Archivio del Tag ‘prove’
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Colombo inventato per scacciare l’America dall’Italia
Coincidenze significative: Jung le chiamava sincronicità. Sicuramente non è questo il caso, però colpisce il volo simbolico del condor – dalle Ande fino a piazza San Pietro – proprio mentre, nel libro “Nessuno mai ha scoperto le Americhe per davvero”, appena uscito – Riccardo Magnani racconta di come il Perù, precisamente, finì nel mirino dei conquistadores, dopo che a Roma s’era appreso che l’illuminato principe Lorenzo il Magnifico non discendeva affatto dai Medici, ma dalla stirpe reale Inca («e un altro indio era il signore milanese Ludovico il Moro: di sangue azteco, non sforzesco»). Che ci faceva, nella fatale Firenze del Rinascimento platonico di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, un esponente regale americano, alleato dell’influente “collega” messo a capo dell’altrettanto prospera Lombardia? Allarme rosso, per qualcuno: il culto solare andino avrebbe potuto indebolire il potere della religione monoteista europea, sdoganata da Costantino e poi imposta brutalmente da Teodosio?
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Bibbia, Uap e alieni: Avi Loeb (Harvard) con Biglino
Uno cerca gli alieni nel futuro (o meglio ancora, nel presente), mentre l’altro li cerca nel passato. Ha qualcosa di veramente spettacolare, l’incontro a distanza tra Mauro Biglino e il professor Avi Loeb di Harvard, uno dei massimi astronomi viventi: col suo nuovissimo Progetto Galileo, Loeb è intenzionato a scovare tracce di vita extraterrestre attorno al nostro sistema solare. O addirittura al suo interno: come nel caso di Oumuamua, lo strano oggetto volante avvistato quattro anni fa, che potrebbe essere un “relitto tecnologico” di civilità evolutissime. Loeb e Biglino hanno un’altra caratteristica, in comune: la cultura mainstream li osteggia, perché teorizzano la possibilità di una realtà inaccettabile. Ovvero: non siamo soli, nello spazio, e i testi antichi (Bibbia inclusa) pullulano di Ufo e presenze extraterrestri. Di seguito, i passaggi salienti del dialogo tra Loeb e Biglino, coordinato da Davide Bolognesi, PhD e alumnus della Columbia University, nonché ideatore del canale YouTube “Starviews”. Messaggio chiave: non smettere mai di porsi domande, proprio come fanno i bambini, perché di questo vive (o meglio, dovrebbe vivere) la stessa scienza.
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Fine del mondo: perché proprio adesso, e proprio a noi?
Il grande dolore non viene nemmeno dal potere, ma dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso, un originalone. Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo terminale tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Altra tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.C’è da piangere, appena ci si mette ad ascoltare medici indipendenti, scienziati e liberi ricercatori: non una, di tutte le misure imposte a partire dalla primavera 2020, ha mai avuto il minimo significato, in termini di contenimento di un problema sanitario. Tutto ha avuto sempre un altro sapore: quello della vessazione, dell’arbitrio autoritario, e con un’estetica sinistramente affine a quella dei totalitarismi del Novecento. Tutto vi si è piegato: la burocrazia sanitaria, la medicina ufficiale, la politica, l’industria, il sistema mediatico, il mondo culturale e quello dello spettacolo. Pochissime le voci dissonanti, immediatamente bollate come eretiche e colpite senza pietà: con l’irrisione, la censura, la denuncia e la radiazione, l’esilio, l’esecrazione pubblica. Chi avrebbe mai potuto pensare, seriamente, anche solo un paio d’anni fa, che i presunti non-dormienti avrebbero dovuto far ricorso a parafrasi e sinonimi, sui celebrati social, evitando le parole “Covid” e “vaccino” per non incorrere nell’immediata ghigliottina del censore?Di fronte a questo, è come se l’intera categoria della politica – la politica democratica occidentale, larvatamente affacciatasi alla fine del 1700, poi cresciuta nell’800 e infine fiorita nel “secolo breve”, sia pure con i drammatici contraccolpi delle dittature e delle guerre mondiali – fosse giunta a uno stadio terminale, alla fine di un ciclo storico, riguardo alla sua reale possibilità di riflettere l’umano, nella sua libera vita sociale. La devastazione è antropologica: quando si corre a subire un inoculo di materiale imprecisato, per obbedire a un ordine che si racconta impartito allo scopo di prevenire un malanno curabilissimo in modo ordinario, forse siamo arrivati oltre il civile e il consueto, oltre l’orizzonte conosciuto del ragionevole, del plausibile. Se poi si accetta di subire un simile ricatto per andare in pizzeria o in palestra, o allo stadio, la verità diventa esplosiva: un conto è sottoporsi a un’angheria inquietante per salvare in modo drammatico il proprio stipendio (all’ospedale, a scuola); un altro è apprestarsi anche a strisciare a terra, se richiesti, solo per poter continuare a frequentare un bar, una trattoria, con gli amici di sempre.Il trionfo del Dominio sull’umanità dormiente è totale, apocalittico: lo testimonia splendidamente la vile improntitudine degli imbecilli, i mentalmente devastati, che arrivano ad accusare i renitenti di avere “paura del vaccino”, mostrando così di detestare la loro residua libertà. Gonfi di livore, indifferenti alle notizie verificabili (e alle morti eccellenti, come quella di Giuseppe De Donno), i più miseri utilizzano con disinvoltura quella parola nobile, nella storia della medicina, come se la pozione-Covid fosse davvero un vaccino. Ma soprattutto: dopo un anno e mezzo di eccellenti terapie domiciliari, i poveretti preferiscono fingere di credere (o magari credere davvero, sinceramente) all’obbligatoria necessità di una profilassi di massa, assolutamente fondamentale, per arginare il terribile contagio di un ipotetico virus (mai isolato in laboratorio) la cui letalità è stata definita quasi irrisoria dai più eminenti epidemiologi del pianeta, rigorosamente messi fuori dalla porta (come i luminari della Great Barrington Declaration, pionieri della lotta contro una minaccia ben più temibile, l’Ebola).E’ durata meno di 24 ore, sul web, l’esposizione del filmato in cui il professor Stefano Scoglio (candidato nel 2018 al Nobel per la Medicina) spiegava come lo stesso virus Hiv fosse poco più che immaginario, frutto di un semplice “sequenziamento”, anziché di un “isolamento” biologico vero e proprio. Scoglio era intervenuto alla trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, dopo aver firmato un prezioso contributo nell’esemplare libro-denuncia “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale e curato da Nicola Bizzi e Matt Martini. In particolare, Martini – chimico farmaceutico, esperto in modellazione cellulare – insiste sul punto: persino gli Usa, attraverso il Cdc, hanno ammesso che l’ipotetico virus responsabile della sindrome Covid (quella sì, reale) non è mai stato isolato, in nessuna sede scientifica. Nonostante ciò, una parte dell’informazione – di ogni specie: mainstream, “gatekeeper” e reporter in buona fede – già sta raccontando del “virus manipolato”, sfuggito al laboratorio di Wuhan o addirittura diffuso intenzionalmente dai perfidi cinesi, con i loro complici occidentali.Se poi l’inventore del test Pcr raccomanda di non superare i 20-22 “cicli di amplificazione” del campione biologico, e invece i sanitari sottopongono il tampone anche a 45 “amplificazioni” (andando così a pescare tracce molecolari di virus antichi, residui di influenze stagionali del passato, contrabbandati per Covid), ecco che la “pandemia di asintomatici” supera di gran lunga la follia, entrando in quella che alcuni configurano come una dittatura in piena regola. Una tirannide che manipola la verità per suscitare allarme e imporre comportamenti normalmente inaccettabili, puntando a revocare – per sempre – i diritti umani e le libertà a cui la popolazione (occidentale) era abituata. Vero: davamo per scontati i nostri lussuosi privilegi, frutto in realtà di una precisa “finestra” storica, quella in cui si affermò – faticosamente e sanguinosamente – il tipo di regime politico chiamato democrazia. Un sistema che ovviamente non è il paradiso, ma è decisamente meno peggiore di qualsiasi altro possibile regime.A cosa doveva servire, l’infarto della democrazia? A pervenire infine al Green New Deal, cioè il Grande Reset imposto in modo fraudolento con l’alibi bugiardo dell’emergenza climatica, venduta anch’essa come dogma religioso da un clan di scienziati reclutati dall’Onu e pagati a peso d’oro per fare dichiarazioni a comando? Dove ci vorrebbero portare, i tagliatori seriali di alberi che dal 2019 hanno raso al suolo i parchi pubblici italiani per impedire alle fronde – come documentato dal governo britannico – di ostacolare la trasmissione delle onde 5G, la cui innocuità non è ancora stata dimostrata? Come tutti sanno, un semplice indizio non costituisce una prova; una somma di inidizi, invece, forse sì. Tutto punta verso l’essere umano, o meglio: il corpo umano. Secondo alcuni teorici, siamo di fronte alla cosiddetta biopolitica: archiviato il Giuramento di Ippocrate, dopo aver chiesto agli stessi medici di abdicare alla loro missione, è il nostro organismo – corpo e mente – il vero target della grande operazione in corso, che manifesta la sua intenzione di violare l’integrità dell’habeas corpus, il più sacro dei diritti della persona.Niente di nuovissimo, peraltro: la nostra civiltà proviene da millenni di dispotismo brutale, nudo e crudo. E i lampi migliori della gloriosa democrazia occidentale novecentesca, di marca anglosassone, secondo il memoriale di Giacomo Rumor (pubblicato dal figlio, Paolo Rumor, nel libro “L’altra Europa), provenivano dal cosiddetto “contingente americano”, che l’esoterista e gollista francese Maurice Schumann faceva discendere anch’esso dalla fantomatica Struttura che reggerebbe il mondo ininterrottamente, indossando le maschere più svariate (imperi, religioni) da qualcosa come 12.000 anni. Fantascienza? Fino a ieri, lo erano anche gli Ufo: oggi invece li sdogana il Pentagono, ribattezzandoli Uap, mentre il generale israeliano Haim Eshed parla di basi extraterresti e di alleanze spaziali, tra umani e non, nell’ambito di una Federazione Galattica. E alcuni illustri massoni, improvvisamente loquaci, parlano di storici accordi nel dopoguerra tra la dirigenza degli Usa e imprecisate entità aliene, per la governance condivisa del pianeta.Come sperare di raccontarlo, tutto questo, ai poveri ipnotizzati che – in pieno agosto – vanno ancora in giro, all’aperto, con quella ridicola pezzuola sul volto? Sono la prova vivente del pieno successo del Dominio: aveva ragione, l’ipotetico grande regista, nel ritenere che la gran parte dei sudditi avrebbe creduto proprio a tutto. Come dargli torto, del resto? Siamo riusciti a credere che un solitario fanatico saudita abbia potuto mettere in ginocchio gli Stati Uniti agendo da una grotta afghana, fino a beffare le difese della superpotenza, grazie a un manipolo di pecorai e talebani. Siamo riusciti a credere che due piccoli aerei di linea potessero abbattere due mostri d’acciaio come le Torri Gemelle, per la cui eventuale demolizione controllata era stato reputato (dal Comune di New York) che l’unica soluzione potesse essere il ricorso a mini-atomiche, da collocare in appositi vani predisposti nelle fondamenta. Abbiamo anche creduto che potesse essere autentico, tra le macerie di Ground Zero, il ritrovamento “fortunoso” dei passaporti dei misteriosi, feroci attentatori.Aveva visto giusto Giulietto Chiesa: da