Liste e pasticci, Berlusconi in calo. Camilleri: battiamolo
Un «sopruso violento», da parte di chi cerca di «escludere milioni di elettori». Così Silvio Berlusconi reagisce all’ennesimo stop alle liste regionali Pdl per il Lazio, presentate in ritardo, fuori tempo massimo. Uno stop, quello del Tar, che secondo il premier mette a rischio «il diritto di voto e la democrazia», sotto la spinta di una «opposizione liberticida, che vuole vincere a tavolino impedendo il voto agli italiani», e di una magistratura «formalista e burocratica» che getta «i cavilli delle regole» tra le ruote del convoglio azzurro del Cavaliere, al quale arriva un’altra cattiva notizia: i pasticci elettorali precipitano il premier ai minimi storici nei sondaggi.
Secondo la rilevazione che “Repubblica” ha commissionato a Ipr Marketing, Berlusconi perde altri due punti e scende a quota 44%: solo 44 cittadini su 100 esprimono fiducia in lui. Ancora più in basso il governo (38%) e anche peggio il Pdl, che perde 3 punti in meno di un mese scivolando a quota 43%. Nel toto-fiducia, tra i ministri “salgono” Sacconi, Tremonti, Alfano, Scajola, Meloni, Calderoli e Rotondi. Perdono terreno invece Maroni, Frattini, La Russa, Fazio, Ronchi e la Brambilla.
«La curva della fiducia di Berlusconi è sempre più negativa», scrive “Repubblica”. Dal quasi-plebiscito dell’ottobre 2008, con 62 italiani su 100 disposti a scommettere su di lui, il premier è calato continuamente, con una sola interruzione in occasione dell’aggressione subita in piazza Duomo a Milano. La crisi di carisma del leader, aggiunge “Repubblica”, coinvolge il giudizio fiduciario sul governo, appannato ora dagli ultimi travagliati episodi, dallo scandalo della Protezione civile fino al “pasticcio” per le liste delle regionali. Fra gli altri partiti, arretra l’Udc (fiducia al 38%) mentre recupera il Pd (40%). Stabili sia l’Italia dei Valori (38%) sia la Lega Nord (31%).
Termometro della fibrillazione emotiva e politica in corso, con i fortissimi attriti fra governo e Quirinale, lo scrittore Andrea Camilleri che dalle pagine de “l’Unità” prende atto che, una volta di più, la campagna elettorale (per le regionali) si sia trasformata in un referendum su Berlusconi: «Mi auguro che l’opposizione non finisca ancora una volta col perdere non tanto per fattori esterni, quanto per polemiche interne», a cominciare dalle voci sul possibile ritiro di Emma Bonino dal Lazio, per protesta contro la riammissione delle liste della Polverini. Secondo Camilleri, il ritiro della Bonino sarebbe «una scorrettezza gravissima, pari forse alle scorrettezze del Pdl».
Altro fronte interno di discordia, l’esuberanza di Antonio Di Pietro: Camilleri chiede al Pd di «non enfatizzare» le dichiarazioni dell’ex pm di Mani Pulite, puntando alla compattezza dell’opposizione per «cercare di battere Berlusconi con la vera arma della democrazia che è il voto popolare», a cominciare dalla manifestazione del 20 febbraio, possibile «cartina di tornasole per saggiare la vera compatta volontà dell’opposizione di dare una prima vera spallata a questo governo», nel rispetto di quell’unità del Paese «per la quale ogni giorno il nostro capo dello Stato Giorgio Napolitano è costretto a fare gli straordinari».