Archivio del Tag ‘popolo’
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Carraro: troppi italiani pronti a obbedire al totalitarismo
Ci siamo auto-convinti di essere in presenza di una “guerra mondiale” tra le élite e il popolo. Ma siamo proprio sicuri che sia così, oppure è un racconto consolatorio che ci stiamo facendo, nella speranza che i “cattivi” siano veramente una ristretta élite? Siamo sicuri che il popolo sia composto da invidui tutti buoni, intelligenti e volenterosi, e non invece da persone conniventi e complici di quello che sta accadendo? In quanti avrebbero il coraggio di mettersi davanti al carro armato, come il famoso cinese di piazza Tienanmen? Ci sono milioni di persone che non solo subiscono, ma subiscono felici: e votano esattamente coloro che stanno imponendo queste norme liberticide, giorno per giorno. Non giustifico neanche quelli che “non sanno, non hanno capito”. Oggi, la possibilità di approfondire è sterminata: e quindi, l’essere ignoranti è una colpa che non si può perdonare.Purtroppo, nel nostro paese, milioni di persone sono predisposte al dominio. Già oggi sono prone, pronte a subire l’instaurazione di un regime totalitario. E questo perché, attraverso fenomeni che risalgono anche a trent’anni fa, abbiamo avuto un impoverimento intellettuale, culturale, etico e civico delle masse, del famoso popolo “buono”. Questo fa sì che, in presenza di determinate condizioni, queste masse si trasformino in zelanti esecutrici degli ordini di un regime totalitario. E’ uno schema invariabile, dimostrato nel ‘900 da famosi esperimenti sociologici: nella simulazione della prigione, gli attori chiamati a recitare la parte dei guardiani si immedesimano in quel ruolo fino a superarlo, trasformandosi in carnefici, calandosi – insieme ai prigionieri – in una dimensione di autentico odio reciproco.E stiamo parlando di persone normalissime: se crei le condizioni giuste e spacchi la società in due categorie, una delle quali è la maggioranza sedicente “buona” e l’altra – minoritaria – è il capro espiatorio da schiacciare, tu produci poi il sadismo, quello del kapò del campo di sterminio nazista. L’aguzzino non nasce kapò in quanto psicopatico: è predisposto a diventarlo, purché attorno a lui si creino le condizioni adatte. Secondo me, in questo momento storico stanno scientificamente, dolosamente creando le condizioni perché un popolo – già deprivato di molte delle sue qualità – sia pronto a fare ben peggio di quanto abbiamo visto finora. Potrebbero arrivare anche a “perimetrare” fisicamente i reninenti, rinchiudendoli in qualche capannone: se davvero volessero arrivare lì, col supporto dei media ci arriverebbero. E a quel punto, la china sarebbe inarrestabile.(Francesco Carraro, dichiarazioni rilasciate il 25 novembre 2021 nella trasmissione “Politicamente Scorretto”, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, con Enrica Perucchietti, Gianluca Lamberti e Adriano Fiorelli).Ci siamo auto-convinti di essere in presenza di una “guerra mondiale” tra le élite e il popolo. Ma siamo proprio sicuri che sia così, oppure è un racconto consolatorio che ci stiamo facendo, nella speranza che i “cattivi” siano veramente una ristretta élite? Siamo sicuri che il popolo sia composto da invidui tutti buoni, intelligenti e volenterosi, e non invece da persone conniventi e complici di quello che sta accadendo? In quanti avrebbero il coraggio di mettersi davanti al carro armato, come il famoso cinese di piazza Tienanmen? Ci sono milioni di persone che non solo subiscono, ma subiscono felici: e votano esattamente coloro che stanno imponendo queste norme liberticide, giorno per giorno. Non giustifico neanche quelli che “non sanno, non hanno capito”. Oggi, la possibilità di approfondire è sterminata: e quindi, l’essere ignoranti è una colpa che non si può perdonare.
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Fabian Society e pandemia: come arrivare alla dittatura
Primo nemico, invariabilmente: il popolo (o forse l’essere umano, in quanto tale?). Pericolosamente anarchico, anche gioioso. In una parola: ingovernabile. Come rimediare? Ingannandolo, sostanzialmente. Nella fattispecie, ispirandosi all’arte militare di Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore: saper attendere il momento propizio, per poi colpire. Come la tartaruga totemica della congrega di cui tratta Davide Rossi, nel suo saggio. Il trucco: saper aspettare, anche cent’anni. E’ il marchio di fabbrica della Fabian Society, elusiva struttura la cui ideologia (e non solo quella) sembra ispirare tanta parte delle infamie oggi inflitte all’umanità, nella cosiddetta Era Pandemica. I fabiani, eredi dei proto-socialisti all’occorrenza anche “eugenetici”, li si riconosce dall’atteggiamento politico sfuggente, per non dire subdolo: proprio come il “lupo travestito da agnello” che è l’icona storica di quell’illustre, ambivalente sodalizio nato da un certo “socialismo liberale” ottocentesco, in salsa laburista.Un’istituzione politico-culturale sorta con l’intento dichiarato di realizzare uno statalismo “zootecnico” dall’aria soft, senza cioè gli spargimenti di sangue del leninismo e dello stalinismo. Nel libro “La Fabian Society e la pandemia” (ovvero, “come si arriva alla dittaura”, edito da Arianna), l’autore va in cerca del possibile filo rosso che sembra collegare l’esoterista Annie Besant al nostro Massimo D’Alema, passando per George Bernard Shaw e lo stesso Orwell, il grande Bertrand Russell, autori come Aldous Huxley e figure recenti come quelle di Tony Blair e Gordon Brown, allievi della “terza via” – tra capitalismo e socialismo – annunciata dal sociologo fabiano Anthony Giddens. La premessa: esiste un’élite, “di sinistra”, fermamente convinta che il popolo, semplicemente, non sia in grado di governarsi da solo, cioè in modo democratico. Ergo: serve la guida illuminata di un potere paternalistico e onniveggente, che ne limiti la libertà.Per questa strada, ovviamente, si può arrivare lontanissimo: fino all’attuale regime di Pechino, non a caso adottato nel 2020 come modello – dall’Italia di Conte (e di Bergoglio) – per fronteggiare la terribile, inattesa pandemia. Davvero imprevedibile? Fate voi, dice Rossi: ve lo ricordate, lo strano “suicidio politico” di Salvini nell’agosto del 2019? Davvero pensate che sarebbe stato possibile imporre lockdown e coprifuoco con al Viminale un tizio come Salvini, demonizzato alla stregua di un brutale fascistoide? Ovvero: e se il leader della Lega fosse “impazzito ad arte”, sulla spiaggia del Papeete, proprio perché – lassù – si aveva sentore della catastrofe in arrivo? Tu chiamala, se vuoi, fantapolitica. «Jung le avrebbe definite “coincidenze significative”», chiosa Rossi, guardando all’Italia di oggi: il fabiano Speranza è ancora insediato al ministero della salute, come se Mario Draghi – impeccabile esecutore dei piani del massimo potere – avesse dovuto concedere uno spazio preciso, alla Fabian Society.L’allievo di D’Alema, scrive Rossi, è notoriamente membro della Fabian: seguace di Blair, da studente Speranza fu anche formato dalla London School of Economics, l’università fabiana. Il loro stile è inconfondibile: nessuno scrupolo nell’esercitare il peggior autoritarismo, dopo aver pazientemente atteso che maturassero le condizioni per il più ferreo controllo sociale. Non è una novità – aggiunge Rossi – neppure il fatto che alla sinistra post-comunista venga affidato il lavoro sporco. Il Green Pass imposto da Draghi, peraltro, non lascia