quel Rubicone non sarebbe stato facile, tornare indietro. Convalidando una falsità così mostruosa, avremmo finito per credere a qualsiasi frottola. E infatti: abbiamo steso il tappeto rosso al signor Mario Monti, venuto a disastrare l’economia nazionale per produrre crisi e afflizione sociale, dopo aver creduto che il debito pubblico fosse davvero un dramma, e che la Bce fosse una specie di forziere con capacità limitate, da cui la necessità di risparmiare – in modo oculato e parsimonioso, “come un buon padre di famiglia” – il tesoretto dell’euro-moneta, appannaggio di cosche finanziarie privatissime. In parallelo, era sorta la prima contro-narrazione, in Italia splendidamente interpretata da un lottatore come Paolo Barnard, vero pioniere in una trincea che poi si è affollata di illustri compagni di strada, dal sociologo Luciano Gallino all’eurocrate pentito Paolo Savona. E noi dov’eravamo? Al solito posto, davanti al televisore: ipnotizzati dalla finta guerriglia tra pseudo-destra e pseudo-sinistra; un film (comico) aperto dalla Berlusconimachia e proseguito, in un crescendo irresistibile, fino all’epica disfida tra Savini e le Sardine.E ora eccoci qui, dopo un anno e mezzo, ancora a contare “casi” e “contagi”, dentro la narrazione del Grande Male che falcia lo zero-virgola della popolazione mondiale e da noi minaccia gli ottantenni, ma solo a patto che vengano abbandonati per giorni a marcire a casa, da soli, senza cure, in modo che poi possano davvero arrivare all’ospedale fuori tempo massimo, alle prese con problemi respiratori e la compromissione funzionale di vari organi. Eccoci qui, a sputare in faccia a chi non la pensa come noi: a chiamare “no-vax” i renitenti alla follia, a definire “negazionisti” i poveretti che si ostinano inutilmente a pretendere spiegazioni. Siamo maestri, nell’arte della manipolazione spicciola: arriviamo tranquillamente a insultare i dissidenti e a deridere chi dà voce agli incubi, chiamando “complottista” chi vede una cospirazione in atto.Naturalmente ci sono, i visionari: ma difficilmente continuerebbero a esistere, se dall’alto giungessero informazioni precise, corrette e trasparenti. Dall’alto invece piovono solo bugie, insieme alle minacce (ogni giorno più inquietanti); ma noi facciamo finta che i “cospirazionisti” siano dei malati di mente, dei mentecatti in vena di protagonismo, anche se – cent’anni fa – un personaggio come Rudolf Steiner, per primo, aveva profetizzato l’avvento di “vaccini” specialissimi, in grado di “separare il corpo dall’anima”, depotenziando l’emotività. Il chimico Corrado Malanga la chiama “zombizzazione”, osservando il dilagare di persone ormai inebetite dalla paura, rassegnate a non pensare più. Nella sua visione spiritualistica di matrice steineriana, Fausto Carotenuto (già analista d’intelligence) sostiene che l’attacco in corso sia frutto di apprensione: come se il Dominio temesse un grande risveglio, e sapesse di avere le ore contate. Un altro esponente della cultura alternativa italiana, l’alchimista Michele Giovagnoli, preferisce sforzarsi di guardare al bicchiere mezzo pieno: un cittadino su tre si sta letteralmente sottraendo alle grottesche imposizioni quotidiane.Questo stesso blog, che ha ormai esaurito la sua missione (fornire informazioni e analisi non facilmente rintracciabili, dieci anni fa) ormai ha acquisito la piena consapevolezza della fine di un ciclo, e la completa inutilità dell’insistere su determinati temi. E’ vano indugiare nella narrazione politologica, visto che da un lato la maggioranza resta sorda a ogni richiamo alla ragione, e dall’altro la minoranza dispone finalmente di strumenti più adeguati per misurare la realtà. Tra le convinzioni raggiunte, c’è anche la seguente: è perfettamente inutile scommettere ancora sulle possibilità di redenzione della politica, nel momento in cui è irrimediabilmente mutata la stessa antropologia della platea. Per contro, è proprio la brutalità della crescente coercizione ad accelerare l’evoluzione dell’umanità trainante, che giustamente diffida di ogni forma associativa convenzionale, partiti e movimenti, avendo compreso l’essenziale valore della vicinanza tra esseri umani, non più mediata da alcuna struttura, e la necessità di procedere nell’espressione virtualmente contagiosa di onde benefiche, di narrazioni parallele orientate non al presente, ma al futuro prossimo.Il Novecento, severissimo maestro, ha mostrato come può essere facile manipolare milioni di individui, fino a scatenare le peggiori carneficine (mondiali) dell’era industriale. Ha anche allevato schiere di avanguardisti coraggiosi, pronti a rischiare la propria vita pur di resistere alla tirannia. Primo Levi, uno dei massimi scrittori contemporanei, ha spiegato quanto sia sempre invisibile, all’inizio, il recinto che viene silenziosamente steso, giorno per giorno, allo scopo di intrappolare le vittime senza allarmarle. Finestra di Overton, o Teoria della Rana Bollita: la differenza, rispetto a ieri, è che oggi il pentolone è planetario. E vorrà pur dire qualcosa, nei giorni in cui i militari statunitensi pubblicano le prove dei loro incontri ravvicinati con i simpatici Uap. E noi, qui, nel frattempo che si fa? Ce ne stiamo quieti, in attesa dell’Alieno Buono che ci verrà a salvare, come l’Extraterrestre della canzone di Finardi? Ci allineiamo “in fila per tre”, come chiede il governo e come cantava Edoardo Bennato? Continuiamo a credere a Babbo Natale, cioè al Telegiornale, o seguitiamo a torturarci con le atrocità quotidiane che i medici-coraggio denunciano, da ormai un anno?Cari amici, viene da dire, io tolgo il disturbo: qui non resto un attimo di più; perché mi sento soffocare, in questo grappolo di narrazioni e contro-narrazioni. Quello è davvero il nocciolo della questione: in base a decisioni prese chissà quando, qualcuno ha stabilito che – dai primi mesi del 2020 – non si dovesse più parlare d’altro. Il mondo andava semplicemente fermato, rintronato, ipnotizzato, piegato. Non tutto il mondo, in realtà: l’Occidente. Paesi-continente come la Russia e India, per esempio, non si sono lasciati sottomettere. Esiste sempre, una quota considerevole di renitenti: anche se oggi può sembrare difficile accettarlo, la cosiddetta “fine della storia” resta un mito, una suggestione ideologica. Un caposaldo della strategia militare, in ogni tempo, è questo: mai accettare di combattere una battaglia nelle modalità indicate dallo sfidante, che ha scelto il giorno e il luogo. E’ un vantaggio che, per l’aggressore, rappresenta un regalo clamoroso. La domanda di fondo, però, resta inevasa: perché è capitato proprio a noi, oggi, di vivere l’incubo di una tempesta come questa?La grande amarezza non viene nemmeno dal potere, ma è provocata dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso? Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Ulteriore tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.
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Trump, battaglia contro la censura universale del regime
Donald Trump sembra quasi patetico, nell’annunciare la sua guerra legale contro Facebook, Twitter e Google. Naturalmente ha ragione da vendere: dai grandi social è stato escluso in modo pazzesco, completamente arbitrario, mentre era ancora in carica come presidente degli Stati Uniti. Twitter lo ha bannato a vita, Facebook fino al 2023. Tutto questo, mentre il voto postale (adottatato in massa grazie al panico da Covid) e le macchine di Dominion Voting Systems provvedevano a conteggiare magicamente le schede per la “vittoria” di Joe Biden, l’uomo che all’ultimo G7 ha annunciato un’epocale “rivoluzione” nella tassazione delle multinazionali, incluse le Big Tech. E’ così punitiva, la riforma fiscale verso i padroni del web, che le grandi major festeggiano: hanno scoperto che, in Europa, pagherebbero ancora meno tasse (il dovuto sarà molto inferiore all’Ires richiesta alle Pmi italiane, spiega il “Fatto Quotidiano”, che rileva come l’economista francese Thomas Piketty definisca «scandaloso» l’accordo emerso dal G7, strombazzato come un successo).La situazione appare decisamente comica: il potere atlantico, che spedisce navi da guerra del Mar Nero per infastidire la “democratura” di Putin, cui imputa orribili violazioni dei diritti umani, è lo stesso che pratica la tortura a Guantanamo, tiene in carcere Julian Assange e permette che venga silenziato – come in un qualsiasi regime dittatoriale – il politico che, secondo oltre metà degli elettori statunitensi (si vedano i sondaggi Gallup) è stato vittima di inaudite frodi elettorali, nell’autunno 2020. Brogli così vasti da determinare lo “scippo” delle presidenziali? Lo affermano le prove prodotte dalla difesa di Trump, ma mai valutate nel merito: le autorità giudiziarie (Corte Suprema) si sono finora rifiutate di analizzare il materiale, opponendo un diniego motivato da ragioni solo formali e procedurali, non sostanziali, dunque non basate sull’analisi della documentazione fornita dai legali di Trump. E dall’alto di questa incresciosa mortificazione della democrazia, senza la piena legittimità che solo la trasparenza conferisce, l’establishment di Washington assiste alla protesta legale di Trump contro la censura di cui è vittima, agendo come un qualsiasi privato cittadino.Se il Circo Biden e le Big Tech sono “più uguali” degli altri, come il Napoleone della Fattoria degli Animali, resta il fatto che Donald Trump è decisamente “meno uguale” di loro: tutta la stampa italiana ripete infatti che l’ex presidente è stato silenziato per le sue “istigazioni all’odio e alla violenza”, oltre che per le “false accuse sui brogli elettorali” e per “l’invito ad assaltare il Campidoglio”. Qualcuno se ne può davvero stupire, nel Meraviglioso Mondo del Covid in cui si ignorano le terapie per sdoganare i “vaccini genici” con procedura d’emergenza, operazione resa possibile solo fingendo che non esistessero cure? Idem per la Green Card e per la Terribile Variante Delta, grazie a cui già si incolpano gli incorreggibili non-vaccinati, compresi gli insegnanti, in un paese che minaccia di “stanare” i renitenti, casa per casa, dopo aver imposto un abuso come l’obbligo, per i sanitari, di sottoporsi all’inoculo delle terapie geniche sperimentali spacciate per “vaccino”. Trump si lamenta per essere stato oscurato? Sui social lo sono tutti, se appena si toccano certi temi. E meno male che siamo in democrazia: liberi di dire tutto quel che si vuole, tranne che la verità.Donald Trump sembra quasi patetico, nell’annunciare la sua guerra legale contro Facebook, Twitter e Google. Naturalmente ha ragione da vendere: dai grandi social è stato escluso in modo pazzesco, completamente arbitrario, mentre era ancora in carica come presidente degli Stati Uniti. Twitter lo ha bannato a vita, Facebook fino al 2023. Tutto questo mentre, grazie anche al voto postale (adottato in massa sfruttando il panico da Covid), le macchinette di Dominion Voting Systems provvedevano a conteggiare magicamente le schede per la “vittoria” di Joe Biden, l’uomo che all’ultimo G7 ha annunciato un’epocale “rivoluzione” nella tassazione delle multinazionali, incluse le Big Tech. E’ così punitiva, la riforma fiscale verso i padroni del web, che le grandi major festeggiano: hanno scoperto che, in Europa, pagherebbero ancora meno tasse (il dovuto sarebbe molto inferiore all’Ires richiesta alle Pmi italiane, spiega il “Fatto Quotidiano“, che rileva come l’economista francese Thomas Piketty abbia definito «scandaloso» l’accordo emerso dal G7, strombazzato come un successo).
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Vilipendio, Toscano: la libertà sta diventando un reato?
