La Fiat verso Detroit: più vicino l’addio all’Italia?
La Fiat verso Detroit: il gruppo industriale potrebbe presto diventare un’entità unica, con sede negli Stati Uniti. Lo ha detto l’ad Sergio Marchionne parlando da San Francisco: è la prima volta che ipotizza apertamente di trasferire oltreoceano la “testa” della casa automobilistica italiana. «Ormai gli annunci importanti Marchionne li fa quando si trova in America, e anche questo è un segnale», commenta Giorgio Airaudo della Fiom, addossando alla politica – nazionale e torinese – la responsabilità di «non aver saputo trattenere la Fiat in Italia». Preoccupato il sindaco torinese Sergio Chiamparino: «Chiederò subito un incontro urgente con i vertici della Fiat per chiarire il significato delle parole espresse dell’amministratore delegato e capire quali siano le prospettive».
Fiat-Chrysler unificate «fra due o tre anni», secondo l’ipotesi avanzata da Marchionne il 4 febbraio: «Una discovery sul futuro del Lingotto che coglie totalmente di sorpresa il versante europeo dell’alleanza tra Torino e Detroit», scrive Paolo Griseri su “Repubblica”. Una sortita, quella di Marchionne al termine di una tavola rotonda della Jd Power, che farà discutere, anche se lo stesso amministratore delegato mette le mani avanti: «Sono ancora ipotesi, stiamo studiando. E comunque non faremo passi fino a quando non avremo restituito i prestiti concessi dai governi di Usa e Canada».
La mossa di Marchionne, continua Griseri, è comunque coerente con le sue dichiarazioni fatte nel corso delle ultime ore. Con la rappresentazione di una Chrysler dove tutto funziona come un orologio e di una Fiat dove non mancano i problemi: «Chrysler – ha detto il capo del Lingotto da San Francisco – ha superato tutti i target e nel 2011 potrebbe superare i 2 milioni di automobili, siamo molto soddisfatti». Soddisfazione comprovata dalla scelta di distribuire a tutti i dipendenti Chrysler un bonus come segno di riconoscenza «per i sacrifici sopportati». Ben diverso il giudizio sulla situazione italiana: «Lo stabilimento di Mirafiori è fondamentale per il progetto di Fabbrica Italia, ma nel Bel Paese si fa troppa politica».
Brucia ancora il fuoco delle polemiche per i contratti-capestro di Mirafiori e Pomigliano, duramente contestati dalla Fiom con l’appoggio di una larga parte della società civile. Il trasloco in America come “fuga” dai problemi sindacali italiani? «È presto per tracciare scenari negativi», dice il sindaco Chiamparino a Diego Longin di “Repubblica”. «Non abbiamo gli elementi per capire che cosa volesse dire Marchionne, per questo mi riservo di approfondire». Torino perderà la maggiore azienda italiana? Per scoprirlo, il primo cittadino prenota un faccia a faccia coi vertici del Lingotto. Per Chiamparino, «non sarebbe accettabile che il quartier generale europeo venisse cancellato».
Secondo Chiamparino, «non è il caso di incatenarsi ai cancelli di Mirafiori: non facciamo facili allarmismi», continua il primo cittadino torinese, convinto che «l’accordo e gli ingenti investimenti previsti su Pomigliano e su Mirafiori siano la dimostrazione dell’impegno della Fiat in Italia». Con una incertezza in più, scrive Griseri, il progetto Fabbrica Italia per il rilancio dell’auto nel Bel Paese prosegue comunque il suo cammino: la Fiat ha annunciato che il 7 marzo inizieranno gli incontri con i sindacati per decidere le modalità di trasferimento degli attuali dipendenti di Pomigliano nella “newco” che produrrà la Panda; incontri ai quali, si fa sapere, parteciperà anche la Fiom, il maggiore sindacato operaio, tecnicamente escluso dalla rappresentanza di fabbrica grazie al “contratto della discordia” imposto alle maestranze torinesi.
Nel frattempo, si delineano le tappe per il trasloco americano. Per Marchionne, «le scelte sulla governance verranno fatte dopo la fusione» tra Fiat e Chrysler, che «non avverrà prima che siano onorati i debiti». Il calendario è presto fatto: entro la fine del 2011, la Fiat potrebbe acquisire il controllo del 35% di Chrysler e salire fino al 51% tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012. «Poi – continua Griseri – potrà cominciare la vera e propria operazione di fusione». Così, nel 2013-2014 si deciderà quale sarà il luogo in cui si prenderanno le decisioni strategiche, il quartier generale, mentre si valuteranno i risultati del piano industriale che Marchionne ha presentato nell’aprile scorso.