adito a dubbi sulle intenzioni dell’élite che punta a colpire l’Italia per arrivare a sottomettere l’intero Occidente. Dove si finisce, di questo passo? Semplice, risponde Rossi: si arriva esattamente dove voleva fin dall’inizio l’ideologia fabiana, cioè a un regime fondato sulla sorveglianza. Il Green Pass? E’ solo il primo step per la nuova normalità: benessere e libertà di movimento, ma in cambio dell’obbedienza (naturalmente, “per il nostro bene”).Il loro sogno? Un mondo senza più l’intralcio della piccola proprietà privata, quella che rende le persone autonome finanziariamente, come nel caso delle Pmi che restano il nerbo dell’economia italiana. Meglio che tutto appartenga a uno Stato-padrone, disposto ad elargire concessioni solo a chi si mostra sottomesso: concessioni ovviamente revocabili in qualsiasi momento, al primo segno di insubordinazione. A meno che – dice ancora Davide Rossi – non si riescano a inceppare, dal basso, gli ingranaggi di questo meccanismo infernale, con atti di diserzione individuale. I segnali non mancano, osserva l’autore: la maggioranza degli italiani è contraria all’obbligo del Green Pass come requisito indispensabile per poter continuare a lavorare, e il 40% di essi ritiene che il “lasciapassare” non abbia alcun significato, sul piano sanitario, in termini di contenimento del famigerato virus. Tutto è evidente, ormai: il gioco è scoperto. Saranno davvero i nipotini della Fabian Society ad avere l’ultima parola?(Il libro: Davide Rossi, “La Fabian Society e la pandemia. Come si arriva alla dittatura”, Arianna Editrice, euro 14,50).Primo nemico, invariabilmente: il popolo (o forse l’essere umano, in quanto tale?). Pericolosamente anarchico, anche gioioso. In una parola: ingovernabile. Come rimediare? Ingannandolo, sostanzialmente. Nella fattispecie, ispirandosi all’arte militare di Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore: saper attendere il momento propizio, per poi colpire. Come la tartaruga totemica della congrega di cui tratta Davide Rossi, nel suo saggio. Il trucco: saper aspettare, anche cent’anni. E’ il marchio di fabbrica della Fabian Society, elusiva struttura la cui ideologia (e non solo quella) sembra ispirare tanta parte delle infamie oggi inflitte all’umanità occidentale, nella cosiddetta Era Pandemica. I fabiani, eredi dei proto-socialisti all’occorrenza anche “eugenetici”, li si riconosce dall’atteggiamento politico sfuggente, per non dire subdolo: proprio come il “lupo travestito da agnello” che è l’icona storica di quell’illustre, ambivalente sodalizio nato da un certo “socialismo liberale” ottocentesco, in salsa laburista.
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Resistenza: promemoria ottimista per tempi pessimi
C’è un dato di fatto con cui bisogna iniziare a fare i conti. Anzi, con cui deve iniziare a fare i conti chiunque si accorga di pensarla quasi sempre in modo diverso, divergente, oppositivo rispetto alla filosofia delle “regole”, delle “restrizioni”, degli “obblighi” oggi dilagante. E anche rispetto all’agenda del futuro, e al programma del presente, sponsorizzato da tutte le istituzioni pubbliche transfrontaliere e da tutte le aziende private multinazionali. Parliamo quindi di una minoranza assai ristretta della popolazione: i riottosi, i renitenti, i resistenti. In una parola, tutti quelli boicottati dal sistema ed etichettati dalla Matrice a vario titolo, e a seconda della bisogna, ieri come “populisti” o “sovranisti”, oggi come “negazionisti”, “no-vax” eccetera eccetera. Gente che non nega un bel niente, che dice sì alla libertà più che no ai vaccini, e ha memoria di come le parole “popolo” e “sovranità” campeggino in bella mostra nell’articolo 1 della Costituzione.Gente che magari usa semplicemente il cervello a un voltaggio un po’ più elevato di quello rasoterra dei format televisivi alla moda o di quello da scuola materna dei telegiornali dell’ora di cena, o di quello ebete e emotivamente isterico dei divi della musica pop. Ecco, tutti costoro sono spesso lodevolmente animati dalle migliori intenzioni di poter “cambiare il mondo”, di sovvertire “il corso degli eventi”, di “rivoluzionare” le cose. È un istinto caparbio tipico delle anime (più) evolute e delle coscienze (più) critiche. Molte delle svolte “miracolose” della storia furono innescate, o assecondate, da personaggi di tal fatta, impastati della stessa tempra. E tuttavia, c’è un dato di fatto – per tornare al punto da cui siamo partiti – con cui tutti i “dispersi” (il nuovo vocabolo con cui il mainstream ha deciso di battezzare chi non si fa “battezzare” dal vaccino) devono fare i conti.Ed è questo: lì fuori c’è una massa sterminata di persone – una maggioranza non solo silenziosa, ma soprattutto non pensante – alla quale va bene tutto così com’è. E per la quale la verità è quella raccontata dai tigì di punta, non esistono mai secondi fini e progetti occulti, l’autorità fa solo il bene del popolo, obbedire è sempre meglio che riflettere e sopravvivere molto meno scomodo che vivere. Questa constatazione è dolorosa ma necessaria. Implica il fare pace con traguardi grandiosi, lodevoli ma (almeno temporaneamente) impossibili. Un proverbio soltanto è in grado di sintetizzare la situazione: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. E non c’è miglior vittima di chi non vuol essere salvato. A tutti i (pochissimi) altri spetta comunque un compito costruttivo, e positivo, su cui concentrarsi: non già (e non solo) tentare di cambiare tutto il mondo, quanto piuttosto sforzarsi di costruirne uno di nuovo per quanto piccolo: fatto di relazioni con chi ci sta, di complicità con chi ha capito, di connivenze con chi ha ancora l’uso della ragione.Non è un atteggiamento disfattista, ma realista. Si può ancora, si deve sempre, lavorare per la costruzione di micro-comunità di “svegli”. I quali andranno a caccia di “risvegliati” o di “risvegliandi” con la stessa tenacia con cui i plotoni alpini di Figliuolo, a partire dall’autunno prossimo venturo, andranno a caccia dei “dispersi”. In un mondo diretto a precipizio verso l’abisso, piccoli obbiettivi di “rivoluzione” personale e collettiva possono compensare la frustrante sensazione (la pericolosa tentazione) di arrendersi perché non c’è più nulla da fare. Anche se è vero, merita comunque di combattere affinchè non sia mai vero per tutti. Al resto penserà la manzoniana provvidenza. Che, credeteci, esiste.(Francesco Carraro, “Promemoria ottimista per tempi pessimi”, da “Scenari Economici” del 5 giugno 2021).C’è un dato di fatto con cui bisogna iniziare a fare i conti. Anzi, con cui deve iniziare a fare i conti chiunque si accorga di pensarla quasi sempre in modo diverso, divergente, oppositivo rispetto alla filosofia delle “regole”, delle “restrizioni”, degli “obblighi” oggi dilagante. E anche rispetto all’agenda del futuro, e al programma del presente, sponsorizzato da tutte le istituzioni pubbliche transfrontaliere e da tutte le aziende private multinazionali. Parliamo quindi di una minoranza assai ristretta della popolazione: i riottosi, i renitenti, i resistenti. In una parola, tutti quelli boicottati dal sistema ed etichettati dalla Matrice a vario titolo, e a seconda della bisogna, ieri come “populisti” o “sovranisti”, oggi come “negazionisti”, “no-vax” eccetera eccetera. Gente che non nega un bel niente, che dice sì alla libertà più che no ai vaccini, e ha memoria di come le parole “popolo” e “sovranità” campeggino in bella mostra nell’articolo 1 della Costituzione.