«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il progessor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.«L’unico reato per cui sono indagato è vilipendio al presidente della Repubblica a mezzo social, su Twitter», precisa Gervasoni all’agenzia “AdnKronos”. «La cosa curiosa è che il mio profilo è pubblico: tutti possono andare a vedere cosa ho scritto, quindi non so perché ci sia stato bisogno di cercare altre prove scaricando tutti i miei materiali e portando via due pc». Il professore definisce «molto corretti, gentili e attenti» i carabinieri del Ros, senza nascondere il proprio stupore nel ricevere la visita mattuta di uomini che «normalmente si occupano di Totò Riina e dei jihadisti». Gervasoni ammette di aver apertamente biasimato Mattarella: «Però erano tweet di critica politica, assolutamente non minacce. E se diventa vilipendio la critica politica, allora vuol dire che siamo in regimi di altro tipo: fa effetto». Aggiunge lo storico: «Avevo 21.000 follower, e l’account mi è stato sequestrato: in questo modo la mia libertà di espressione è stata fortemente limitata». In ogni caso, aggiunge: «Io sono tranquillo: non troveranno nei miei dispositivi nessun contatto con ambienti eversivi. E i tweet sono pubblici, quindi non vedo che elementi di novità possano emergere dalle indagini, se non a mio discarico».Da storico, Marco Gervasoni evoca una sorta di “guerra” interna alla magistratura italiana (scossa dal caso Palamara e ora anche dal dossier sulla Loggia Ungheria). «Non è la prima volta che qualcuno viene indagato per vilipendio, è successo anche recentemente, ma si sta alzando il tiro colpendo figure più note e collocate in una certa area politica», afferma il professore, che charisce: «Io non sono di estrema destra: sono vicino a Fratelli d’Italia, quindi non ho nulla a che vedere con l’estremismo». Protesta il docente, sempre parlando con l’agenzia di stampa: «Alcuni giornali hanno sbattuto il mostro in prima pagina, scrivendo anche cose false: che sarei indagato per istigazione alla violenza o associazione per delinquere, e perfino che sarei antisemita: ma uno degli ultimi post che avevo fatto era pro-Israele». Secondo Gervasoni, c’è il tentativo di «deviare su altri problemi» la critica legittima alla gestione dell’emergenza Covid, e ci sarebbe anche il desiderio «di zittire, di impaurire: perché, com’è successo a me, può accadere ad altri. E quindi, prima di scrivere qualcosa contro il Capo dello Stato, la prossima volta ci si penserà due volte, anche perché si tratta di un reato che comporta in teoria fino a 5 anni di carcere».Poi c’è la questione politica che investe i partiti: «Sui social possono istigare alla violenza contro la Meloni e contro Salvini, e non succede niente. E’ vero che loro non sono il capo dello Stato, ma nessun magistrato se ne occupa. E invece si occupano della critica politica al presidente della Repubblica, come quella avanzata dal sottoscritto e dalla giornalista Francesca Totolo, ad esempio». Gervasoni intravede una deriva liberticida, in Italia e in tutti i paesi occidentali, che ora «sta interessando anche media e social, che fino a poco tempo fa erano uno strumento di libertà individuale e adesso sono censurati, sia dai propri ‘editori’ sia dalla magistratura». Verità e diritti a senso unico? L’economista Ilaria Bifarini, autrice del bestseller “Il Grande Reset”, è stata minacciata in modo esplicito: «So dove vivi, sei avvertita», recitava il messaggio ricevuto tempo fa, corredato con la foto di un coltello insanguinato. «Le minacce di morte valgono solo se rivolte a chi è allineato al potere?», si è domandata la vittima, che si rammarica che non abbia avuto alcun seguito la denuncia immediatamente presentata alla Polizia Postale.Francesco Toscano si fa portavoce delle inquietudini di una parte del paese: siamo ancora in una piena democrazia, o chi esprime dissenso politico deve cominciare a preoccuparsi? «Gli occidentali hanno passato gli ultimi trent’anni a fare la morale ai restanti paesi del mondo, nel nome di una supposta supremazia valoriale, garantita proprio dal rispetto dei diritti umani e della dignità della persona», ricorda Toscano. «I fautori dell’atlantismo più acritico hanno benedetto i continui bombardamenti “umanitari” in danno di paesi considerati oscurantisti e violenti, guidati da satrapi che godono nel sottomettere uomini ridotti al rango di sudditi». Adesso, però, «finita l’euforia attorno al mito della globalizzazione dei diritti», ecco che «scopriamo amaramente che le dittature ce le abbiamo in casa». Ovvero: «Coprifuoco, restrizioni, certificati per vivere e viaggiare, repressione del dissenso e divieto di manifestare (valido solo per gli oppositori politici) scandiscono una realtà divenuta improvvisamente pericolosa. Nel silenzio di una società intontita da un clima di emergenza permanente, stiamo scivolando verso una nuova forma di autoritarismo».Un clima come quello che stiamo vivendo oggi è purtroppo “nuovo”, ammette – sempre su “Visione Tv” – il prestigioso vaticanista Aldo Maria Valli: «Questa cappa di conformismo oggi è allarmante, perché è quasi inavvertita dall’opinione pubblica: e sappiamo che le dittature più pericolose sono proprio quelle “morbide”, nelle quali si casca con tutte le scarpe senza quasi averne la cognizione, e da un giorno all’altro ci si ritrova schiavi, senza nemmeno sapere come sia avvenuto». Aggiunge lo stesso Toscano: «Ho l’impressione che si stia scivolando verso un regime, dati i segni che si manifestano: attacco alla libertà di parola e di espressione, utilizzo della forza pubblica per reprimere condotte costituzionalmente tutelate, misure come il coprifuoco, demonizzazione dell’avversario politico (al quale viene impedito di manifestare». Paradossale, per Toscano, la lettura pubblica dell’emergenza sanitaria: «Il mainstream vuole per forza dividere il campo tra chi nega l’esistenza del virus e chi invece legittima l’adozione di misure assolutamente sproporzionate, rispetto al reale pericolo». Tutti i regimi, anche quelli del passato, chiosa Toscano, cavalcano sempre un problema, vero o presunto: «Lo ingigantiscono, per attuare una dittatura politica che viene legittimata proprio dalla strumentalizzazione del problema. Mi domando: dire questo, oggi, sta diventando un reato?».«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il professor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.
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Moncalvo: Loggia Ungheria? Ma la stampa tace su tutto
Per capire in che paese viviamo, basta vedere come sono messi oggi i 5 Stelle: secondo il tribunale di Cagliari, il loro legale rappresentante non è Crimi o qualche altro parlamentare, men che meno Giggino Di Maio (ospite di Boris Johnson agli esclusivi tavoli di Annabelle’s a Mayfair, alla faccia degli italiani) ma è il simpatico avvocato Silvio De Murtas, che ironicamente dice di essere uno che alleva “trenta pecore e qualche maiale”. In qualità di legale rappresentante del movimento fondato da Grillo e Casaleggio, vedremo mai l’avvocato Murtas ospite del Quirinale o della signora Gruber, vera rappresentante del pluralismo giornalistico di questo paese insieme a Scanzi, alla signora Berlinguer e all’eroe nazionale Floris? Cosa pensa, l’avvocato Murtas? Come parla, cosa dice? Faccio una scommessa: sono pronto ad amputarmi il braccio destro, se qualcuno dei nostri anchorman lo inviterà in qualche talkshow, ora che tecnicamente è il nuovo capo dei grillini.Come funziona il sistema mediatico lo capii anni fa, quando a Napoli fui invitato da un editore che intendeva affidarmi la direzione del quotidiano “L’Indipendente”, qualora fosse stato fatto rinascere. Avrei dovuto coabitare con l’allora giovane Gennaro Sangiuliano, ora direttore del Tg2. Con Sangiuliano ebbi un cordiale incontro, al bar. Mi mostrò le prove di un vero e proprio scoop, le foto di Pier Ferdinando Casini – al tempo, non ancora presidente della Camera ma già tra i leader del centrodestra – in compagnia dell’allora fidanzata “clandestina”, la ventenne Azzurra Caltagirone. Sangiuliano scriveva sul “Roma”, storico quotidiano partenopeo. «Cosa aspetti a pubblicare quelle foto?», gli domandai. E lui: «Ma che, sei matto? Io quelle foto non le pubblico: anzi, le ho mandate all’onorevole Casini, per conquistare la sua perenne gratitudine». Al che, finito l’incontro con Sangiuliano, tornai dall’editore, gli raccontai tutto e gli dissi che non avrei mai potuto avere Sangiuliano come vicedirettore. L’editore si mise a ridere: «Ha ragione, Moncalvo».Siamo il paese dei Ferragnez, della professoressa D’Urso e di Enrico Letta, che tace sulla Superlega ma in compenso si inventa una nuova formula per la Coppa Italia. Cioè: non pago delle proposte appena formulate su temi cruciali e irrinunciabili, per gli italiani – dallo ius soli al voto ai sedicenni – ora si mette a parlare anche di calcio, anziché occuparsi di politica. E a proposito: avete mai sentito Letta dire una parola contro Andrea Agnelli, quando gli è venuta la sciagurata idea della Superlega? Quella semmai sarebbe stata una battaglia da fare: tutelare il calcio povero, contro le squadre ricche. Macché: non c’è pericolo che un politico italiano osi criticare un Agnelli, giammai. Quanto al Pd, ormai è un partito esclusivamente romano, dominato da figure come Letta e Bettini. Mettersi a parlare di Coppa Italia? Ma questi sono da trattamento sanitario obbligatorio.Ora siamo alle prese con una curiosissima gara, che vede schierato il fior fiore del giornalismo italiano: “Repubblica”, il “Fatto”, Mentana. La segretaria di Piercamillo Davigo ha trovato sul tavolo un dossier sulla presunta Loggia Ungheria (entità massonica con magistrati, prefetti, comandanti dei carabinieri) e lo ha spedito ad alcuni giornali. E cos’hanno scritto? Niente. E questo, nonostante il plico contenesse le dichiarazioni messe a verbale dall’avvocato Piero Amara, a lungo legale dell’Eni. Di fronte a notizie simili, il giornalista italiano – specie se di alto livello – non fa un tubo. Eppure, era facile verificare: bastava chiedere conferma ad Amara di esser stato effettivamente interrogato, dai magistrati. E invece no: silenzio, dai direttori “tromboni”, che poi magari si vantano di dire “tutta la verità” sulla mafia. Stavolta si sono fatti bagnare il naso da Emiliano Fittipaldi, del quotidiano “Domani” (di De Benedetti) che invece il suo dovere l’ha fatto e la notizia l’ha data.Bella figura, per i presunti depositari della verità: i Mentana, i Travaglio. Mentana ha ammesso: sì, a febbraio gli erano arrivati elementi di questa storia (Amara, i legami tra Acqua Marcia e Conte) ma non vi diede alcun seguito. Capito, come gira il mondo? Tanti anni fa, quando “La7″ era di proprietà di Telecom, quindi di Marco Tronchetti Provera, Gad Lerner – allora in forza alla rete – ricevette un dossier, con anche una videocassetta, che dimostrava un presunto caso di spionaggio, un lavoro commissionato da Telecom a un’agenzia di investigazioni contro un loro concorrente brasiliano. E Gad Lerner cosa ha fatto, di quella busta? Ha verificato se le informazioni del dossier fossero vere? Nossignore: ha richiuso la busta e l’ha consegnata a Tronchetti Provera. Poi, vi chiedete come mai sono stati liquidati con miliardi di lire – lui, Fabio Fazio e altri, che allora erano a “La7″ al tempo di Tronchetti Provera – ora la risposta ce l’avete. Come chiamare, questo? La presa per i fondelli dei lettori, dei telespettatori, del popolo bue.Quando nacque l’Auditel, per truccare gli ascolti a scopo pubblicitario, il patto era tra Gianni Letta (per Mediaset) e Biagio Agnes (direttore generale della Rai). Adesso, a trent’anni di distanza, sempre lui – lo zio di Enrico Letta – ha proposto come nuovo presidente della Rai la figlia di Biagio Agnes, Simona: e questa è la quadratura del cerchio. Siamo il paese in cui Matteo Renzi spiega di aver incontrato a febbraio, in un autogrill, un uomo dei servizi segreti come Marco Mancini, “chiarendo” che Mancini doveva consegnargli i “babbi al cioccolato” (meravigliosi wafer di Cesena) che non era riuscito a recapitagli per Natale. Siamo il paese in cui l’editore deve ritirare dalle librerie “Il sistema”, libro-intervista di Sallusti e Palamara, perché un magistrato – Armando Spataro – ha trovato inappropriati alcuni passaggi che lo riguardano: così si scopre che anche Palamara è un quacquaracquà.Io sono stato vittima di un tentativo di censura preventiva da parte di Jacaranda Falck Caracciolo di Melito, figlia adottiva di Carlo Caracciolo, mentre stavo per dare alle stampe il mio libro “I Caracciolo”. Prima ancora che il libro uscisse, per l’editore Rubbettino, lei e l’avvocato mi scrissero chiedendomi di non farlo uscire, quel libro. Io risposi con un pernacchione, l’editore si rifiutò di pubblicarmi ma il libro uscì lo stesso, da me pubblicato su Amazon. Curioso, poi, scoprire che Jacaranda Falck Caracciolo oggi figura tra i primi azionisti di “Repubblica” e dell’intero gruppo Gedi: posso immaginare quale concezione abbia, del giornalismo, questa signora della censura preventiva, di fronte a cui i suoi giornalisti si appecoronano. Qualcosa del genere deve avvenire a Mediaset: dalla pagina web delle “Iene” è letteralmente sparita un’intera parte che riguardava i voli di Stato della presidente del Senato, Elisabetta Casellati.Un altro libro ormai famoso, quello di Roberto Speranza (”Perché guariremo”), benché sia stato ritirato dalle libreire italiane è però regolarmente acquistabile sul sito francese di Amazon. Possibile che ci dobbiamo pensare noi, ad acquistare il libro facendolo arrivare dalla Francia, per poterlo divulgare? Speranza è al centro delle cronache: possibile che i giornaloni non ne parlino? Lo ha fatto solo il sito “Linkiesta”. E i grandi giornali? La notizia è doppia: il libro lo ha scritto il ministro, ed è stato ritirato dal commercio. Forse ormai si è perso il concetto stesso, di notizia: secondo i giornalisti italiani, la notizia è una cosa che non esiste più, così come la curosità. Sono tutti lì con la D’Urso e con il capo della cupola, cioè Maria De Filippi, che è “il marito” di Maurizio Costanzo. Tornando alla Loggia Ungheria, mi torna in mente una frase di Gianfranco Funari: «Se andiamo a cena noi due, con anche tua moglie e la mia compagna, passiamo una bella serata in allegria. Se invece vanno a cena un magistrato, un ufficiale dei carabinieri, un notaio, un commercialista e un avvocato, non è per fare quattro risate, ma per inchiappettare qualcuno o per fare qualche affare».(Gigi Moncalvo, dichiarazioni rilasciate il 6 maggio 2021 nella trasmissione web-streaming “Silenzio stampa” su “Forme d’Onda”, con Rudy Seery e Stefania Nicoletti).Per capire in che paese viviamo, basta vedere come sono messi oggi i 5 Stelle: secondo il tribunale di Cagliari, il loro legale rappresentante non è Crimi o qualche altro parlamentare, men che meno “Giggino” Di Maio (ospite di Boris Johnson agli esclusivi tavoli di Annabelle’s a Mayfair, alla faccia degli italiani) ma è il simpatico avvocato Silvio Demurtas, che ironicamente dice di essere uno che alleva “trenta pecore e qualche maiale”. In qualità di legale rappresentante del movimento fondato da Grillo e Casaleggio, vedremo mai l’avvocato Demurtas ospite del Quirinale o della signora Gruber, vera rappresentante del pluralismo giornalistico di questo paese insieme a Scanzi, alla signora Berlinguer e all’eroe nazionale Floris? Cosa pensa, l’avvocato Demurtas? Come parla, cosa dice? Faccio una scommessa: sono pronto ad amputarmi il braccio destro, se qualcuno dei nostri anchorman lo inviterà in qualche talkshow, ora che tecnicamente è il nuovo capo dei grillini.
