvelenato in carcere. Ma all’opinione pubblica fu data in pasto una versione assai più presentabile: un cavalleresco “conflitto a fuoco coi carabinieri”. L’impostura allestita a Castelvetrano nel remoto 1950 come la “fiction” andata in scena ad Abbottabad nel 2011? «Tutto può essere», dice De Michelis, «e la verità verrà fuori chissà quando, o forse mai». Purché nessuno pensi davvero che Bin Laden sia ancora vivo: fidatevi, il capitolo è chiuso.
L’ex ministro è intervenuto il 4 maggio a “Exit”, la trasmissione in prima serata su “La7”, condotta da Ilaria D’Amico. Tema: la verità sul blitz in Pakistan con cui Barack Obama sostiene che le forze speciali Usa abbiano raggiunto e ucciso Osama Bin Laden, per «fare giustizia» dieci anni dopo la spaventosa strage dell’11 Settembre. Americani subito in strada a festeggiare con le bandiere, ma la Casa Bianca è rimasta spiazzata dall’ondata di scetticismo seguita all’annuncio: prima la circolazione della falsa foto di Osama “morto”, poi la sparizione del cadavere (“gettato in mare”) e infine la decisione di non divulgare i fatali fotogrammi del super-terrorista, troppo «atroci» e pericolosi per le possibili reazioni, nonostante l’esplicito auspicio del direttore della Cia, Leon Panetta, consapevole che solo la diffusione di quelle immagini avrebbe potuto zittire gli scettici mettendo fine al “giallo”. In compenso, si tenta di limitare i danni: le autorità americane hanno autorizzato la pubblicazione di nuove immagini della villa-bunker, con anche i cadaveri di alcune “guardie del corpo di Osama”.
«Qui ad Abbottabad nessuno crede alla versione americana: la gente pensa che sia stato messo in scena un teatro», dice dal Pakistan la corrispondente dell’Ansa, che riferisce della forte irritazione dei pachistani per il blitz, comunque avvenuto: «Gli abitanti temono che questa violazione della sovranità nazionale costituisca un precedente pericoloso: domani, dicono, chiunque altro potrebbe compiere un’incursione simile, magari anche l’India», l’altra potenza nucleare regionale, storicamente opposta al Pakistan per la contesa territoriale sul Kashmir. Anche secondo il “Corriere della Sera”, «non è credibile» che le autorità del Pakistan – come invece dichiarato dagli Usa – fossero all’oscuro dell’incursione, condotta a 50 chilometri dalla capitale e a due passi da una accademia militare d’élite, in una zona necessariamente presidiata dall’Isi, il servizio segreto pachistano addestrato dalla Cia, che è anche il regista occulto delle peggiori manovre condotte nelle retrovie della “guerra sporca” in Afghanistan.
Mettetevi il cuore in pace, avverte De Michelis: di queste “operazioni coperte” non è saggio aspettarsi dettagli attendibili: al contrario, è addirittura fisiologico che le notizie vengano manipolate alla fonte, per ragioni che non possiamo conoscere ma solo ipotizzare. Una su tutte: la sicurezza del Pakistan, alleato problematico e cruciale dell’Occidente. Se le famose foto dovessero ad esempio mostrare soldati o agenti pachistani accanto alle forze speciali statunitensi, questo basterebbe a far letteralmente esplodere un paese già così instabile, devastato dal terrorismo e pesantemente coinvolto nella guerra afghana: dalle basi iniziali offerte ai Talebani – le “madrasse” di Quetta e Peshawar – alla storica “protezione sotterranea” accordata a Bin Laden.