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Perché ho scritto “La Bibbia Nuda”, con Mauro Biglino
La grande sala congressi ammutolì quando Benazir Bhutto osò denunciare il generale Pervez Musharraf, allora presidente-dittatore del Pakistan. L’accusa: gli uomini dell’Isi, il servizio segreto di Islamabad (agli ordini della Cia), avevano “allevato” i Talebani e protetto Bin Laden, come richiesto dal “terrorista” Bush. Lei, Benazir, di lì a poco si sarebbe candidata per liberare il Pakistan dalla menzogna. Saltò in aria qualche anno dopo, nelle ultime tappe di una campagna elettorale che l’avrebbe incoronata trionfalmente alla guida del suo paese. Ricordo bene quel fugace incontro, a Torino, a margine dell’assise promossa da Gorbaciov insieme ad altri ex leader mondiali, che avevano messo fine alla guerra fredda. In un palazzo del centro, l’indomani, Benazir Bhutto ripeté a beneficio delle telecamere le sue accuse pericolosamente terribili, ma sempre con quel suo sorriso disarmante: quello di chi sa di avere ragione, e ha deciso che bisogna pur metterla in gioco, la vita, se il nemico è così insidioso da saper pervertire integralmente la verità. Pensieri che oggi, tra coprifuochi e pass vaccinali, suonano stranamente familiari.
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Scordatevelo, la storia non finisce con Donald Trump
Alla fine doveva succedere. L’America era spaccata in due non da mercoledì, e nemmeno dalle presidenziali; già all’indomani dell’elezione di Donald Trump partì una campagna di odio che delegittimava il presidente, democraticamente e liberamente eletto e spaccava in due razze l’America, i trumpiani e i dem. Vari furono i tentativi di impeachment per rovesciare Trump e le campagne mondiali per colpirlo e ridicolizzarlo. Fu considerato subito un guerrafondaio in lotta contro il mondo e un dittatore che avrebbe riportato indietro gli States. E invece Trump, pur con i suoi atteggiamenti da guascone, non ha fatto nessuna guerra e ha fatto crescere gli Usa sul piano economico e del lavoro come non succedeva da anni. Il consenso a Trump cresceva e la sua conferma alla Casa Bianca era nell’aria un anno fa. Poi arrivò il Covid e da un verso la campagna mondiale contro di lui, dall’altro le spavalderie di Trump lo portarono a perdere consensi e generare insicurezza.
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“Se il golpe contro Trump riesce, il popolo perde l’America”
Ho letto abbastanza dei rapporti sui brogli, delle dichiarazioni giurate e delle dichiarazioni degli esperti di sicurezza elettorale e degli esperti forensi da poter concludere che le elezioni sono state rubate. Ma non sono sicuro che si farà qualcosa, per queste elezioni fraudolente. L’élite americana non crede più nella democrazia. Consideriamo, per esempio, il Grande Reset del World Economic Forum. È antidemocratico, così come il globalismo. La democrazia è d’intralcio alle agende dell’élite. Infatti, la ragione per cui l’élite disprezza Trump è che lui si basa sul popolo. I giudici non conservano nemmeno il registro delle votazioni per poterlo indagare. In Georgia un giudice federale si è rifiutato di impedire che le macchine per il voto di Dominion fossero cancellate e resettate. Per chi trova troppo tecnico e voluminoso leggere le prove massicce dei brogli elettorali, ecco un breve riassunto. I brogli elettorali sono stati organizzati in tutti gli Stati. Lo scopo non era quello di cercare di rubare gli Stati in rosso, ma di far sembrare il voto più vicino allo schema previsto per fornire una copertura per le frodi estese negli Stati critici.Le macchine per il voto sono state programmate per assegnare i voti con un’inclinazione verso Biden. Il risultato è stato quello di ridurre il margine di vittoria di Trump negli Stati rossi. Negli Stati “swing” sono state utilizzate misure più estese. Il bias di Biden programmato nelle macchine di voto è stato aumentato. Come riserva, un gran numero di voti per corrispondenza fraudolenti sono stati accumulati nelle città controllate dai democratici negli swing States, a Milwaukee, Detroit e Philadelphia. Sebbene la Georgia sia uno Stato rosso, lo stesso è accaduto ad Atlanta, controllata dai democratici. La ragione per cui le votazioni sono state interrotte nel cuore della notte in queste città è stata quella di preparare le schede elettorali necessarie per superare il considerevole vantaggio di Trump e inserirle nel conteggio. Quello è il lasso di tempo in cui agli osservatori degli scrutinii è stato detto di tornare a casa, ed è il periodo in cui sia gli osservatori democratici che quelli repubblicani hanno osservato numerosi atti di frode di ogni tipo. Ci sono voti comprovati dalla tomba, da persone non registrate, da persone fuori dallo Stato. Ci sono schede elettorali retrodatate. Ci sono schede per corrispondenza senza pieghe, cioè schede mai piegate e messe in una busta, e così via.Ci sono luoghi in cui il voto supera il numero di elettori registrati. Alcuni esperti indipendenti e imparziali hanno riferito che i picchi di voto di Biden nelle prime ore del mattino sono impossibili, o così improbabili da avere una probabilità molto bassa di verificarsi. Il fatto che si verifichino contemporaneamente in diversi Stati non rientra nel campo di credibilità. È chiaro che le procedure di voto imposte dai democratici in Pennsylvania sono in violazione della Costituzione dello Stato della Pennsylvania. Un giudice statale della Pennsylvania ha permesso che questa causa andasse avanti e ha dato la sua opinione che avrebbe avuto successo. Sono fiducioso che la corrotta Corte Suprema della Pennsylvania ribalterà la sua sentenza. Se seguire tutto questo è troppo impegnativo per il vostro tempo e la vostra energia, ricadete sul buon senso. Considerate che l’account Twitter di Joe Biden ha 20 milioni di follower. L’account Twitter di Trump ha 88,8 milioni di follower. Considerate che l’account Facebook di Joe Biden ha 7,78 milioni di follower. L’account Facebook di Trump ha 34,72 milioni di follower. Quanto è probabile che una persona con quattro o cinque volte il seguito del suo rivale abbia perso le elezioni?Si consideri che Joe Biden, dichiarato dai giornalisti faziosi presidente “a valanga”, ha dato un messaggio per il giorno del Ringraziamento e solo 1.000 persone hanno guardato il suo comunicato in diretta. Dov’è l’entusiasmo? Considerate che le apparizioni in campagna elettorale di Trump sono state molto seguite, e che quelle di Biden sono state evitate. In qualche modo, un candidato che non ha potuto attirare i sostenitori alle sue apparizioni in campagna elettorale ha vinto la presidenza. Considerate che, nonostante il totale fallimento di Biden nell’animare gli elettori durante la campagna presidenziale, ha ricevuto 15 milioni di voti in più rispetto a Barack Obama nella sua rielezione del 2012. Considerate che Biden ha vinto nonostante il voto di Hillary Clinton nel 2016 sia stato inferiore a quello di Hillary Clinton in tutte le contee urbane degli Stati Uniti, ma ha superato Clinton a Detroit, Milwaukee, Atlanta e Philadelphia, le città dove sono stati commessi i brogli elettorali più evidenti e palesi. Si consideri che Biden ha vinto nonostante abbia ricevuto una quota record di voti primari dei democratici rispetto alla quota di Trump delle primarie repubblicane. Si consideri che Biden ha vinto nonostante Trump abbia migliorato il suo punteggio del 2016 di dieci milioni di voti, e il sostegno record di Trump da parte delle