No-Tav, stop al dialogo: è finita la tregua in valle di Susa
«Se vogliono il ritorno allo scontro se ne assumeranno tutte le conseguenze». Antonio Ferrentino, ex presidente (ora commissario) della Comunità montana, annuncia la ripresa delle ostilità in valle di Susa contro la Tav Torino-Lione. I sindaci abbandonano il “tavolo tecnico” guidato da Mario Virano dopo la decisione di quest’ultimo di non stralciare dall’ordine del giorno del 15 settembre i punti relativi al programma dei carotaggi e la presentazione del tunnel geognostico di Chiomonte, che segnerebbe l’inizio dei lavori per il secondo progetto di alta velocità ferroviaria, dopo quello scartato in seguito alle fortissime proteste del 2005.
Da allora, bocciato il traforo sotto il Moncenisio, i sindaci valsusini – malgrado l’opposizione del movimento No-Tav – hanno accettato di partecipare all’osservatorio di Virano, dialogando a distanza con il governo. Fino alla rottura delle ultime ore, dovuta anche alla notizia – del tutto inattesa – che l’eventuale realizzazione della Torino-Lione rientrerebbe nella “legge Obiettivo”, che prevede procedure accelerate. Una scelta contro la quale i sindaci si erano battuti, ottenendo la garanzia che il nuovo tracciato dell’alta velocità ferroviaria non sarebbe stato fatto rientrare nella contestata legge speciale per le grandi opere.
La scorsa settimana, scrive Maurizio Tropeano su “La Stampa”, in un colloquio telefonico Ferrentino aveva sollecitato un “atteggiamento di cautela” in attesa di conoscere la posizione del governo sul rispetto degli impegni presi con gli enti locali, che prevedono lo stanziamento di 200 milioni per il nodo di Torino. «Virano, però, ha deciso di andare avanti ribadendo anche la necessità di far rientrare la realizzazione della Torino-Lione all’interno della legge Obiettivo». Due decisioni che secondo Ferrentino «fanno ritornare indietro l’orologio all’inverno del 2005 e agli scontri di Venaus».
Quell’anno tra il 6 e l’8 dicembre sindaci con la fascia tricolore, consiglieri comunali e decine di migliaia di persone fronteggiarono le forze dell’ordine per impedire la prosecuzione dei lavori del “cunicolo esplorativo”, allora scavato a Venaus. Il 9 dicembre a Roma il governo Berlusconi decise di stralciare la Tav dalla “legge Obiettivo” e di dar vita all’osservatorio, riaprendo un confronto con gli enti locali. Da allora, l’organismo consultivo coordinato da Virano si è riunito 100 volte; la partecipazione dei sindaci è stata duramente contestata dai militanti del movimento No-Tav.
Poi, il 30 luglio scorso il ministro delle infrastrutture, Altero Matteoli, ha annunciato a Torino l’avvio dei nuovi sondaggi geognostici in valle di Susa «entro l’autunno», assicurando la volontà del governo di stanziare 200 milioni per il “nodo di Torino”. «Da allora – dichiara Ferrentino – nessuno ci ha contattato e non abbiamo avuto più notizie sui fondi. Purtroppo Virano ha assunto un ruolo politico, trasformandosi da tecnico super-partes ad interlocutore di parte. Ha scelto di non confrontarsi con il territorio». Quindi, conclude il portavoce degli amministratori locali, «non possiamo che uscire dall’osservatorio».
«Se non ci saranno fatti nuovi – aggiunge sempre Ferrentino – non potremmo che prendere atto dell’impossibilità di continuare il dialogo e della scelta del governo di affidarsi al ministero dell’interno». Cantieri blidati, dunque? Si va verso una riedizione delle tensioni del 2005? «Mi sembra che la presa di posizione di Ferrentino sia strumentale e legata alle prossime scadenze elettorali che lo vedrebbero in corsa per la presidenza della nuova Comunità montana o per la guida dell’Agenzia per la realizzazione delle opere complementari alla Tav», afferma l’ex presidente della Regione, Enzo Ghigo, portavoce del Pdl. Se per Ghigo «sulla questione dei fondi il ministro si è impegnato di persona» e quindi «non ci sono motivi di dubitare della sua parola», l’esponente del Pdl respinge l’accusa di mancanza di dialogo: «Il confronto c’è stato e non è possibile che la volontà di pochi blocchi lo sviluppo dell’intera valle».
Restano ora da seguire con attenzione gli sviluppi di una situazione che potrebbe anche tornare incandescente, come quattro anni fa, quando la rivolta della valle di Susa sembrò sul punto di assumere caratteri pre-insurrezionali, con blocchi stradali e ferroviari. Il “dialogo” dell’osservatorio di Virano ha esposto i sindaci agli attacchi dell’ala più intransigente del movimento No-Tav. Ora, l’uscita dall’organismo di consultazione potrebbe ricompattare la valle di Susa, che nel 2005 scese in campo in massa, fino alla “riconquista” del presidio No-Tav di Venaus, l’8 dicembre, invaso da una folla di 70.000 persone: convinte che la Torino-Lione non produca “sviluppo”, tantomeno in valle di Susa, ma soltanto grandi affari per qualcuno e devastazioni per tutti gli altri, con un impatto inccettabile sull’ambiente e, si teme, anche sulla salute.
NO TAV - The Susa Valley is ready to fight against the second project for the high speed railway between Turin and Lyon, after the strong opposition against the first project (winter 2005). The Government has just announced the starting of the works for the new line, but the local community hopes to stop it once again.