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Operazione Corona: i golpisti vorrebbero farla franca
Un colpo di Stato mondiale, progettato contro una vittima in particolare: la nostra società occidentale. Doveva scattare nel 2022, ma la crisi bancaria dei Repo ne ha accelerato i tempi. Ora il golpe è fallito, ma ha lasciato macerie: ha disastrato la democrazia e rottamato l’economia, proprio come volevano i golpisti, ingigantendo la paura e trasformando i cittadini in docilissime pecore, private delle libertà più elementari in nome di un pericolo virtuale, manipolato da cima a fondo. Ormai è cominciata una grande retromarcia, segretamente pattuita, ma a caro prezzo: non si può smontare da un giorno all’altro un “giocattolo” come quello, che ha distribuito miliardi e sta ancora arricchendo intere filiere di beneficiari, migliaia di persone. E il fardello più inquietante è quello rappresentato dai vaccini “genici” in circolazione: aleggia il vecchio incubo del depopolamento, predicato da una certa élite. Una cosa è certa: l’establishment del lockdown spera di passarla liscia, evitando una nuova Norimberga che metta in chiaro i crimini commessi. E il governo Draghi servirebbe proprio a questo: a far uscire l’Italia dall’emergenza, incanalandola però nei binari del Grande Reset in corso. E soprattutto: assolvendo la politica che ha eseguito gli ordini golpisti.In altre parole, anche il finale dovrà avere il sapore della farsa: avremo “sconfitto il virus” – si dirà – grazie ai sacrifici imposti con i lockdown, e poi soprattutto grazie alla vaccinazione di massa (imposta col ricatto, nonostante la Costituzione vieti di disporre Tso sulla base di farmaci ancora sperimentali). Tra tante voci eretiche, quella di Nicola Bizzi – storico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale – spicca per la precisione delle denunce solitarie, il tempismo delle previsioni e la lucidità delle analisi. Il saggio “Operazione Corona”, che oggi è il libro più censurato d’Italia, parla di un “colpo di Stato globale”: un golpe «finalizzato innanzitutto a un Grande Reset economico, finanziario e sociale, e in secondo luogo anche a una drastica riduzione delle libertà civili e democratiche, su scala planetaria». Secondo alcuni indizi doveva essere attuato solo nel 2022, ma a bruciare i tempi – nel settembre 2019 – sarebbe stata la crisi dei Repo, le compensazioni interbancarie tra banche centrali: non c’era più denaro per garantire i prestiti, e l’unica soluzione consisteva nell’arresto improvviso dell’economia, trovando un espediente adatto (il provvidenziale virus mediatico).Lo spiega l’economista Andrea Cecchi nei capitoli economici di “Operazione Corona”: la cosiddetta pandemia è stata una crisi pianificata, visto che il mondo si era trovato sull’orlo di un vero e proprio collasso economico, all’insaputa dell’opinione pubblica. «Certi “padroni del vapore” se la sono vista brutta: rischiavano che il loro giocattolo finanziario si inceppasse», dice Bizzi, in un recente video su YouTube. «Forum di Davos, Fmi e vari altri poteri sovranazionali hanno quindi dovuto anticipare questa operazione, architettando il presunto rilascio di un virus e creando una situazione senza precedenti». Quando mai s’è visto, nella storia delle epidemie, che si isolino le persone sane? «Logiche economiche: la vera funzione dei lockdown è stata quella di bloccare l’economia paralizzando la domanda, la richiesta di credito e la circolazione del denaro, così da demolire l’economia a tappe preordinate». Una vera e propria “demolizione controllata”, come quella delle Torri Gemelle. «Per fare tutto questo si sono serviti della Cina, che ha avuto il suo tornaconto (è stato l’unico paese col Pil in crescita, nel 2020) ma in realtà non è la principale colpevole».Facile, usare la Cina: «Serviva un paese totalitario, per inaugurare la logica del lockdown: e solo la Cina poteva farlo, perché il regime cinese esercita un controllo mostruoso sulla popolazione». All’inizio, dice Bizzi, si era pensato al Brasile: ipotesi subito scartata, però, per l’opposizione del presidente Bolsonaro e per la stessa indole della popolazione brasiliana, assai meno docile di quella cinese. Ma attenzione: la Cina ha chiuso completamente solo l’Hubei, la regione di Wuhan, senza fermare il resto del paese. Certo, ha collaborato perfettamente alla farsa del terrorismo psicologico: «In televisione ha mostrato persone che cadevano come morte, per strada, o in preda a convulsioni. E ancora: migliaia di persone ammassate su letti da campo allestiti in palazzetti dello sport, tutti con convulsioni simultanee: cose che poi non abbiamo mai visto, in Occidente – neanche in Italia, paese che è stato il vero epicentro di tutta questa macchinazione. Quelli cinesi erano chiaramente personaggi che recitavano un copione del terrore molto ben studiato, attraverso una Oms completamente controllata da Pechino».Chi ha buona memoria, aggiunge Bizzi, ricorderà uno spettacolo molto simile: quello della cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi di Londra nel 2012. «Incredibilmente, tutto quello che poi è successo oggi era stato raffigurato, in maniera coreografica (incluso Boris Johnson, su un letto d’ospedale) in quell’inquietante rappresentazione». Finalmente, nel 2020 lo schema è stato applicato: al mondo è stata imposta «questa idea folle e criminale di lockdown, termine che in inglese significa “carcere duro”». Colpo di Stato globale, pianificato nei minimi dettagli. «E i governi, specie quelli occidentali, hanno applicato alla lettera un “pacchetto” preconfezionato, imposto a esecutivi che sapevano molto bene, con largo anticipo, cosa sarebbe accaduto». Già nel giugno scorso, Bizzi era stato il primo a portare allo scoperto il caso della Bielorussia, passato sotto silenzio. «La Bielorussia è l’unico paese europeo a essersi rifiutato di applicare qualunque misura di contenimento: non ha attuato lockdown né chiusure, e non ha mai minimamente toccato le libertà dei cittadini. E chiaramente è stata demonizzata».In una seduta del governo, il presidente Lukashenko – ricordando ai suoi ministri di aver appena respinto una lauta proposta dell’Oms (92 milioni di dollari) per fare un lockdown “come in Italia”, ha spiegato che l’offerta era stata decuplicata dal Fmi: 900 milioni, per introdurre restrizioni “all’italiana”. «Prove alla mano – aggiunge Bizzi – ho poi dimostrato che i vertici italiani (i servizi segreti, il governo e le più alte cariche dello Stato) erano stati informati già dal mese di agosto del 2019 che sarebbe stato necessario applicare un lockdown, nel nostro paese». Sei mesi di anticipo, quindi, sulla cronologia ufficiale degli eventi? Bizzi invita a osservare certi dettagli: «Sono state potenziate in modo incredibile le forze dell’ordine, incluse le polizie municipali: aumenti di organico, mezzi, camionette, aerei, elicotteri, droni, attrezzature elettroniche. Un’operazione del genere non la fai in due settimane, servono mesi di preparazione». Ovvia deduzione: era tutto preordinario, dall’autunno 2019. E anche il nostro governo, come gli altri dell’Europa occidentale, «ha ricevuto finanziamenti a pioggia, presumibilmente da parte di organizzazioni come il Fmi, per poter garantire la tenuta di un futuro lockdown».Di questo, si sono preoccupati: di come attuare il “carcere duro”. «E non certo di potenziare la sanità e gli ospedali, o di assicurare una prevenzione sanitaria (che nel caso di una pandemia sarebbe dovuta essere la cosa più logica)». Nicola Bizzi li definisce «branco di assassini». Scandisce: «A questi signori non è mai importato niente, della salute degli italiani». Aggiunge: «Non sappiamo cosa si sia effettivamente scatenato. Ma sappiamo che questo virus, o presunto tale – come ha ben documentato Matteo Martini, in “Operazione Corona” – non è stato mai isolato». Seriamente? «Certo: e questo sta venendo fuori, perché il governo giapponese ha fatto un’interrogazione internazionale: ha dimostrato che il virus non è stato mai isolato. Soprattutto, il Giappone ha sfidato tutti i governi (soprattutto quelli dell’Occidente) a dimostrarne l’isolamento: e nessuno ha risposto». Sostanzialmente, quindi, «non c’è nessuna prova che il virus sia mai stato isolato: hanno solo fatto infiniti “sequenziamenti”, la cui utilità è tutta da spiegare. E in compenso, hanno attuato la frode della Pcr: dico frode, perché sappiamo che quello dei tamponi non è un metodo diagnostico riconosciuto. Un’operazione, peraltro, dal costo esorbitante: in un anno, per i tamponi, in Italia abbiamo speso un ammontare equivalente a 10 leggi finanziarie».Per Bizzi, però, il cuore della questione-lockdown non è il business degli approfittatori. A monte, si tratta di una decisione imposta dal super-potere mondiale che controlla le banche centrali. E a valle, una mera questione di ordini da eseguire. «A differenza di alcuni paesi del Nord Europa e dell’Est Europa, che hanno dimostrato molta più autonomia e libertà, i governi dell’Europa occidentale (Italia e Germania, Francia, Spagna) sono totalmente eterodiretti. Non hanno autonomia decisionale: tutte le decisioni importanti non vengono prese nelle sedi istituzionali (governo, Parlamento) ma nell’alveo di organizzazioni sovranazionali». Quali? «Spesso si parla del Bilderberg e della Trilaterale, ma anche queste sono organizzazioni di potere intermedie, che hanno il compito di ratificare, imponendole ai governi, decisioni che sono prese ancora più in alto». Ecco perché Bizzi ricorre a termini impegnativi: «Questo è un piano diabolico, lasciatemelo dire: mira alla distruzione completa dei diritti democratici dei cittadini e del modello stesso di democrazia occidentale».Sono stati abili, i golpisti: hanno operato con la programmazione neurolinguistica, e tutte le mosse dei governi sono state calcolate. «Dalla durata stessa dei lockdown fino ai messaggi lanciati dai media, è stata tutta un’operazione calcolata a tavolino in modo che attecchisse sulle masse, proprio secondo le tecniche della Pnl». Gli architetti della crisi che ha travolto il pianeta hanno unito molteplici interessi: «Per esempio quelli del Forum di Davos, per avviare questa “quarta rivoluzione industriale” fondata sul mito di una falsa “green economy” che in realtà vuole portare al transumanesimo, all’abolizione del contante, alla distruzione dei più basilari diritti degli esseri umani». Come reagire, dunque? «Il dovere principale di chi ha un minimo di raziocinio, e quindi ormai ha capito con che cosa abbiamo a che fare, è quello di resistere con ogni mezzo, cercando di fare corretta informazione: non dobbiamo permettere che questo piano vada avanti, dobbiamo gettare più sabbia possibile nei suoi ingranaggi». Non è facile: gli italiani – dice Bizzi – ci sono cascati: hanno creduto alla storia che è stata loro raccontata.