minoranze.Considerate che Biden ha vinto nonostante abbia perso le contea di Bellwether (che hanno sempre previsto l’esito delle elezioni) e abbia perso l’Ohio e la Florida. Si consideri che Biden ha vinto in Georgia, uno stato completamente rosso con un governatore e una legislatura rossi sia alla Camera che al Senato. In qualche modo uno Stato rosso ha votato per un presidente blu. Si consideri che Biden ha vinto nonostante i democratici abbiano perso la rappresentanza alla Camera. Considerate che in Pennsylvania mancano 47 schede di memoria contenenti più di 50.000 voti. Considerate che in Pennsylvania 1,8 milioni di schede sono state spedite agli elettori, ma sono state contate 2,5 milioni di schede per corrispondenza. Si consideri che i giornalisti non hanno alcun interesse, per questa massiccia lista di “improbabili”. Si consideri che i funzionari, i democratici, i social media e i dirigenti tecnologici e le università hanno dimostrato molto più impegno nel far uscire Trump dal suo incarico, indipendentemente dai mezzi di cui dispongono, di quanto ne abbiano profuso per ottenere risultati democratici ed elezioni eque.La massiccia frode delle elezioni del 2020 è stata possibile solo perché la parte “liberal” dell’America ha divorziato dai valori americani e non ha alcun rispetto per essi. Il “liberal” americano non è più liberale. Si è trasformato in un fascista che sopprime i discorsi e nega la legittimità ad altre opinioni. In effetti, i “liberal” sono così ostili all’integrità elettorale che vogliono che coloro che portano le prove di brogli elettorali siano incarcerati. Sono gli americani istruiti, a cui è stato fatto il lavaggio del cervello dalla Teoria della Razza Critica e dalla Politica dell’Identità, che sono liberali, e non la classe operaia, che sono i veri americani. I rossi dello Stato sono americani. Gli Stati blu non lo sono. Gli Stati blu demonizzano i veri americani e li hanno bollati come razzisti e misogini. I veri americani – la maggioranza della popolazione – sono “la briscola deplorevole”. I veri americani si sono appena fatti rubare la democrazia da persone che non hanno né integrità né onore. Se le elezioni rubate rimangono valide, l’America cade. Ma più di un’elezione è stata rubata. Il Deep State, il Comitato Nazionale Democratico e le puttane dei media non hanno rubato le elezioni perché non amano i capelli di Trump, o perché è un razzista, un misogino, un agente russo, o perché ha causato Covid, o per una qualsiasi delle altre false accuse sollevate contro di lui per quattro anni.Trump è odiato perché è contro il sistema. Trump si oppone al sacrificio dei posti di lavoro degli americani da parte dell’élite, che confida nel globalismo e nei portafogli. Trump si oppone alla cancellazione dei monumenti e della storia americana da parte dell’élite, come il New York Times 1619 Project che dipinge tutti i bianchi come americani razzisti. Trump si oppone alla demonizzazione dell’élite degli americani bianchi e alla discriminazione che le élite applicano contro i maschi bianchi eterosessuali nelle scuole e nell’occupazione. Trump si oppone alla Identity Politics, l’ideologia piena di odio dell’America “liberal”. Quando i “liberal” chiamano Trump razzista, intendono dire che non condivide la loro demonizzazione dei bianchi. Se non demonizza i bianchi americani, allora è razzista. Trump è un populista, un presidente della gente comune. Trump è odiato, perché era intento a salvare gli americani comuni dalla sudditanza alle agende dell’élite. Purtroppo, essere populisti non basta per rovesciare un’élite radicata. Solo un rivoluzionario può farlo, e Trump non è un leader rivoluzionario.L’élite si sta liberando di Trump in un modo che rende chiaro a tutti i candidati presidenziali del futuro che la loro unica scelta è quella di rappresentare l’élite. Se in qualche modo una persona anti-establishment si intromette, subirà lo stesso destino dei quattro anni di Trump. Le macchine di Dominion e i corrotti regimi democratici delle grandi città gli ruberanno la sua rielezione, anche se un numero sufficiente di elettori è sfuggito al lavaggio del cervello previsto per difendere il loro campione nelle cabine elettorali. Il Dipartimento di Giustizia di Trump lo ha deluso. Così come l’Fbi, la Cia, la Nsa e la Sicurezza Nazionale. Questo è facile da capire. Quelle sono istituzioni dell’establishment. Proteggono l’establishment, non la legge e la giustizia. Sarà la magistratura, la prossima a far fallire il presidente e la democrazia americana? Se l’elezione rubata (che è un colpo di Stato) rimane, dopo Trump nessun candidato presidenziale oserà tentare di rappresentare il popolo americano. Se questa elezione rubata rimane in piedi, non c’è speranza che il governo possa essere restituito al popolo.(Paul Craig Roberts, “La prova c’è: l’elezione è stata rubata”, dal blog di Craig Roberts del 30 novembre 2020).Ho letto abbastanza dei rapporti sui brogli, delle dichiarazioni giurate e delle dichiarazioni degli esperti di sicurezza elettorale e degli esperti forensi da poter concludere che le elezioni sono state rubate. Ma non sono sicuro che si farà qualcosa, per queste elezioni fraudolente. L’élite americana non crede più nella democrazia. Consideriamo, per esempio, il Grande Reset del World Economic Forum. È antidemocratico, così come il globalismo. La democrazia è d’intralcio alle agende dell’élite. Infatti, la ragione per cui l’élite disprezza Trump è che lui si basa sul popolo. I giudici non conservano nemmeno il registro delle votazioni per poterlo indagare. In Georgia un giudice federale si è rifiutato di impedire che le macchine per il voto di Dominion fossero cancellate e resettate. Per chi trova troppo tecnico e voluminoso leggere le prove massicce dei brogli elettorali, ecco un breve riassunto. I brogli elettorali sono stati organizzati in tutti gli Stati. Lo scopo non era quello di cercare di rubare gli Stati in rosso, ma di far sembrare il voto più vicino allo schema previsto per fornire una copertura per le frodi estese negli Stati critici.
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Brogli, l’élite trema: crolla il sistema, se la spunta Trump
Il canale YouTube “Investire da zero” ipotizza sviluppi potenzialmente sconvolgenti, per le presidenziali americane del 3 novembre. Al termine della notte elettorale, Trump era in vantaggio in tutti gli Stati-chiave, e quindi poteva contare su un numero sufficiente di grandi elettori per essere riconfermato alla Casa Bianca. Poi, il voto per posta e il prosieguo dei conteggi (che si erano interrotti) ha invece capovolto la situazione, a favore di Biden, proprio in quegli Stati. Tra il 5 e il 6 novembre, Trump ha presentato ricorso in 6 Stati (Pennsylvania, Nevada, Georgia, Michigan, Wisconsin e Arizona) denunciando brogli e irregolarità tali da invalidare i risultati. In realtà, secondo Trump, si sarebbe alterato il voto anche in diversi altri Stati, anche se in modo non determinante. Gli Stati-chiave hanno rigettato la revisione richiesta di Trump, con la sola eccezione della Georgia (dove il distacco tra i due candidati era risultato millimetrico). Sembrava quindi una pessima notizia, per Trump: come se si dovesse rassegnare a vedere Biden alla Casa Bianca. Invece, le cose potrebbero stare in maniera diametralmente opposta. E cioè: è possibile che Trump avesse tutto l’interesse a veder rifiutate le sue richieste di riconteggio nei singoli Stati, perché solo così è possibile accedere alla Corte Suprema.