Da sempre, il Pakistan è un paese militarizzato e dominato dall’esercito: uniche eccezioni Alì Bhutto e sua figlia Benazir, entrambi uccisi – il primo impiccato dal generale golpista Zia-ul-Haq, la seconda assassinata in un attentato per il quale è sospettato l’ex presidente Pervez Musharraf, altro generale, alleato di ferro di George W. Bush. Per inciso: nel 2007 Benazir Bhutto disse in un’intervista ad “Al Jazeera” (mai smentita) che le risultava che Bin Laden fosse morto da tempo; la Bhutto indicò anche il nome del responsabile dell’uccisione, un alto dirigente dell’intelligence pachistana. Esternazione imbarazzante, archiviata come “lapsus” e frettolosamente dimenticata. Poco dopo, Benazir Bhutto fu dilaniata dall’esplosivo che mise fine alla sua corsa per le elezioni presidenziali.
L’intera “narrazione” sulla crisi afghana, strettamente collegata all’attentato alle Torri Gemelle, è inquinata all’origine da eventi mai del tutto chiariti. A partire dall’omicidio di Ahmad Shah Massoud, l’eroe nazionale afghano che seppe resistere agli invasori sovietici: indipendente, autorevole, venerato dal suo popolo, fervente musulmano ma nemico dei fondamentalisti manovrati dal Pakistan. Massoud si spinse fino in Europa per invocare l’aiuto occidentale contro i Talebani, arrivò a mettere insieme l’Alleanza del Nord superando storiche rivalità con gli altri “mujaheddin” ma, proprio alla vigilia della rivincita, venne assassinato – si disse da “uomini di Al Qaeda”, in realtà infiltrati dall’Isi, l’intelligence di Islamabad alleata di Washington, probabilmente interessata a liquidare un leader ingombrante come il “Leone del Panjshir”; con lui alla testa delle truppe vittoriose, a Kabul non ci sarebbe stato più posto per un presidente-fantoccio come Hamid Karzai.
Dettaglio sinistro: Massoud – con una telecamera imbottita di esplosivo, durante una finta intervista – fu colpito il 9 settembre 2001, ovvero appena due giorni prima dell’attacco alle Torri. Sappiamo, scrive Giulietto Chiesa nel bestseller “La guerra infinita” (Feltrinelli), che il presidente Bush quello stesso giorno aveva già sulla scrivania, pronto per essere firmato, l’ordine di attacco per l’Afghanistan. Ben 48 ore prima dell’attentato del secolo. Perché? Nessuno lo ha mai davvero spiegato. Forse ci avrebbe provato proprio Benazir Bhutto, se solo le fosse stato permesso di arrivare viva alle elezioni che l’avrebbero probabilmente proiettata alla guida del Pakistan, archiviando – come prometteva – l’orrenda stagione di stragi e misteri, sempre all’ombra dello stesso fantasma: Osama Bin Laden.
«L’unica cosa ormai evidente, di Bin Laden – dice Giulietto Chiesa dagli studi di “Exit” – è che prima “serviva” vivo, mentre ora è più “utile” da morto». Tutto è possibile, fa eco Gianni De Michelis, purché – sottolinea – la si smetta di dubitare che sia veramente morto: di questo, aggiunge l’ex ministro degli esteri, possiamo essere certi, perché mai il presidente Obama potrebbe esporsi al rischio di essere smentito. Dobbiamo rassegnarci a credergli. Rinunciando, al tempo stesso, alla pretesa “impossibile” di conoscere i veri dettagli: «Bin Laden potrebbe essere morto anni fa, oppure ucciso chissà dove e trasportato l’altra notte ad Abbottabad, o magari davvero raggiunto e ucciso nella villa-bunker». Non lo sappiamo, ammette De Michelis, e non possiamo saperlo. Perché «in vicende come queste, la verità a volte viene fuori alla distanza, dopo anni, o magari mai».