«I nostri connazionali hanno dimostrato una grande incoscienza, e hanno accettato con estrema leggerezza le misure liberticide varate dai governi Conte e Draghi. L’illusione – portata anche dalla televisione – che i governi stessero togliendo la libertà ai cittadini per ragioni sanitarie, emergenziali, ha davvero attecchito, e ha fatto sì che molte persone si adeguassero». Questo, fatalmente, acquisce il senso di isolamento di chi, come Bizzi, alla versione ufficiale non ha mai creduto. «Io sapevo da tempo dove si sarebbe andati a parare, e quando sono arrivate le prime notizie dalla Cina mi sono detto: ecco, ci siamo. Per un mese intero, a febbraio 2020, nessuno ha spiegato che il governo Conte aveva introdotto lo stato d’emergenza già il 31 gennaio: volevano il maggior numero possibile di morti, volevano scatenare il panico e alimentare il terrore». Unica presenza anomala, nell’Italia di quei primi mesi: la Russia. «Non scordiamoci la missione della brigata di militari russi accorsi in Lombardia, specializzati in guerra batteriologica: per la prima volta nella storia, mezzi militari della Russia in un paese Nato. Erano venuti per capire come mai il problema fosse partito proprio dall’Italia».Una missione rimasta in sordina, quella dei russi. «Hanno trovato molte cose, anche se poi le evidenze sono state secretate. Pare sia stato qualcosa di batteriologico, a esser stato rilasciato sul nostro territorio. Non ne ho le prove: se questo fosse vero, però, farebbe emergere complicità criminali inaudite». Ora, però, siamo di fronte a svolte impreviste: ci stiamo forse avvicinando a un capovolgimento della situazione. «Ho ragione di essere ottimista», perché gli esecutori nazionali del piano «hanno semplicemente aggirato la Costituzione, che non è mai stata né sospesa né archiviata, né modificata: gli articoli della Costituzione sono perfettamente in vigore, così come le leggi antiterrorismo – che fra l’altro vietano di circolare a volto coperto (è reato penale)». Inutile spaventarsi: «Non hanno valore le multe comminate da certi emuli della Gestapo, che magari indossano l’uniforme della polizia municipale e sembrano in preda a un delirio di onnipotenza».Bizzi ricorda le scene a cui abbiamo assistito, nel 2020: persino donne anziane malmenate, gettate a terra solo perché non indossavano la mascherina. «Alcuni sindaci erano arrivati a imporre nei supermercati una spesa minima di 50 euro, con vecchi in coda che magari non avevano 10 euro in tasca. Cosa hanno subito, queste persone, grazie a certi amministratori locali? Qui nessuno è esente da colpe». Per Bizzi la verità sta venendo a galla molto in fretta: «E non dobbiamo permettere che certi personaggi la passino liscia. Tutti – dalle più alte cariche dello Stato, fino ai più piccoli amministratori locali – sono stati complici di questo grande inganno, di questa colossale macchinazione, che ha portato a un’indebita, incostituzionale repressione delle libertà. Misure come il coprifuoco: vogliamo scherzare? Neanche nel ‘44 venivano applicate in questo modo». Ma attenzione: «Non bisogna avere timore delle uniformi: polizia e carabinieri hanno giurato, sulla Costituzione, e si trovano a gestire una situazione che non sopportano più».«Io sono in contatto con sindacati delle forze dell’ordine, che da mesi esprimono tutto il loro dissenso: si stanno rifiutando di sanzionare i cittadini, stanno cominciando a ribellarsi anche loro», assicura Bizzi. In più, ci sono forti segnali di un capovolgimento internazionale della situazione: questo ci fa ben sperare. Essendo stata risolta la crisi dei Repo già nell’autunno 2020, «è venuto meno il motore economico di questo colpo di Stato globale: non c’è più una ragione economica per disporre nuovi lockdown allo scopo di fermare l’economia, che infatti si sta riprendendo». Bizzi segnala che è in corso di attuazione anche il Quantum Financial System, che scardinerà completamente gli attuali parametri economici globali (sulla possibilità di emissione monetaria illimitata). Non siamo mai stati completamente soli: la Russia di Putin, quella che aveva inviato i suoi specialisti in Italia, si è smarcata per prima: dimostrando quanto fosse artificiosa, l’intera operazione-paura. «Mosca ha applicato un lockdown solo inziale e molto blando, poi due mesi fa ha rimosso le ultime restrizioni. E ha fatto una mossa molto intelligente: è la stata la prima a lanciare il suo vaccino».Lo Sputnik – dice Bizzi – non è un vaccino mRna: è solo una sorta di antinfluenzale rafforzato, in Russia proposto unicamente su base volontaria. «Da noi invece si tenta di imporre – con la persuiasione, il ricatto e la minaccia – una vaccinazione sperimentale mRna. Agghiacciante: milioni di italiani si sono messi in coda come tanti lemming, pronti a lanciarsi nel precipizio. Si stanno suicidando, e non se ne rendono conto: hanno subito un vero e proprio lavaggio del cervello». Ma anche la geografia mondiale del fronte-vaccini suggerisce he questa operazione stia finendo: «Due terzi dei governi mondiali si sono di fatto smarcati, rifiutando i vaccini mRna (Pfizer, Moderna). Non solo: inaugurando le terapie domiciliari, hanno abbattuto la narrazione dell’ospedalizzazione. Hanno dimostrato che è una montatura: semplicemente assumendo determinati farmaci si evita il ricovero. Una soluzione che in Italia viene ostacolata con ogni mezzo: Speranza è ricorso al Consiglio di Stato. Hanno il terrore che venga messa in crisi la narrazione delle terapie intensive intasate».Già a febbraio, a Bizzi era stato riferito che «sarebbe stato raggiunto un accordo, nell’ambito di una trattativa internazionale fra certe organizzazioni di potere». In pratica, ai golpisti del Covid avrebbero detto: «L’operazione è fallita, è stato raggiunto appena il 20% degli obiettivi prefissati. La verità sta venendo a galla, rischiate una nuova Norimberga. Quindi vi diamo una “timeline”: se dal 12 aprile iniziate una de-escalation per chiudere questa operazione con le buone, vi permettiamo di uscirne puliti». Vale a dire: se i governi si atterranno a questa direttiva, cominceranno a dire che i contagi stanno calando. E se ne vanteranno: «Abbiamo sconfitto il terribile virus grazie ai vostri sacrifici», sarà il refrain. «E cercheranno di uscirne a testa alta. Perché il loro obiettivo è proprio quello: scongiurare una nuova Norimberga. E quindi: evitare che vengano alla luce tutte le responsabilità, a ogni livello, dal Quirinale all’ultimo Comune. Facile attaccare Conte: è indifendibile, ha firmato i provvedimenti più spregevoli. Ma tutti si dimenticano che qualcuno, al di sopra di lui, certe cose le ha autorizzate».Questi signori, quindi, secondo Bizzi «puntano a salvaguardare il sistema», cioè «a impedire che per loro finisca molto male, dal punto di vista giuridico (anche penale)». Erano dunque programmate, le riaperture: graduali, per tenere in piedi la credibilità retroattiva della farsa. «Un mese dopo la segnalazione che avevo ricevuto – racconta sempre Bizzi – Boris Johnson ha annunciato che la Gran Bretagna avrebbe riaperto proprio il 12 aprile, in concomitanza con altre riaperture europee, come quella della Spagna (anche più dura dell’Italia, nella repressione). Ebbene: da un mese la Spagna ha riaperto locali, palestre e piscine, autorizzando anche concerti con migliaia di persone. Sono riaperture chiaramente pianificate: non è che possono dire, da un giorno all’altro, “abbiamo scherzato, vi abbiamo presi in giro”. Non possono riaprire tutto di colpo: perderebbero la faccia, e dovrebbero rinunciare improvvisamente a interessi economici che sono mostruosi». Un oceano di soldi: «Qualcuno è stato appena messo da parte, ma non c’è solo Arcuri: in tanti stanno ancora guadagnando, da questa operazione».Nicola Bizzi parla di «servigi da pagare a migliaia di persone, negli apparati statali: e questa cosa non la si può interrompere da un giorno all’altro». Aggiunge: «La mia impressione – confermata da alcune informative che ricevo – è che ci sia stato un motivo preciso dietro al licenziamento di Conte, con la necessità poi di mettere in piedi questo governo, che peraltro non mi piace per niente». Mario Draghi? «Come ben sappiamo, ha più scheletri nell’armadio di Nosferatu: conosciamo il suo passato e le sue malefatte». Per Bizzi il governo Draghi resta pericoloso: «Un esecitivo che conferma Speranza alla sanità e inserisce al proprio interno personaggi come Colao è tutt’altro che raccomandabile». Per contro, la sua funzione sarebbe quella di «portare l’Italia a una de-escalation, a una uscita graduale da questa operazione, a tappe pianificate (ma in modo da lasciare indenne la politica, facendola uscire a testa alta». Torneremo a respirare, dunque, ma i “collaborazionisti” la faranno franca. «E questo non è accettabile: dobbiamo esigere che ci vengano restituite le libertà che la Costituzione ci garantisce».Se l’Operazione Corona è scattata per motivi finanziari – dice ancira Bizzi – sicuramente è stata sfruttata dai pericolosi fanatici che coltivano apertamente precisi piani mondiali per il depopolamento. Ci sono personaggi come il francese Jacques Attali (mentore di Macron), o come lo stesso Bill Gates, che da trent’anni ci dicono in faccia che siamo in troppi, sulla Terra, e che occorre ridurre forzatamente (con le buone o con le cattive) la popolazione globale, che sta sfuggendo al loro controllo finanziario e politico. «Non è vero che siamo in troppi, per le risorse terrestri. E’ vero invece che le risorse sono mal distribuite: l’1-2% detiene il 90% della ricchezza, non vuole perderne il controllo e la vuole incrementare ulteriormente». Le lezione da trarre? I golpe esistono, ma non sempre vanno in porto come previsto. «Questa operazione era partita con “pacchetti precofenzionati” a cui tutti avrebbero dovuto adeguarsi, e invece molti paesi se ne sono smarcati fin da subito: l’Africa, per esempio, non ha aderito al piano. I paesi dell’Africa nera e del Nordafrica non volevano veder distrutta la loro economia, e soprattutto non volevano partecipare a un piano genocida: perché è qui il vero nodo della questione».Già negli anni ‘80, Jacques Attali scriveva: nel futuro prossimo – visto che non possiamo più ridurre la popolazione coi campi di concentramento e le esecuzioni sommarie – sarà necessario ridurla con altri sistemi: anche con certe terapie iniettabili, che la gente stessa sarà spinta a richiedere. «E infatti ci siamo arrivati», secondo Bizzi, che segnala un sito americano molto inquietante, “Deagel.com”, che si occupa di armamenti. Nel 2017 aveva presentato strane proiezioni statistiche demografiche, immaginando – Stato per Stato – la popolazione mondiale nel 2025. Il sito dichiarò di essersi basato su fonti di intelligence (senza citare quali) e su dati di organizzazioni internazionali (probabilmente la Fao, il Fmi, l’Oms). Un quadro allarmante, che vedeva tutto l’Occidente depopolato. Un’Italia ridotta a 40 milioni di abitanti, una altrettanto drastica riduzione prevista per Francia e Spagna, e una Germania con una popolazione destinata a crollare (da 80 a 28 milioni). Analoga previsione per gli Usa: appena 90 milioni di abitanti, contro gli attuali 320. Stessa sorte per il Canada, mentre il fenomeno non avrebbe investito gli altri paesi del mondo, sostanzialmente stabili.«So che le stime sono andate correggendosi, col tempo, ma la tendenza resta: a essere colpite – secondo “Deagel” – sarebbero solo l’Europa occidentale e il Nord America, più l’Australia e la Nuova Zelanda: cioè quei paesi che hanno adottato le misure più restrittive, applicando alla lettera i dettami di questo colpo di Stato globale, incluse le vaccinazioni forzose (i vaccini mRna)». C’è un nesso, tra queste previsioni e quello che sta realmente avvenendo o che avverrà? Nel 2017 qualcuno già “sapeva” che in Occidente sarebbe stata introdotta una vaccinazione mRna, e che questa – magari – sarebbe stata tale da produrre un simile depopolamento? «Diciamo c’è di che riflettere», dice Bizzi. «La mia opinione – sostiene – è che questa sia una “guerra” contro l’umanità occidentale, contro la nostra civiltà». Guardiamoci attorno: «I paesi africani, asiatici ed est-europei hanno respinto al mittente le richieste dell’Oms. Il vero fulcro di questa operazione sono L’Europa e il Nord America». E’ un fatto: «Stiamo vivendo un’epoca di censura, di medioevo orwelliano», conclude Bizzi. «Io non possiedo tutte le risposte, però mi sto adoperando affinché le verità vengano alla luce».(Il libro: “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, Edizioni Aurora Boreale, 588 pagine, euro 22,80. Bizzi ne è co-autore, editore e curatore insieme a Matteo Martini, chimico farmaceutico, che esamina gli aspetti scientifici e virologici dell’affare-coronavirus, dimostrando la premeditazione dell’esplosione pandemica. Un medico come il dottor Stefano Scoglio, già candidato al Nobel, approfondisce invece gli aspetti clinici della sindrome Covid. Il biologo David Suraci, a sua volta, affronta il tema vaccini, denunciando i pericoli della vaccinazione mRna. All’economista Andrea Cecchi e al giornalista Luca La Bella, analista finanziario, il compito di illuminare i retroscena bancari che sarebbero all’origine della crisi, mentre l’avvocato Marco Della Luna, già autore di “Oligarchia per popoli superflui”, approfondisce gli aspetti giuridici introdotti con le restrizioni. Gli psicologi Alfonso Guizzardi e Alessandro Gambugiati, infine, analizzano le tecniche di manipolazione adottate e i danni psicologici inferti alla popolazione, soprattutto agli anziani e ai bambini. In vetta alle classifiche, “Operazione Corona” è stato realizzato a tempo di record per offrire una panoramica completa ed esaustiva sulla considetta pandemia, illuminandone le principali zone d’ombra).Un colpo di Stato mondiale, progettato contro una vittima in particolare: la nostra società occidentale. Doveva scattare nel 2022, ma la crisi bancaria dei Repo ne ha accelerato i tempi. Ora il golpe è fallito, ma ha lasciato macerie: ha disastrato la democrazia e rottamato l’economia, proprio come volevano i golpisti, ingigantendo la paura e trasformando i cittadini in docilissime pecore, private delle libertà più elementari in nome di un pericolo virtuale, manipolato da cima a fondo. Ormai è cominciata una grande retromarcia, segretamente pattuita, ma a caro prezzo: non si può smontare da un giorno all’altro un “giocattolo” come quello, che ha distribuito miliardi e sta ancora arricchendo intere filiere di beneficiari, migliaia di persone. E il fardello più inquietante è quello rappresentato dai vaccini “genici” in circolazione: aleggia il vecchio incubo del depopolamento, predicato da una certa élite. Una cosa è certa: l’establishment del lockdown spera di passarla liscia, evitando una nuova Norimberga che metta in chiaro i crimini commessi. E il governo Draghi servirebbe proprio a questo: a far uscire l’Italia dall’emergenza, incanalandola però nei binari del Grande Reset in corso. E soprattutto: assolvendo la politica che ha eseguito gli ordini golpisti.