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Trump contesta Biden: il popolo ha diritto a elezioni oneste
«Sappiamo tutti perché Joe Biden si sta affrettando a fingersi falsamente vincitore e perché i suoi alleati dei media stanno cercando così duramente di aiutarlo: non vogliono che la verità sia rivelata». E’ una dichiarazione di guerra, quella con cui Donald Trump il 7 novembre ha risposto all’acclamazione (mediatica) di Joe Biden. «Il semplice fatto è che queste elezioni sono tutt’altro che terminate», precisa il presidente uscente, deciso a non riconoscere nel candidato democratico il vero “winner” delle presidenziali 2020. «Joe Biden non è stato certificato come il vincitore, per non parlare di nessuno degli Stati altamente contestati, diretti a riconteggi obbligatori, o Stati in cui la nostra campagna ha sfide legali valide e legittime che potrebbero determinare il vincitore finale». Poi, Trump si sofferma su alcuni dei casi più contestati: «In Pennsylvania, ad esempio, ai nostri osservatori legali non è stato consentito un accesso significativo per osservare il processo di conteggio». Sintetizza l’uomo tuttora insediato alla Casa Bianca: «I voti legali decidono chi è presidente, non i media». E annuncia: a partire da lunedì 9 novembre, «la nostra campagna inizierà a perseguire il nostro caso in tribunale, per garantire che le leggi elettorali siano pienamente rispettate e che il legittimo vincitore sia insediato».Nell’ultima comunicazione ufficiale, Trump ribadisce la sua linea irremovibile: «Il popolo americano ha diritto a un’elezione onesta: ciò significa contare tutte le schede legali e non contare le schede illegali. Questo – sottolinea – è l’unico modo per garantire che il pubblico abbia piena fiducia nelle nostre elezioni». Durissima l’accusa rivolta agli avversari: «Rimane scioccante che la campagna di Biden si rifiuti di concordare con questo principio di base – scrive Trump – e voglia che le schede siano contate anche se sono fraudolente, fabbricate o espresse da elettori non ammissibili o deceduti». Un’imputazione frontalmente imbarazzante: Trump parla del voto postale “fabbricato in serie”, pervenuto fuori tempo massimo o addirittura inautentico, persino confezionato attribuendo le schede a cittadini morti da tempo. «Solo una parte coinvolta in azioni illecite terrebbe illegalmente gli osservatori fuori dalla sala di conteggio e poi combatterebbe in tribunale per bloccarne l’accesso», aggiunge Trump. «Allora – si domanda – cosa nasconde Biden?». La chiosa è più che una promessa: «Non mi fermerò – averte Trump – finché il popolo americano non avrà il numero di voti onesto che merita e che la democrazia richiede».A suffragio delle tesi di Trump, i suoi sostenitori citano “pacchi di schede” a spasso per l’America, nonché la gaffe di Biden, che avrebbe annunciato “la più grande frode elettorale della storia” (intendendo invece “la più grande sorpresa”). Soprattutto, i trumpiani ricordano le uscite delle due principali lady democratiche, alla vigilia dell’election-day: Hillary Clinton aveva dichiarato di aver chiesto a Biden di non riconoscere in nessun caso l’eventuale vittoria di Trump, mentre a Nancy Pelosi era scappato detto che, scrutinio a parte, alla fine avrebbe vinto Biden, in un modo o nell’altro. Imbarazzante e senza precedenti l’atteggiamento dei media: anche se per legge il presidente viene proclamato solo a dicembre, dal voto parlamentare dei grandi elettori, stampa e network televisivi (insieme a molti politici anche europei, come l’eurocommissario italiano Paolo Gentiloni) si sono affrettati a “incoronare” Biden, esprimendo sollievo per la “sconfitta” di Trump, ancora una volta presentato come il male assoluto. Peggio ancora: Twitter ha oscurato i messaggi di Trump, e la “Cnn” è arrivata a interrompere una diretta del presidente, togliendogli l’audio e smentendolo in tempo reale, avendo “deciso” che le sue contestazioni sarebbero infondate, leggibili solo come la riprovevole ostinazione dello sconfitto che non vuole arrendersi all’evidenza.A proposito di evidenza: il primo dato che emerge è che il presidente uscente ci mette la faccia, mettendo a rischio la tenuta della nazione, per sostenere la tesi dei brogli che avrebbero avvantaggiato Biden. Escludendo l’instabilità mentale, questo potrebbe significare una sola cosa: e cioè che Trump sia realmente convinto di poter dimostrare le sue gravissime accuse, innanzitutto in sede legale, a costo di far impallidire i sospetti di manipolazione elettorale rivolti a paesi come la deprecata Bielorussia. C’è davvero qualcosa di indicibile, nelle urne del 2020, se non ci si ferma neppure di fronte al rischio di lesionare in modo forse irreparabile il prestigio democratico della superpotenza? L’atteggiamento di Trump – inaudito, ma non del tutto inatteso, da parte di un politico ininterrottamente dipinto come “mostro” da tutto il mainstream politico-mediatico – conferma i peggiori timori di chi vede un complotto mondiale dietro la stessa gestione dell’epidemia Covid, che Trump ha contestato fin dall’inizio. Ricorda l’economista Ilaria Bifarini: Trump è la prima, vera vittima politica del coronavirus, perché – avendo centrato il record della piena occupazione – senza il virus avrebbe stravinto. Sempre ammesso, appunto, che la partita non sia ancora finita.«Sappiamo tutti perché Joe Biden si sta affrettando a fingersi falsamente vincitore e perché i suoi alleati dei media stanno cercando così duramente di aiutarlo: non vogliono che la verità sia rivelata». E’ una dichiarazione di guerra, quella con cui Donald Trump il 7 novembre ha risposto all’acclamazione (mediatica) di Joe Biden. «Il semplice fatto è che queste elezioni sono tutt’altro che terminate», precisa il presidente uscente, deciso a non riconoscere nel candidato democratico il vero “winner” delle presidenziali 2020. «Joe Biden non è stato certificato come il vincitore, per non parlare di nessuno degli Stati altamente contestati, diretti a riconteggi obbligatori, o Stati in cui la nostra campagna ha sfide legali valide e legittime che potrebbero determinare il vincitore finale». Poi, Trump si sofferma su alcuni dei casi più contestati: «In Pennsylvania, ad esempio, ai nostri osservatori legali non è stato consentito un accesso significativo per osservare il processo di conteggio». Sintetizza l’uomo tuttora insediato alla Casa Bianca: «I voti legali decidono chi è presidente, non i media». E annuncia: a partire da lunedì 9 novembre, «la nostra campagna inizierà a perseguire il nostro caso in tribunale, per garantire che le leggi elettorali siano pienamente rispettate e che il legittimo vincitore sia insediato».
