No al razzismo, l’Italia che rifiuta la guerra agli immigrati
Contro il razzismo e le politiche del governo in materia di immigrazione e sicurezza: una folla di almeno 200.000 persone, secondo gli organizzatori, ha sfilato per le vie del centro di Roma in occasione del corteo organizzato il 17 ottobre da quasi 500 sigle dell’associazionismo e del sindacato, presenti Cgil, Arci, Emergency, Amnesty International, Radicali e Unione degli Studenti. Striscione di testa: “No al razzismo, al reato di clandestinità, al pacchetto sicurezza”.
In marcia per le vie di Roma ha sfilato anche un ‘Cristo’, con tanto di corona di spine insanguinata, tunica bianca e bandiera arcobaleno. Tammaro Iavarone, pensionato di Giugliano (Napoli), ha voluto così rappresentare «la sofferenza di Gesù che oggi è incarnata dalla sofferenza dei tanti immigrati che giungono sulle nostre coste: quando respingi un immigrato è come se respingessi Cristo. Gli immigrati – aggiunge – fuggono dalle guerre e dalla povertà, è gente in cerca di sollievo e di integrazione: abbiamo il dovere di dare loro una risposta».
Per Dario Franceschini (Pd) si tratta di contrastare «una serie di norme che, anziché aiutare l’integrazione e combattere la criminalità, mettono sullo stesso piano immigrazione clandestina e criminalità». Diritto di voto agli immigrati, come chiede anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini? «Quella per il diritto di voto agli immigrati è una nostra battaglia», dice Franceschini. «Chi nasce in questo Paese deve diventare cittadino italiano. Abbiamo presentato le nostre proposte, è una battaglia che faremo in Parlamento».
Una «manifestazione necessaria», quella di Roma, «perché c’è troppa xenofobia nel mondo della nostra società e troppe forze politiche lisciano il pelo a questi sentimenti irrazionali», accusa il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani. «Nella cultura di questo governo ci sono componenti intolleranti e xenofobe», rincara la dose Moni Ovadia. «Non è un caso che sia stata respinta la proposta di legge contro l’omofobia». Per Piero Bernocchi, leader dei Cobas, «il Paese è ridotto in maniera così ignobile anche per la guerra dichiarata ai migranti, che contribuiscono con salari da fame a mandare avanti l’Italia».
«Il governo non fa nulla contro la crisi per alimentare la guerra tra i poveri», è il parere di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista: «Noi invece vogliano costruire l’unità dei lavoratori, sia italiani che immigrati». Secondo Ferrero, «questa destra promuove atti obiettivamente razzisti, per poi dire cose diverse con qualche suo esponente moderato per raccattare i voti per gli altri versanti. Chi a destra non approva questa linea razzista – aggiunge Ferrero, riferendosi evidentemente a Fini – abbia il coraggio di presentare proposte che consentano di sconfiggere queste politiche, altrimenti la sua è solo propaganda e belle intenzioni».
Per Nichi Vendola (Sinistra e libertà), la manifestazione di Roma è una «ribellione delle coscienze contro la notte della nostra democrazia, contro il razzismo, l’omofobia, l’intolleranza che sembrano essere stati sdoganati nella società anche per il linguaggio delle élites dirigenti». In piazza, rileva il governatore della Puglia, sono scesi immigrati e italiani che vedono con timore questo «crescente clima», seguito all’ascesa della destra al governo. «E’ un clima che fa paura, contro il quale tanta gente si è ritrovata qui per ribadire i diritti umani, la cultura dell’accoglienza e dell’ospitalità».
Quella che il Nobel Dario Fo, anche lui in piazza, si prepara a rimpiangere: «L’Italia ha perduto qualcosa di straordinario, il suo Dna, quello di saper aiutare la gente che si trova in difficoltà. Siamo stati il popolo più disposto ad accogliere, ad aiutare. E invece, di colpo siamo diventati ottusi, grigi. Tutta la questione sicurezza – accusa – è stata un’operazione culturale per andare a trovare ‘il nemico’. C’è un clima, che coinvolge anche gli omosessuali, che vede un pericolo in qualsiasi cosa sia diverso».
NO RACISM - Great meeting in Rome, to stop racism against migrants (october, 17), with leaders of the Left, workers, Ongs, artists like Moni Ovadia and the Nobel Prize, Dario Fo: «Italy have never been racist, but the last politics on security are spreading fear: they are going to destroy our national, pacific Dna».