Lasciamo perdere il “giallo” pachistano, dice ancora De Michelis, e concentriamoci piuttosto sugli sviluppi: chiediamoci cosa significhi, per la Casa Bianca e per tutti noi, un mondo senza più Al Qaeda, semplice sigla di comodo o reale cartello terroristico che fosse, in ogni caso smantellato dal 2002 secondo l’ex direttore dell’antiterrorismo francese Alain Chouet. Bin Laden aveva cessato di essere “una minaccia” dal giorno dopo l’11 Settembre, per il capo degli 007 francesi, restando semplicemente un simbolo per i diseredati islamici: specie in Palestina e in Egitto, dice Franco Bechis di “Libero”, autore di interessanti reportage sulle recenti manovre della Francia per “coltivare” i ribelli di Bengasi. Dove non manca la componente estremistica, anch’essa – incredibile ma vero – di origine afghana: fu l’intelligence inglese, dichiara Michel Chossudovsky citando le fonti, a organizzare a metà degli anni ’90 proprio in Afghanistan il primo gruppo di “combattenti islamici” libici, destinati allora a destabilizzare, un giorno, il regime di Gheddafi.
Il “giallo” del blitz nella villa-bunker di Abbottabad torna ora a dividere l’opinione pubblica in modo radicale. Per osservatori come Chossudovsky o lo stesso Noam Chomsky, viviamo immersi in una fiction quotidiana dalla quale è semplicemente impossibile individuare la realtà dei fatti: e la manipolazione che disinforma l’opinione pubblica rende inefficace la democrazia, riducendo i cittadini a “sudditi” all’oscuro di tutto, eppure convinti di essere informati, grazie alla “narrazione” giornaliera dei media. In Italia l’immancabile accusa di “complottismo” ricade spesso su Giulietto Chiesa, prestigioso veterano del giornalismo nazionale, premiato da Carlo Rossella come miglior corrispondente italiano dall’estero e tuttora stretto collaboratore di Mikhail Gorbaciov.
Per Chiesa, la mancanza di prove – il cadavere di Bin Laden, le foto decisive – dimostra che ancora una volta è stata organizzata una messinscena, che i media hanno subito “bevuto”. Una rappresentazione “teatrale”, inscenata da un’America in crisi, piegata dal debito e sempre più spaventata dalla Cina. E ora pronta – malgrado l’immagine di Obama – a trascinare il mondo verso una guerra dei ricchi contro i poveri che ormai premono a miliardi: gli Usa sarebbero pronti a usare l’unica vera arma che è loro rimasta, la supremazia militare, per ipotecare le risorse strategiche.
Al contrario, gli analisti come De Michelis invitano a meditare serenamente sull’accaduto: l’uscita di scena di Bin Laden – comunque sia avvenuta – significa probabilmente che l’America di Obama vuole chiudere per sempre la torbida stagione della “guerra infinita”, scandita anche da conflitti organizzati col pretesto di prove false come le armi di Saddam, o vissuta al riparo di alibi minacciosi come Al Qaeda e di tragedie – autentiche, purtroppo – come l’11 Settembre: di cui ora, dato per morto Osama, come osserva Marcello Foa sul “Giornale”, non potremo più conoscere i veri retroscena: cosa sarebbe successo se “giustizia” fosse stata fatta davvero, trascinando Bin Laden – vivo – ad un regolare processo?
Giulietto Chiesa viene accusato di “complottismo” semplicemente perché lui è un complottista.
E’ uno che quando viene messo davanti ai fatti o li ignora o si inventa qualcosa di nuovo e fantasioso.
Su Bin Laden morto quale prova vuole? Foto? Direbbe che sono un falso o che son state scattate chissà quando. Il corpo? Sarebbe quello di un sosia. Nella sua visione del grande complotto qualsiasi informazione ufficiale va presa come falsa o potenzialmente falsa. Le sue asserzioni i suo “chissà se” invece non vanno dimostrati basta lanciare il sasso. Sono le regole base del complottista.
E’ stato sbugiardato decine e decine di volte sul web eppure eccolo sempre in tv, ieri a Exit oggi a Matrix… fa audience, come Voyager o Mistero. Idem su questo blog. Avete ripetuto già 3-4 volte la bufala della Bhutto.