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Michigan e Arizona, le prove: Biden ha rubato le elezioni
Una vittoria di Pirro, quella di Joe Biden nelle presidenziali 2020, truccata dai conteggi delle schede (voto postale) “aggiustati” elettronicamente da Dominion Voting Systems. E’ la scoperta dell’acqua calda: dal 21 gennaio 2021, alla Casa Bianca siede un presidente che in realtà non sembra essere mai stato eletto dal popolo americano. Lo gridò il team legale di Donald Trump, esibendo prove che le autorità giudiziarie si sono sempre rifiutate di analizzare, nel merito: la stessa Corte Suprema federale si è rifugiata dietro a obiezioni di carattere formale (procedurale, tempistico) pur di non esaminare le prove della colossale frode che pare aver assegnato la guida degli Stati Uniti al gruppo di Barack Obama e Kamala Harris, che utilizza come prestanome l’anziano, manipolabile e ultra-corrotto Joe Biden. Un quadro – quello della dimensione decisiva dei brogli, che sta ora riaffiorando, attraverso indagini come quelle condotte in Michigan e in Arizona. Indizi eloquenti: decine di migliaia di schede sarebbero state attribuite arbitrariamente a Biden, contribuendo così a falsare in modo fraudolento il risultato elettorale, beffando la decantata democrazia statunitense.
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Terrorismo e strage: Covid, la denuncia ai Pm di Roma
Associazione a delinquere, omicidio, strage e terrorismo: sono alcuni del capi di imputazione ipotizzati nel voluminoso dossier inoltrato alla Procura di Roma dal biologo Franco Trinca, assistito dagli avvocati Alessandro Fusillo e Francesco Scifo, quest’ultimo presidente dell’associazione European Consumers. Covid a mano armata: un’operazione criminale, deliberatamente pianificata e attuata per ottenere il massimo disastro possibile, facendo esattamente il contrario di quanto occorreva fare? Su questo i denuncianti non hanno dubbi, come anticipato il 21 aprile nella conferenza stampa alla Camera, su iniziativa di Sara Cunial. Il professor Trinca esibisce un faldone gigantesco: 80 pagine di prove, dove ogni affermazione è accuratamente documentata. «Lo sottoponiamo all’autorità giudiziaria – afferma – invitando il magistrato a valutarne i gravissimi profili penali». Un invito anche ai cittadini: basta scaricare il dossier dal sito di Trinca, stamparlo in due copie a presentarlo alla prima caserma dei carabinieri, perché sia inoltrato alla magistratura inquirente.Prima accusa: il Sars-Cov-2, agente della malattia Covid-19, «non è affatto arrivato in Italia come un “fulmine a ciel sereno”: il pericolo imminente di una pandemia da coronavirus diffusivo e potenzialmente pericoloso (se non curato tempestivamente e opportunamente) era stato ampiamente previsto e denunciato dall’Oms e dalla comunità scientifica internazionale». Non solo: «Le autorità sanitarie e governative italiane – questa l’accusa – non hanno compiuto le azioni dovute per preparare il paese e il sistema sanitario nazionale all’impatto con l’ondata pandemica». Come? «Specialmente con la medicina di territorio, come raccomandato dall’Oms». Per esempio: «Non è stato adeguato il piano pandemico risalente al 2006». Su questo, la Procura di Bergamo ha già aperto un’inchiesta giudiziaria, che fra l’altro ha messo sotto accusa Ranieri Guerra, ex dirigente del ministero della salute e poi direttore aggiunto dell’Oms. Peggio ancora: «Non è stato applicato nemmeno uno dei punti-chiave comunque previsti nel vecchio piano del 2006, che prescriveva la somministrazione tempestiva di farmaci antivirali e cure di supporto: non è stato fatto assolutamente nulla».L’Aifa e il ministero di Roberto Speranza – aggiungono Trinca e gli avvocati – hanno fatto anche di peggio: «Hanno vincolato i medici di base a protocolli inefficaci per la gestione domiciliare di Covid-19, indirizzando forte mente all’ospedalizzazione i pazienti sintomatici; questo ha causato (e causa ancora) l’affollamento dei reparti di malattie infettive e delle terapie intensive, nonché decine di migliaia di decessi che si potevano evitare». Sulla base di un quadro emergenziale determinato non tanto dalla malattia in sé, quanto piuttosto «da gravissimi errori di governance sanitaria», sono state imposte – alla popolazione e al tessuto produttivo e dei servizi – pesanti restrizioni dei movimenti e delle attività, dal lockdown al coprifuoco. E le stesse istituzioni sanitarie (Aifa, ministero della salute e Iss) hanno inibito i medici ospedalieri dal fare le autopsie sui pazienti deceduti, «così ritardando di molto l’acquisizione delle complicazioni trombotiche e di coagulazione intravascolare disseminata (Cid) e le relative cure».Non è finita: le autorità sanitarie «hanno contrastato (e contrastano ancora) sia le cure di prevenzione, per il rinforzo del sistema immunitario e di supporto adiuvante in caso di malattia (minerali, vitamine e antivirali), sia efficaci protocolli farmacologici, come quelli utilizzati positivamente da centinaia di medici coraggiosi ed etici che nel frattempo hanno guarito migliaia di pazienti». Attenzione, avverte Trinca: è proprio negando le cure (come se non esistessero) che si è ottenuta la “corsia preferenziale” per la consegna dei vaccini, presentati come unica possibile soluzione. «In alternativa a cure dimostratesi efficaci sul campo – sottolineano i denuncianti – le autorità sanitarie e governative vogliono imporre l’uso di massa di vaccini anti-Covid (per nulla efficaci né sicuri, per carenza ammessa dalle stesse aziende produttrici)». Visto che la politica ancora non si muove, e che il governo Draghi sembra agire replicando le negligenze del governo Conte, il professor Trinca si rivolge direttamente alla magistratura: una tale somma di “errori deliberati” può configurare un elenco di altrettanti crimini? Se i grandi media tacciono, la speranza è che siano i magistrati a occuparsi del caso, analizzandolo da cima a fondo.La prima delle imputazioni ipotizzate è dunque l’associazione per delinquere, finalizzata al compimento di una serie di reati. Il più grave è il reato di strage (articolo 285 del codice penale) per la diffusione di protocolli di cura errati e dannosi, «causando la morte di decine di migliaia di persone». C’è poi il reato di epidemia dolosamente favorita (articolo 438) «per la diffusione indisturbata del contagio da gennaio a marzo 2020, senza l’adozione di alcuna misura di cautela». Il profilo eventualmente criminoso dell’attacco all’economia nazionale si configurerebbe nell’articolo 513 del codice penale (”turbata libertà dell’industria o del commercio”) per il blocco di quasi tutte le attività lavorative durante la quarantena, con la conseguente distruzione dell’economia italiana. Si contemplano anche le lesioni personali (articolo 582) per i danni fisici subiti da tutti coloro che sono stati curati con protocolli terapeutici errati, fino al caso dell’omicidio (articolo 575) per la «morte cagionata a tutti coloro che sono stati curati con protocolli terapeutici errati».Pesantissima anche l’accusa di “condotte con finalità di terrorismo” (articolo 270) per l’attuazione di comportamenti come «la gestione scellerata della pandemia». Azioni che, sia per la loro natura («mancato approntamento delle cure e delle misure di prevenzione necessarie»), sia per il contesto («la situazione di grave allarme determinata dalla martellante narrativa sulla pandemia»), secondo Trinca e gli avvocati denuncuianti «possono arrecare grave danno al paese», fino alla «distruzione del tessuto economico-produttivo mediante l’implementazione di chiusure e limitazioni alle libertà fondamentali». Tutte misure rivelatesi «non solo inutili, ma controproduttive», e inoltre «compiute allo scopo di intimidire la popolazione». Terrorismo, dunque: «La popolazione italiana è stata di fatto intimidita e terrorizzata, dai fatti degli ultimi 14 mesi». Questo è servito anche a «destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un paese che omai vive in uno stato di emergenza perenne».Accusano i legali che affiancano Trinca: grazie alla gestione “terroristica” dell’emergenza, «le ordinarie regole in materia di adozione delle norme di diritto sono state stravolte, e non vi è neppure più la dialettica politica fondata sull’esistenza di maggioranza e opposizione». In altre parole, «le fondamenta stesse dello Stato, ossia l’essere una repubblica democratica fondata sul lavoro, sono state stravolte e distorte nel solo interesse di una gestione centralizzata e profondamente errata della salute pubblica». Un’analisi lucida: per mesi, il governo ha ignorato l’allarme delle autorità sanitarie internazionali sull’arrivo di una possibile, imminente epidemia. Una volta esploso il Covid, non ha applicato nemmeno le vecchie prescrizioni del piano pandemico 2006, che prescriveva antivirali e cure domiciliari. Poi ha depistato i sanitari, inibendo le autopsie e imponendo cure inefficaci. Questo avrebbe causato la morte di decine di migliaia di persone, abbandonate nelle loro case senza le necessarie terapie precoci. Una vera e propria strage: la Procura di Roma se ne occuperà? «Intanto – dice Trinca – invitiamo gli italiani a sottoscrivere la denuncia: se le firme saranno migliaia, sarà impossibile ignorare il nostro appello, affinché vengano svolte indagini accurate».(Per scaricare la denuncia stampabile: download dal sito “Riapriamo l’Italia in Salute”).Associazione a delinquere, omicidio, strage e terrorismo: sono alcuni del capi di imputazione ipotizzati nel voluminoso dossier inoltrato alla Procura di Roma dal biologo Franco Trinca, assistito dagli avvocati Alessandro Fusillo e Francesco Scifo, quest’ultimo presidente dell’associazione European Consumers. Covid a mano armata: un’operazione criminale, deliberatamente pianificata e attuata per ottenere il massimo disastro possibile, facendo esattamente il contrario di quanto occorreva fare? Su questo i denuncianti non hanno dubbi, come anticipato il 21 aprile nella conferenza stampa alla Camera, su iniziativa di Sara Cunial. Il professor Trinca esibisce un faldone gigantesco: 80 pagine di prove, dove ogni affermazione è accuratamente documentata. «Lo sottoponiamo all’autorità giudiziaria – afferma – invitando il magistrato a valutarne i gravissimi profili penali». Un invito anche ai cittadini: basta scaricare il dossier dal sito di Trinca, stamparlo in due copie a presentarlo alla prima caserma dei carabinieri, perché sia inoltrato alla magistratura inquirente.