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Magaldi: lockdown criminale, chi lo impone va processato
Quel tanghero di Massimo Giannini, direttore della “Stampa”, ci ha appena detto che bisogna essere disposti a cedere quote di libertà in nome della salute? Nossignore: non si può essere disposti a sacrificare un bene certo, come la libertà, in nome di una salute che è soltanto presunta. All’inizio dell’esplosione pandemica ci avevano spiegato che tre quarti della popolazione mondiale si sarebbe infettata, visto l’alto tasso di contagiosità (e il basso tasso di letalità). Quindi, piuttosto che “cagarsi addosso” e vivere con la “museruola”, vivere di nuovo segregati nella depressione e nella distruzione ormai quasi completa del sistema economico ordinario, è meglio affrontare il rischio di un problema che, peraltro, molti stanno curando brillantemente a casa. Questo perché forse in ospedale ti curano anche peggio, e non scordiamoci che all’inizio della pandemia molti morti sono stati causati dalla negligenza del sistema sanitario, dalle scelte mediche attuate e dal terrorismo indotto, che ha gettato i cittadini, a valanga, a cercare rimedio nel posto sbagliato, mentre probabilmente bastava intanto una più adeguata prevenzione, e poi una serie di opportuni accorgimenti terapeutici.Cito un virologo mainstream come Guido Silvestri, secondo cui un nuovo lockdown sarebbe irreparabile. Silvestri dice: state calmi, ci si cura e si guarisce da casa. Se aumentiamo il sistema dei tamponi, aumenterà anche il numero dei contagiati. Se il numero dei contagiati viene usato dai media come una clava per fare terrorismo psicologico, e poi su questo i politici costruiscono le loro restrizioni, tra ordinanze e Dpcm, è tutto un montare di una colossale manipolazione. Lo ammettano: l’aumento delle rilevazioni dei contagi non comporta affatto un’ecatombe. Piuttosto, così facendo, abbiamo perso altro tempo: in questi mesi bisognava allestire comunque, anche a costo di lasciarli vuoti, dei centri di terapia (intensiva e non), e invece non è stato fatto un cazzo, di tutto questo. E poi arriva quel gran cialtrone del governatore della Campania, che – dopo non aver fatto niente di utile per migliorare la situazione – ora decide di chiudere tutto. Quanto a cialtronaggine, forse De Luca supera persino lo stesso Conte: chiudiamo tutto, dice, e così conservo questo mio piccolo palcoscenico da guitto, senza arte né parte, che governa una Regione che d’altra parte l’ha appena stra-votato. Ai campani viene da dire: ve lo meritate, De Luca, e adesso tenetevelo.Certo l’alternativa a De Luca qual era? Anche a livello nazionale, non è che l’opposizione – se fosse al governo – farebbe meglio: questa è una classe politica da buttare letteralmente nel cesso. Non c’è un’idea, non c’è una visione di paese, non c’è coraggio. All’opposizione si fanno belli del disagio cui va incontro la cialtronaggine di Conte, ormai finalmente penalizzato dai sondaggi sull’umore degli italiani, ma – a parte questo lucrare sull’altrui insipienza – non c’è una sapienza, che viene contrapposta. Se chiedeste a Meloni e Salvini cosa farebbero, al posto di Conte, questi si metterebbero a biascicare: non lo sanno dire, perché non lo hanno in mente. Cosa fare, oggi? Tranquillizzare la popolazione, togliere qualunque sistema di coprifuoco, favorire la ripresa di tutte le attività economiche. E spiegare che la contagiosità è un dato fisiologico ampiamente previsto, i cui numeri derivano dai tamponi. Ma la gran parte dei contagiati stanno bene e non sono in pericolo. Una parte avrà sintomi influenzali, e solo una piccola parte avrà complicazioni più gravi (curabili all’ospedale e soprattutto da casa, in assoluta sicurezza).Il governo ha offerto un atteggiamento paternalistico e dispotico. Bisognava dire, sia agli anziani (fragili) che agli ipocondriaci paurosi: state a casa, voi sì. Siate liberi di mettervi in lockdown, se non volete contagiarvi e quindi immunizzarvi. Conosco tanti anziani che hanno contratto il Covid, si sono curati e oggi stanno meglio di prima. Se invece avete paura, state a casa: trinceratevi in un auto-lockdown responsabile, ma non rompete i coglioni agli altri. Intendiamoci: capisco gli anziani e anche gli ipocondriaci, spaventati da questo terrorismo psicologico sparso a piene mani, da mesi. A loro va tutta la mia solidarietà e simpatia. Ma in questi giorni, per strada, abbiamo anche a che fare con gente che se avesse un’arma la userebbe, per eliminare il pericoloso “untore” che a distanza di 50 metri ha osato abbassarsi la mascherina per respirare, per prendersi giustamente una boccata di ossigeno, sapendo che l’uso prolungato della mascherina può causare danni alla salute.Ci stanno proponendo un nuovo lockdown? Saranno processati. Ormai bisogna pensare che molti protagonisti di questa fase storica andranno processati: per danni alla salute fisica e psichica dei cittadini e per i danni irreparabili arrecati all’economia, quindi alle condizioni di sussistenza, oltre che per grave attentato alla Costituzione. Il “partito cinese”, trasversale e annidato anche nel governo italiano, sta sfruttando la pandemia per devastare l’economia, che già era in sofferenza, in modo da ottenere un maggior controllo sociale: una persona che sia privata della sua autonoma via alla libertà economica sarà più incline a sottomettersi al “padrone” istituzionale che gli dà la mancia, e parliamo di istituzioni oggi occupate da gente che ha in odio la democrazia. Provo dolore, di fronte allo spettacolo degli italiani costretti a rinunciare a lavorare, e quindi a sostentarsi economicamente, con la paura di chi vede esaurirsi anche gli ultimi risparmi. Le nostre città sono diventate spettrali: i cittadini già rimpiangono la vita che non c’è più, e che di questo passo non potrà esserci più, per lunghi anni.Al tempo stesso, però, questa è una grande occasione: è la grande occasione per mostrare chi è davvero coraggioso e chi è vigliacco, chi ha voglia di combattere e chi è soltanto un “leone da tastiera”, chi ha coscienza dei propri diritti e anche coscienza del proprio dovere, di difendere i suoi diritti e quelli degli altri. Durante l’estate appena trascorsa si credeva che sarebbero diminuite le restrizioni, e che il governo avrebbe inondato con una pioggia di miliardi le attività danneggiate. Si sperava che saremmo tornati a un trend di vita normale, ma così non è stato. Anzi: ci stanno proponendo un nuovo lockdown. Ebbene, ora la misura è colma. Il Movimento Roosevelt rivolgerà al governo un ultimatum, con misure per assistere gli italiani. E scenderà in campo la Milizia Rooseveltiana, per fare una rivoluzione, con le sue incursioni radicalmente teatrali. Abbiamo bisogno che, ogni settimana, gruppi “rooseveltiani” (anche esigui) infrangano il lockdown, infrangano il coprifuoco e si facciano portare nei commissariati, diventino dei “fuorilegge” riconosciuti, naturalmente nel senso alto e nobile della disobbedienza civile. E’ quella cosa per la quale, di solito, i rivoluzionari pacifici e nonviolenti vengono riconosciuti, dalle istituzioni e dello stesso popolo, come benemeriti eroi.Quindi, attenzione: chi scaglia bottiglie, sfascia le vetrine dei negozi e lancia molotov contro le forze dell’ordine non ha capito nulla. Spesso, poliziotti e carabinieri sono assolutamente simpatetici con le ragioni dei manifestanti: sono cittadini anche loro, e si rendono ben conto di trovarsi a fare i “cani da guardia” di qualcosa che è profondamente iniquo. Quindi solidarizzate, fraternizzate con le forze dell’ordine. Cercate, con loro e con l’opinione pubblica, una sintonia. E non si tratta nemmeno di demonizzare questi poveracci che sono al governo: sono solo camerieri e maggiordomi. C’è una volontà più proterva, che va oltre il governo italiano, anche se ricade su segmenti amministrativi e governativi. Noi dobbiamo testimoniare, di fronte all’opinione pubblica italiana, che – in modo reiterato e minuzioso – si può e si deve rintuzzare queste misure che sono state prese. Ci sono gli sguardi del mondo, sull’Italia. Facciamo in modo che il mondo diventi consapevole che il danno di questa pandemia non è nel virus, ma è nelle cattive misure politiche prese per fronteggiarlo.(Gioele Magaldi, dichirazioni rilasciate il 31 ottobre 2020 nella diretta web-streaming “Pane al pane”, di MrTv, su YouTube).Quel tanghero di Massimo Giannini, direttore della “Stampa”, ci ha appena detto che bisogna essere disposti a cedere quote di libertà in nome della salute? Nossignore: non si può essere disposti a sacrificare un bene certo, come la libertà, in nome di una salute che è soltanto presunta. All’inizio dell’esplosione pandemica ci avevano spiegato che tre quarti della popolazione mondiale si sarebbe infettata, visto l’alto tasso di contagiosità (e il basso tasso di letalità). Quindi, piuttosto che “cagarsi addosso” e vivere con la “museruola”, vivere di nuovo segregati nella depressione e nella distruzione ormai quasi completa del sistema economico ordinario, è meglio affrontare il rischio di un problema che, peraltro, molti stanno curando brillantemente a casa. Questo perché forse in ospedale ti curano anche peggio, e non scordiamoci che all’inizio della pandemia molti morti sono stati causati dalla negligenza del sistema sanitario, dalle scelte mediche attuate e dal terrorismo indotto, che ha gettato i cittadini, a valanga, a cercare rimedio nel posto sbagliato, mentre probabilmente bastava intanto una più adeguata prevenzione, e poi una serie di opportuni accorgimenti terapeutici.