Ma visto che per voi i lapsus non sono possibili vi do una nuova notizia: anche OBAMA è stato ucciso. Eh si, lo hanno detto in tanti in questi giorni… è stato un lapsus? volevano dire “Osama” o sanno qualcosa che noi non sappiamo? La CIA ci sta nascondendo l’assassinio del secolo? Il presidente degli USA è in realtà un sosia repubblicano?
Chissà se un giorno sapremo tutta la verità…
mistero.
Ma quale corpo o foto, serve il DNA, una prova fatta a terra da un’equipe di scienziati non governativi. Senza di esso, tutto il resto è fuffa. Credere alla fuffa è demenziale, anche perché viene da un governo che ha mentito sulle armi di distruzione di massa possedute da Saddam, e sulla base di questa planetaria menzogna ci ha fatto una guerra per il petrolio che ha sterminato civili.
Un approfondimento sulle menzogne della storia americana ed uno scitto beffardo:
http://www.repubblica.it/esteri/2011/05/06/news/america_segreti-15846048/
http://www.carmillaonline.com/archives/2011/05/003893.html
Per il resto, mai letta né ascoltata una smentita ai fatti riportati da Chiesa, a meno che non si vogliano citare le cazzate di Paolo Attivissimo, pagato per far caciare e smentire non si sa bene cosa, dato che non ha mezzo titolo e non dimostra mai nulla. Ha la stessa rilevanza d’un Veronesi che ciarla di nucleare. Attivissimo sta a Chiesa come Veronesi sta a Bobbio.
Decipimur specie recti
Attivissimo ha “solo” dimostrato che nel video Zero di Giulietto Chiesa c’è praticamente un errore/taroccamento al minuto.
http://undicisettembre.blogspot.com/2008/05/zero-debutta-in-dvd-con-cinque-errori.html
per ogni errore riporta valanghe di link a documentazione (video, pdf, articoli) reperibile online da decine di fonti diverse. Provate a leggerlo (quello nel link è la versione “Bignami” non mi pare uno sforzo immane).
Gli “esperti” che avvalorano le tesi di Chiesa invece sono questi:
- Albert Stubblebine: l’ex militare che crede si possa passare attraverso ai muri con il pensiero e si possano uccidere le capre con lo sguardo. Presentato come esperto militare.
- Barbara Honegger: una signora che comunica con l’aldilà via computer e che negli anni 80 ha partecipato alla campagna elettorale di Regan. Presentata come membro dello staff presidenziale e “nota” gola profonda.
- Steven Jones: fisico che sostiene che Gesù Cristo visitò l’America dopo la Resurrezione.
- David Ray Griffin: teologo. Presentato come generico “professore” che parla di dinamica delle esplosioni.
- Amanda Keller: ex-spogliarellista che una volta è stata con un certo Mohammed e per un po’ ha fatto comparsate in tv sostenendo che si trattasse di uno degli attentatori, salvo poi stufarsi e confessare che era un’altro Mohammed (cosa che Zero tace).
- Webster Tarpley: uno che sostiene che l’attacco statunitense alla Serbianel 1999 fu voluto da Al Gore per far colpo sul Principe Carlo.
- Marina Montesano: ricercatrice di storia mediovale.
- Dario Fo: attore (bravissimo) e premio nobel per la letteratura
e tanti altri personaggi del genere.
Attivissimo è accusato di essere pagato (le prove?) perché mette il frutto del proprio lavoro disponibile gratis on-line. Gente come Chiesa e Mazzucco che invece fa soldi dalla vendita di DVD e libri è in buona fede. Poi sono gli altri a credere agli asini che volano…
PS: il confronto Veronesi-Bobbio sul nucleare non l’ho capito. Forse volevi dire Rubbia, perché in quanto a fisica nucleare tra un oncologo e un filosofo non so chi c’azzecca di più.