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Non furono i partigiani a decidere la fine di Mussolini
Giustiziato dai partigiani, il 28 aprile 1945? A correggere la “vulgata” sulla fine del Duce provvedono ormai in tanti. Tra questi, un giornalista come Luciano Garibaldi, autore di veri e propri “scoop” negli anni Novanta. La sua ricostruzione: Mussolini (già condannato a morte due anni prima da Roosevelt e Churchill, secondo Enrico Montermini, come conferma un’intercettazione telefonica della Gestapo) fu “venduto” ai partigiani dal generale Wolff delle SS, ormai accerchiato dagli alleati. A loro volta, i partigiani – che catturarono il dittatore a Dongo, senza che la scorta militare tedesca opponesse resistenza – fu assassinato poco dopo su ordine di 007 inglesi, accorsi sul Lago di Como per far tacere per sempre il Duce e far sparire i documenti che aveva con sé: provavano il complotto ordito con Churchill, fino all’ultimo, per convincere Hitler a deporre le armi in Europa, per poi fare fronte comune contro l’Urss. Doveva morire anche Claretta Petacci – dice Garibaldi – perché era al corrente di tutto. Bisognava impedire che Mussolini e la donna parlassero, con gli americani o anche solo coi giornalisti che stavano affluendo da mezzo mondo per tentare di intervistarlo, dopo la notizia della sua cattura.In un documentario televisivo trasmesso una decina di anni fa, il partigiano Roberto Remund ricorda: nel sollevare il cadavere di Mussolini si accorse che era assolutamente rigido. Sarebbe stato impossibile, se fosse stato davvero fucilato appena un’ora prima, alle ore 17, davanti al cancello di Villa Belmonte, a Giulino di Mezzegra. Significa che era stato fucilato almeno 10 ore prima, ovvero in mattinata. Altra contraddizione clamorosa nel racconto di Lia De Maria, la contadina a casa della quale, dal “capitano Neri” (il partigiano Luigi Canali), erano stati condotti Benito Mussolini e Claretta Petacci. La donna dichiarò che i due prigionieri, a pranzo, avevano mangiato polenta, latte, pane, salame e frutta. L’autopsia sul cadavere di Mussolini, condotta da Caio Mario Cattabeni, stabilì che Mussolini aveva lo stomaco vuoto. Questo sarebbe verosimile se Mussolini fosse stato ucciso, appunto, in mattinata (non nel pomeriggio). Ancora più clamorose le contraddizioni in cui sono caduti i tre protagonisti della presunta fucilazione: Walter Audisio (il famoso “colonnello Valerio”, che avrebbe sparato la raffica di mitra contro Mussolini), Michele Moretti (il partigiano “Pietro”) e Aldo Lampredi (”Guido”, uno dei massimi esponenti del Cln).Su “L’Unità”, Audisio scrisse che, di fronte all’ordine di fucilarlo, Mussolini cadde in preda al terrore, sbavava e lo implorava tremante: «Ma… Ma… signor colonnello…». Molti anni dopo, intervistato dallo storico Giorgio Cavalleri, Michele Moretti (”Pietro”) nel libro “Ombre sul lago” (Arterigere-Chiarotto Editore, 2007) disse che Mussolini – di fronte al “colonnello Valerio” che gli pronunciava la condanna a morte – si mise sull’attenti ed esclamò: «Viva l’Italia!». Quindi: non sbavava e non tremava. A sua volta Aldo Lampredi, braccio destro del “colonnello Valerio”, scrisse un memoriale che lasciò in eredità al Pci (a Cossutta, in particolare), pubblicato da “L’Unità” solo nel 1996, mezzo secolo dopo, anche a seguito delle polemiche scaturite dopo la pubbicazione dei miei articoli su “La Notte” e sul settimanale “Noi”. Nel memoriale, Lampredi raccontò che Mussolini – di fronte al mitra dei suoi giustizieri – si aprì la giacca e gridò: «Mirate al petto!». Tre storie completamente diverse, dunque, dai tre presunti protagonisti della presunta fucilazione. Mussolini “sbavava in preda al terrore”, gridava “viva l’Italia” o urlava “sparate al petto”? Si fossero almeno messi d’accordo: questo fa crollare la versione ufficiale, che Renzo De Felice definì “la vulgata”.Anche Claretta Petacci doveva morire: sapeva tutto, era addirittura la consulente di Mussolini. Non era solo la sua amante: era una donna intelligente, con cui confidarsi e alla quale chiedere consiglio. Chi aveva un valido motivo per sopprimere anche lei? E’ evidente: la Gran Bretagna. Il professor Aldo Alessiani, noto medico giudiziario della magistratura di Roma, dopo l’uscita dei miei articoli, il 9 giugno 1996 mi inviò una copia del suo studio, durato anni, sulla fine di Mussolini: un centinaio di pagine. Aveva studiato le traiettorie dei proiettili, con i fori di entrata e di uscita, basandosi sulle foto scattate al corpo di Mussolini sia sul lettino autoptico che a piazzale Loreto (quei fori non erano compatibili con la fucilazione, ndr). Sempre dopo i miei articoli su “La Notte”, l’ex partigiano Bruno Giovanni Lonati si dichiarò il vero uccisore di Mussolini. Consegnò un libro autobiografico: scritto bene, ma senza prove. Insieme a tre partigiani, avrebbe risposto all’appello rivoltogli da un agente inglese, il “capitano John”, il quale – a loro – avrebbe dato l’ordine di uccidere Mussolini e la Petacci.Gli inglesi dovevano innanzitutto entrare in possesso della documentazione che Mussolini portava con sé. E dovevano essere certi che non potesse essere interrogato, per esempio, dagli americani, né intervistato dalla stampa: a Dongo stavano arrivando giornalisti da tutto il mondo, e doveva essere evitato a tutti i costi un rischio del genere. Era assolutamente da evitare che diventassero di pubblico dominio le manovre poste in atto da Mussolini – in pieno accordo con Churchill – per convincere Hitler a cessare la resistenza in Occidente, per puntare tutte le sue forze contro l’avanzata russa. Cioè: Churchill complottava con Mussolini contro Stalin, tradendo quindi l’alleato sovietico. Di questo, il libro di Ricciotti Lazzero (”Il sacco d’Italia”) è la fonte principale, grazie a lettere fotografate e conversazioni telefoniche registrate dai tedeschi e consegnate al generale Karl Wolff, capo delle SS in Italia.«Credete, Führer – scrive Mussolini a Hitler – il momento è propizio. Il ponte è gettato, ma è un ponte levatoio: possono ancora abbassarlo. Io conosco le vostre reticenze, ma ritengo estremamente necessario rivedere la nostra linea di condotta. Ci costringe una necessità estrema: abbiamo delle grandi possibilità, abbiamo delle armi formidabili in mano, voi le conoscete. Churchill non solo le conosce, ma anche le teme. Datemi il vostro consenso, mettetemi in condizione di poter agire. Le mie relazioni con Churchill sono ancora oggi tali da poter escludere a priori delle difficoltà». Sono frasi di importanza storica: evidentemente, Churchill puntava su Mussolini affinché convincesse Hitler a por fine alla guerra in Occidente, per rivolgersi esclusivamente contro l’Unione Sovietica. Nel momento in cui i sovietici cadevano a milioni, contro l’esercito di Hitler, venire pugnalati in questo modo dal loro alleato inglese era assolutamente inconcepibile.Quindi questo materiale doveva essere fatto sparire. Il carteggio riporta gli incontri avvenuti, durante il periodo della Rsi, tra Mussolini e agenti di Churchill: invitati da Churchill a parlare con Mussolini, per concordare una linea comune che attenuasse la violenza della guerra e arrivasse a un accordo, insieme con Hitler, per fare fronte comune contro l’avanzata del comunismo verso l’Europa occidentale. Il carteggio originale, quello che Mussolini portava con sé, finì subito in mani inglesi, sicuramente, e non certo al movimento partigiano. Però ne erano state fatte moltissime copie, anche fotografiche, consegnate a personaggi di cui Mussolini si fidava. Ebbene: non una, di queste copie, è mai saltata fuori: evidentemente, anch’esse ritornarono a Churchill.Conobbi personalmente il generale Wolff, plenipotenziario di Himmler. Wolff trattò con Donovan (William Joseph Donovan, generale dell’intelligence Usa, ndr), che gli garantì la vita e un ritorno in libertà in tempi abbastanza rapidi. E’ verosimile che in quella trattativa rientrasse anche l’impegno di Wolff a far sì che il Duce venisse catturato? La prova scritta di questo impegno non esiste, ma dovrebbe essere sufficiente il celebre libro dello scrittore e storico tedesco Erich Kuby, dal titolo “Il tradimento tedesco” (Rizzoli, 1983), per dedurne che sicuramente partì dal generale Wolff l’ordine di non proteggere il Duce e lasciarlo nelle mani dei partigiani. E basta rileggersi la penosa risposta che Wolff diede a Erich Kuby, che gli chiedeva perché gli uomini della colonna Wallmeier non avessero fatto nulla per difendere il Duce. La risposta di Wolff fu la seguente: «Poiché Mussolini non aveva rispettato la parola d’onore datami di non lascare Gargnano (sul Lago di Garda) per recarsi a Milano, ed era partito per Milano il 18 aprile, è perfettamente giustificabile che i tedeschi non lo abbiano difeso a Dongo».Penoso: vuol dire che i tedeschi dovevano vendicarsi di Mussolini per il fatto che fosse andato a Milano senza avvertire Wolff? Non ha senso, è una stupidaggine. La risposta, in realtà, prova che l’ordine di non proteggere Mussolini, lasciandolo nelle mani dei partigiani, era stato veramente impartito da Wolff a Wallmeier, che – guardacaso – nessun giornalista storico riuscì mai a individuare, a ripescare e a intervistare. Addirittura non trovarono neanche i suoi documenti originari, la carta d’identità; tant’è che, secondo alcuni storici, il suo vero nome era Schallmeier, e non Wallmeier. Non riuscì a rintracciarlo nemmeno Erich Kuby, grande giornalista. Il che dimostra che era stata una trappola, organizzata dall’alto, proprio col preciso scopo di consegnare Mussolini a quelli che, poi, sarebbero stati i suoi esecutori. Questa è storia: una pagina che va riletta e riscoperta, assolutamente.(Luciano Garibaldi, dichiarazioni rilasciate nel video “La morte di Mussolini e i misteri inglesi”, con Enrico Montermini, su YouTube il 20 dicembre 2020. Tra i libri citati da Garibaldi: Giorgio Cavalleri, “Ombre sul lago”, Arterigere-Chiarotto Editore, 2007; Bruno Giovanni Lonati, “Quel 28 aprile. Mussolini e Claretta: la verità”, Ugo Mursia Editore, 1994; Ricciotti Lazzero, “Il sacco d’Italia. Razzie e stragi tedesche nella Repubblica di Salò”, Mondadori, 1994).Giustiziato dai partigiani, il 28 aprile 1945? A correggere la “vulgata” sulla fine del Duce provvedono ormai in tanti. Tra questi, un giornalista come Luciano Garibaldi, autore di veri e propri “scoop”, negli anni Novanta. La sua ricostruzione: Mussolini (già condannato a morte due anni prima da Roosevelt e Churchill, secondo Enrico Montermini, come conferma un’intercettazione telefonica della Gestapo) fu “venduto” ai partigiani dal generale Wolff delle SS, ormai accerchiato dagli alleati. A loro volta, i partigiani – che catturarono il dittatore a Dongo, senza che la scorta militare tedesca opponesse resistenza – fu assassinato poco dopo su ordine di 007 inglesi, accorsi sul Lago di Como per far tacere per sempre il Duce e far sparire i documenti che aveva con sé: provavano il complotto ordito con Churchill, fino all’ultimo, per convincere Hitler a deporre le armi in Europa, per poi fare fronte comune contro l’Urss. Doveva morire anche Claretta Petacci – dice Garibaldi – perché era al corrente di tutto. Bisognava impedire che Mussolini e la donna parlassero, con gli americani o anche solo coi giornalisti che stavano affluendo da mezzo mondo per tentare di intervistarlo, dopo la notizia della sua cattura. La celebre fucilazione partigiana a Giulino di Mezzegra? Sarebbe stata soltanto una macabra messinscena: Mussolini era già morto, da ore.