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Maddalena: il debito con l’Ue ci rende schiavi degli stranieri
Per la prima volta nella storia si assiste a una doppia tragedia di carattere universale. Da un lato la distruzione ambientale che avanza senza soste, destando enormi preoccupazioni soprattutto per lo scioglimento delle calotte polari e l’estinzione dei ghiacciai che alimentano le sorgenti di acqua potabile. Dall’altro lato l’aumento, che sembra irrefrenabile, dell’infezione da corona virus, che, secondo dati ufficiali, ha superato il milione di decessi e 33 milioni di contagi, creando più morti di Aids e malaria messi insieme, accertati nel 2019. E c’è una malattia ancora più grave, quella che Cicerone chiamava la imbecillitas mentis, cioè l’indebolimento della logica e l’indifferenza generale, al punto che il negazionismo ha raggiunto quote inimmaginabili (si pensi ai due veneziani, convinti che la terra è piatta, i quali su una barca volevano raggiungere il confine del mondo e sono stati salvati per miracolo nei pressi dell’isola di Ustica). Per quanto riguarda l’economia, c’è oscurità nelle proposte avanzate dal nostro governo, che si dibatte tra 557 proposte (tra loro scollegate) per l’utilizzo del Recovery Fund, mentre non decide, come vorrebbero il Pd e lo stesso Visco, governatore della Banca d’Italia, per l’acquisizione dei prestiti del Mes.Nessuno ha capito che più l’Italia si indebita, più diviene schiava degli stranieri, ed è costretta a continuare a svendere le proprie fonti di produzione di ricchezza e, addirittura, l’intero territorio nazionale. L’Italia, invero, ha una sola via da percorrere, revisionare il debito attuale, che per la quasi totalità è stato messo sulle nostre spalle dalle ciniche operazioni del mercato generale, che fece schizzare i tassi d’interesse fin oltre il 30%, dopo che Andreatta, con lettera del 12 febbraio 1981, impedì alla Banca d’Italia di comprare i buoni del Tesoro rimasti invenduti. Si tenga presente in proposito che dalla speculazione, che è un fatto illecito, non possono nascere diritti di credito, e quindi detto debito pubblico, come ha già scritto Paolo Ferrero, deve ritenersi inesistente. Non bisogna poi assumere nuovi debiti di qualsiasi natura e far ricorso invece all’emissione di una moneta di Stato, la cui circolazione è limitata al territorio nazionale. Fatto questo non vietato dai Trattati e ritenuto necessario da economisti della portata di Joseph Stiglitz e James Kenneth Galbraith. Fondamentale poi è ricorrere ricostituzione del “patrimonio pubblico italiano”, facendo ricorso alle rinazionalizzazioni dei servizi pubblici essenziali, delle fonti di energia e delle situazioni di monopolio, come prescrive il più volte citato articolo 43 della nostra Costituzione.Se l’Italia non riprende la ricchezza nazionale che le appartiene a titolo di sovranità, non uscirà mai dal ginepraio nel quale l’hanno gettata molti governanti traditori della Patria attraverso le micidiali “privatizzazioni”. E a questo punto bisogna ricordare che le delocalizzazioni e le svendite di imprese strategiche devono essere vietate dal governo con l’uso del Golden power. Per quanto ci risulta mai utilizzato. Solo ricostruendo l’Italia sul piano finanziario ed economico, riprendendoci il patrimonio pubblico, che è nella proprietà pubblica del popolo a titolo di sovranità, potremo uscire da questa impasse, piuttosto che asservirci allo straniero. Ma i nostri governanti, con a capo il ministro del Tesoro Gualtieri, e ora anche il governatore della Banca d’Italia Visco, vivono ancora in un mondo diverso, e non si rendono conto, ad esempio, che le Autostrade sono proprietà pubblica del popolo italiano e che Atlantia è soltanto gestore di questo bene. Mentre il governo ha il dovere imprescindibile, se davvero volesse agire con disciplina e onore, di utilizzare l’unica via che la legge gli impone: quello della revoca delle dette gestioni a causa delle inadempienze contrattuali del detto gestore, anche se avvenute due anni fa. Si ricorda che la prescrizione contrattuale è di 10 anni, mentre quella aquiliana è di 5 anni, secondo il vigente Codice civile.Inappropriate sono anche le discussioni che si fanno nei confronti dell’Europa, alla quale noi non abbiamo “ceduto” la nostra sovranità, ma soltanto “limitato” il suo esercizio per perseguire, in condizioni di parità con gli altri Stati, la pace e la giustizia fra le nazioni, e non per arricchire i paesi più forti ai danni dei più deboli, come vuole il pensiero predatorio neoliberista, accolto in pieno dai manovratori dell’Europa (con qualche recente eccezione da parte della Ursula von der Leyen). Tale pensiero predatorio neoliberista ha portato addirittura la Corte Europea a dichiarare lecita la costituzione di paradisi fiscali all’interno dell’Unione, fatto che dimostra una subordinazione a detto pensiero anche da parte di detti giudici. L’Italia deve agire con dignità ed onore e deve essa scegliersi i suoi partner internazionali, escludendo, allo stato dei fatti, Olanda, Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia e i paesi del blocco di Visegrad, e aprendo invece ai paesi a lei più vicini per tradizione e cultura, come Spagna, Grecia e Portogallo. “Quisque artifex fortunae suae”, ciascuno è artefice della propria fortuna, e mai, come in questo momento, l’Italia deve liberarsi da idee sopraffattrici imposte dagli stranieri e agire per la sua salvezza, tenendo presente che l’obiettivo ultimo da raggiungere è la “salus rei pubblicae”, la salvezza della Patria.(Paolo Maddalena, “L’Italia più si indebita più diventa schiava degli stranieri, serve l’emissione di una moneta di Stato”, da “L’Antidiplomatico” del 28 settembre 2020. Il professor Maddalena, eminente giurista italiano, è vicepresidente emerito della Corte Costituzionale e presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”).Per la prima volta nella storia si assiste a una doppia tragedia di carattere universale. Da un lato la distruzione ambientale che avanza senza soste, destando enormi preoccupazioni soprattutto per lo scioglimento delle calotte polari e l’estinzione dei ghiacciai che alimentano le sorgenti di acqua potabile. Dall’altro lato l’aumento, che sembra irrefrenabile, dell’infezione da corona virus, che, secondo dati ufficiali, ha superato il milione di decessi e 33 milioni di contagi, creando più morti di Aids e malaria messi insieme, accertati nel 2019. E c’è una malattia ancora più grave, quella che Cicerone chiamava la imbecillitas mentis, cioè l’indebolimento della logica e l’indifferenza generale, al punto che il negazionismo ha raggiunto quote inimmaginabili (si pensi ai due veneziani, convinti che la terra è piatta, i quali su una barca volevano raggiungere il confine del mondo e sono stati salvati per miracolo nei pressi dell’isola di Ustica). Per quanto riguarda l’economia, c’è oscurità nelle proposte avanzate dal nostro governo, che si dibatte tra 557 proposte (tra loro scollegate) per l’utilizzo del Recovery Fund, mentre non decide, come vorrebbero il Pd e lo stesso Visco, governatore della Banca d’Italia, per l’acquisizione dei prestiti del Mes.