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La missione di Draghi e l’inferno dell’ipocrisia pandemica
Ristoranti riaperti ma solo se hanno tavoli all’esterno: per cenare come ai vecchi tempi, come se fossimo in un paese libero, bisognerà attendere un altro mese, fino al 1° giugno. Non solo: permane una “legge di guerra” come l’infame coprifuoco, nell’Italia delle Regioni “colorate”, dove – per passare da un territorio all’altro, se di diverso “colore” – i sudditi dovranno esibire un certificato che dimostri che sono stati vaccinati o che sono appena risultati negativi al tampone. C’è qualcosa di serio, in tutto questo? No: i non-cerebrolesi ormai sanno che i tamponi non sono attendibili, e che i cosiddetti “vaccini Covid” (terapie geniche ancora sperimentali) non garantiscono affatto che il soggetto vaccinato non sia più contagioso. E nonostante questo, il governo ne ha imposto l’inoculo al personale sanitario: violando la Costituzione, oltre che il Codice di Norimberga che vieta i Tso con farmaci non collaudati. E addio diritti umani, dunque. Ma il governo Draghi non doveva dire basta, a tutto questo? Non doveva farla finita, dopo un anno di “arresti domiciliari” imposti da Conte, Speranza, D’Alema e soci, in linea con i compagni di merende del potere cinese?
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Magaldi: ora Draghi cambi musica, sulla gestione Covid
Mario Draghi sta finalmente progettando di mettere l’Italia sulla strada della crescita e dell’uscita definitiva dall’austerity. «Il robusto ricorso al deficit per rilanciare l’economia dimostra la volontà di abbandonare senza timori la lunga stagione del rigore europeo, anche se molti giornalisti – che continuano a interrogarsi sulle necessarie “coperture” finanziarie – non hanno ancora capito che il vento è cambiato, da quando la Bce con Christine Lagarde ha iniziato ad agire come “prestatrice di ultima istanza”, sorreggendo le economie nazionali, fino a portare a zero i tassi d’interesse». Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: «Il ricorso al debito pubblico (strategico, per l’occupazione) dimostra l’infondatezza dell’artificioso paradigma neoliberista, che attraverso la manipolazione degli spread e le speculazioni delle agenzie di rating imputava all’Italia un “eccesso di debito” senza mai tenere conto della reale solvibilità del paese, che resta una delle maggiori potenze industriali del mondo e vanta un robustissimo risparmio privato».Pur scontento dei “ristori” finora erogati, «del tutto insufficienti», Magaldi vede l’Italia di Draghi allineata allo sforzo “rooseveltiano” degli Usa, che annunciano il dispiegamento di ingentissimi investimenti pubblici. «Di concerto con Janet Yellen, titolare del Tesoro – aggiunge Magaldi – l’Italia sta anche mettendo a punto un progetto di tassazione universale a carico delle multinazionali, per abolire il “dumping” fiscale dei colossi economici: un altro modo per restituire forza agli Stati, riequilibrando la disponibilità delle risorse». Magaldi trova incoraggiante la prospettiva illuminata da Draghi, che già un anno fa aveva proposto l’azzeramento dei debiti pregressi, pubblici e privati, «come si dovrebbe fare in tempo di guerra». Dolenti note, invece, sul fronte sanitario: «Resta purtroppo in vigore il coprifuoco, insieme ad altre assurde restrizioni, anche se le riaperture – anticipate all’indomani del 25 aprile, non a caso – rappresentano un messaggio eloquente, sul piano simbolico».Per il presidente “rooseveltiano”, soprattutto, «Draghi dovrà decidersi a cambiare paradigma, anche a proposito del Covid, in vista del prossimo autunno». Accanto ai vaccini («non obbligatori, né in alcun modo vincolanti») deve essere predisposto un protocollo nazionale per le terapie domiciliari: è noto infatti che alcuni farmaci e le cure domestiche precoci «sono in grado di abbattere drasticamente i numeri dei ricoveri e quindi dell’emergenza, mettendo fine al “terrorismo sanitario” che ha a lungo dominato la narrazione della pandemia». Magaldi, intanto, vorrebbe le immediate dimissioni del ministro della salute, il pessimo Roberto Speranza: «Emergono prove della sua reticenza, anche di fronte alle indagini della magistratura sulle bruttissime pagine di “malasanità” di cui è responsabile il suo ministero: in un altro paese, il ministro si sarebbe già dimesso».Perché invece l’inguardabile Speranza resta al suo posto? «Perché Draghi, in modo cavalleresco – risponde Magaldi – intende rispettare la richiesta di Mattarella, che insieme a D’Alema ne aveva caldeggiato la riconferma». Durerà? «Al di là delle frasi di circostanza – chiosa Magaldi – Mario Draghi non stima affatto l’incapace Speranza, rivelatosi completamente inadeguato: lascerebbe la carica, nonostante l’appoggio di Mattarella, qualora le indagini in corso ne rendessero ulteriormente imbarazzante e insostenibile la permanenza alla guida di quel ministero, oggi così decisivo per la “ripartenza” del paese». Naturalmente, aggiunge Magaldi, non è un caso che il dicastero sia occupato proprio da Speranza: «L’esponente di Leu è noto per il servilismo: il “burattino” ideale per personaggi come il suo politico di riferimento, cioè il massone reazionario D’Alema, che – con il governo Conte, anche attraverso Arcuri – ha legato l’Italia a precise filiere cinesi, nel quadro psico-politico che vorrebbe trasformare il coronavirus in un pretesto per la confisca della democrazia, della libertà e dei diritti».Infine, Gioele Magaldi attacca frontalmente Sigfrido Ranucci e il giornalista Giorgio Mottola, che nella puntata di “Report” andata in onda il 12 aprile su Rai Tre «hanno nuovamente operato un grossolano linciaggio mediatico nei confronti di Cecilia Marogna e del cardinale Giovanni Angelo Becciu, nonostante l’ampia riabilitazione giudiziaria della Marogna, esperta di intelligence presentata come opaca millantatrice, a metà strada tra Vaticano, servizi segreti e massonerie». “Report” avrebbe sostanzialmente ignorato lo stesso riavvicinamento tra Becciu, a sua volta riabilitato, e Papa Francesco, accortosi della ingiusta persecuzione mediatica subita dal cardinale. A Cecilia Marogna, inoltre, “Report” ha imputato il tentativo a accreditarsi come liberatrice di padre Pierluigi Maccalli, missionario rapito in Mali, poi liberato dietro il compenso di svariati milioni di euro. «Falso: la Marogna ha solo detto che avrebbe potuto far liberare padre Maccalli pagando un riscatto molto inferiore».Come molti altri organi della stampa mainstream italiana – dice Magaldi, presentato erroneamente come esponente del Grande Oriente d’Italia – anche “Report” pecca di superficialità, prestandosi a campagne tendenziose, allusive e vagamente diffamatorie. «Lungi dall’emendarsi dall’aver inferito sulla Marogna, scarcerata dopo 17 giorni di cella a San Vittore dopo che le autorità giudiziarie italiane hanno definito illegale il suo arresto, “Report” ha evitato accuratamente di sfiorare il tema retrostante, di cui nessuno osa parlare: e cioè l’infame business dei rapimenti in Africa, dove spesso i rapitori e i “liberatori” giocano ad alzare il prezzo del riscatto, prolungando la detenzione degli ostaggi, grazie alla complicità di settori dell’intelligence». Conclude Magaldi: «Anziché parlare a sproposito di massoneria, “Report” farebbe meglio a confessare quali poteri massonici hanno ispirato l’ultima inchiesta: se non li farà Ranucci – avverte – i nomi li farò io, in modo che il pubblico italiano sappia quali sono le fonti (massoniche) da cui “Report” si fa condizionare».Mario Draghi sta finalmente progettando di mettere l’Italia sulla strada della crescita e dell’uscita definitiva dall’austerity. «Il robusto ricorso al deficit per rilanciare l’economia dimostra la volontà di abbandonare senza timori la lunga stagione del rigore europeo, anche se molti giornalisti – che continuano a interrogarsi sulle necessarie “coperture” finanziarie – non hanno ancora capito che il vento è cambiato, da quando la Bce con Christine Lagarde ha iniziato ad agire come “prestatrice di ultima istanza”, sorreggendo le economie nazionali, fino a portare a zero i tassi d’interesse». Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: «Il ricorso al debito pubblico (strategico, per l’occupazione) dimostra l’infondatezza dell’artificioso paradigma neoliberista, che attraverso la manipolazione degli spread e le speculazioni delle agenzie di rating imputava all’Italia un “eccesso di debito” senza mai tenere conto della reale solvibilità del paese, che resta una delle maggiori potenze industriali del mondo e vanta un robustissimo risparmio privato».