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Lockdown, dittatura e screening di massa: volete questo?
Sono le ventitre e trenta di lunedì 21 settembre. In molti, tramite Facebook e altri social network, mi stanno chiedendo un commento “a caldo” del risultato elettorale. Ebbene, anche se i risultati non sono definitivi e non è stato completato lo spoglio delle schede, un commento “a caldo” ve lo darò, ma potrebbe non piacervi. Premesso che non nutro più alcuna fiducia in una “opposizione” falsa e meschina che è al 100% corresponsabile dello stato di dittatura che stiamo vivendo, oggi vedo solo un popolo indegno di idioti lobotomizzati e totalmente succubi della vulgata “pandemica”, un popolo che ha dimostrato di non meritare alcuna libertà, alcuna giustizia e alcuna democrazia. Un popolo che ha ceduto senza esitare i diritti e la libertà, conquistati con il sangue dalle generazioni che ci hanno preceduto, in cambio di una museruola e degli arresti domiciliari. Un popolo di lemming che si avvia gioiosamente nel precipizio! Cosa volete sperare da un popolo simile?Chiaramente non sto accusando le decine di migliaia di italiani che hanno ben compreso la drammaticità della situazione che da molti mesi stiamo vivendo e le autentiche ragioni che si celano dietro alle azioni e alle politiche di un governo totalmente eterodiretto, che non ha esitato a calpestare la nostra Costituzione e ogni legalità pur di perseguire un’agenda impostagli da lobby di potere sovranazionali.Molti italiani hanno infatti compreso cosa sta accadendo e dove chi ci governa intende arrivare, e tentano per quanto possibile di reagire e di contrastare questa ignobile deriva totalitaria e tecnocratico-sanitaria. Ma il problema è che sono pochi, ancora troppo pochi. Parliamoci chiaro: non mi aspettavo niente da questa tornata elettorale, se non un minimo di orgoglio da parte di tutti coloro (e sono milioni, non poche centinaia!) che sono stati danneggiati, non solo economicamente, ma anche umanamente, dalla folle politica di questo esecutivo. Speravo forse che un numero consistente di questi Italiani voltasse le spalle, almeno nel segreto dell’urna elettorale, al peggiore governo che l’Italia abbia mai subito dal dopoguerra ad oggi. Ma risulta evidente che milioni di nostri concittadini sono andati a votare come se niente fosse, continuando a dare ciecamente fiducia ai propri partiti di riferimento, dimenticandosi completamente dei soprusi e degli abusi che stanno incessantemente subendo dallo scorso febbraio.Oggi, 21 settembre, il giornalista Dino Valle ha riportato, tramite il suo sito, una notizia che deve far riflettere e aprire gli occhi a chi fino ad oggi li ha tenuti chiusi: un comune della provincia di Avellino, Sperone, è stato messo in lockdown con il pretesto dell’aumento dei contagi di Covid-19. Un falso aumento, questo è chiaro, poiché si tratta nella stragrande maggioranza di presunti positivi asintomatici, vale a dire persone in perfetta salute. Eppure, il sindaco di questo comune, Marco Alaia, non ha esitato un attimo ad autorizzare delle gravissime misure restrittive: gli esercizi commerciali dovranno restare chiusi, ad eccezione di quelli ritenuti di “prima necessità”, saranno chiusi anche i pubblici uffici e gli abitanti saranno costretti ad indossare mascherine anche all’aperto. Ma non è finita qui: il sindaco ha anche annunciato che provvederà, in spregio ai più elementari diritti costituzionali in merito alla regolamentazione dei trattamenti sanitari o diagnostici obbligatori, ad effettuare uno screening di massa.«In seguito alla richiesta del 16/09/2020 fatta dal Sindaco del Comune di Sperone all’Asl di Avellino circa la necessità di condurre una indagine epidemiologica Covid-19 sul territorio comunale, in virtù delle positività rilevate – si legge nella nota – si rappresenta che presso l’area mercato del comune di Sperone è possibile effettuare tamponi alla popolazione residente per lo screening epidemiologico, a cura dell’Asl di Avellino. Si invita la cittadinanza a collaborare rispettando le norme anti Covid-19», conclude questa allucinante nota del Comune di Sperone. Quando vi sveglierete? Quando capirete che entro pochi giorni o poche settimane centinaia di comuni italiani verranno spinti da questo governo ad agire nel medesimo modo? Quanto ancora sarete disposti a sopportare questi nuovi lockdown a macchia di leopardo, il cui unico scopo sarà quello di effettuare screening e tamponi di massa e di rinchiudervi di nuovo in casa?(Nicola Bizzi, “Lockdown, dittatura e screening di massa. È questo che volete?”, da “Database Italia” del 21 settembre 2020).Sono le ventitré e trenta di lunedì 21 settembre. In molti, tramite Facebook e altri social network, mi stanno chiedendo un commento “a caldo” del risultato elettorale. Ebbene, anche se i risultati non sono definitivi e non è stato completato lo spoglio delle schede, un commento “a caldo” ve lo darò, ma potrebbe non piacervi. Premesso che non nutro più alcuna fiducia in una “opposizione” falsa e meschina che è al 100% corresponsabile dello stato di dittatura che stiamo vivendo, oggi vedo solo un popolo indegno di idioti lobotomizzati e totalmente succubi della vulgata “pandemica”, un popolo che ha dimostrato di non meritare alcuna libertà, alcuna giustizia e alcuna democrazia. Un popolo che ha ceduto senza esitare i diritti e la libertà, conquistati con il sangue dalle generazioni che ci hanno preceduto, in cambio di una museruola e degli arresti domiciliari. Un popolo di lemming che si avvia gioiosamente nel precipizio! Cosa volete sperare da un popolo simile? Chiaramente non sto accusando le decine di migliaia di italiani che hanno ben compreso la drammaticità della situazione che da molti mesi stiamo vivendo e le autentiche ragioni che si celano dietro alle azioni e alle politiche di un governo totalmente eterodiretto, che non ha esitato a calpestare la nostra Costituzione e ogni legalità pur di perseguire un’agenda impostagli da lobby di potere sovranazionali.
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Tar Calabria, sentenza-bomba: no al vaccino antinfluenzale
Grazie ai medici dell’Ampas, in Calabria l’obbligo del vaccino antinfluenzale per medici e anziani (over-65) viene annullato. E’ il Tar calabrese a bocciare l’ordinanza di Jole Santelli, presidente berlusconiana della Regione. La sentenza del tribunale amministrativo di Catanzaro è stata pubblicata il 15 settembre. Una vittoria molto importante per Ampas (”Medicina di segnale”), che si è vista riconoscere che «è lo Stato ad essere l’unico ad avere il potere di legiferare in materia di trattamenti sanitari obbligatori come l’imposizione vaccinale», e che la legislazione generale dello Stato in materia di vaccinazioni deve essere basata «sugli indirizzi condivisi dalla comunità scientifica nazionale e internazionale». Quest’ultima determinazione, scrive Andrea Ippolito su “Il Gazzettino Vesuviano” in un articolo ripreso dal blog “Libero Pensare” curato da Piero Cammerinesi, mette un punto fermo sulla questione. E riconosce che esiste un dibattito molto ampio, nella comunità scientifica nazionale e internazionale, «in merito all’inopportunità di una vaccinazione antinfluenzale estesa a intere categorie e a tutti gli anziani, oltre alla sua presunta utilità come mezzo di contrasto all’epidemia da Sars-Cov-2».