Israele dichiara guerra ai bambini di Gaza
«E’ improvvisamente corsa dentro casa e si è inginocchiata al centro del stanza dove stavamo tutti. Non avevamo capito fosse ferita, fino a quando non ha iniziato a vomitare fiotti di sangue dal naso e dalla bocca. I suoi fratelli erano immobili dinnanzi a lei, terrorizzati». Dopo il massacro della famiglia Abu Said, che la settimana scorsa ha portato all’uccisione di una madre di cinque figli e il ferimento di altri tre civili, l’esercito israeliano ha esercitato ancora una volta l’uso di armi proibite contro la popolazione della Striscia di Gaza. Lo afferma Vittorio Arrigoni, in prima linea nel denunciare gli abusi delle forze israeliane nella zona più calda del Mediterraneo, dove i soldati sparano ai bambini.
Secondo la ricostruzione basata sulle dichiarazioni dei testimoni, scrive Arrigoni su “PeaceReporter”, nel pomeriggio del 21 luglio, a Beit Hanun, alcuni «guerriglieri della resistenza palestinese» hanno cercato di respingere un’incursione di mezzi militari israeliani che avevano varcato di circa duecento metri il confine. Il fuoco israeliano ha immediatamente ucciso uno dei miliziani, Mohammed Hatem al-Kafarna, 23 anni, mentre un altro resistente, Qassem Mohammed Kamal al-Shanbari, di anni 20, è deceduto in ospedale per le ferite riportate. «Non paghi di questo – continua Arrigoni – un carro armato delle Israel Defense Forces (Idf) ha sparato tre proiettili carichi di “freccette” in varie aeree di Beit Hanun danneggiando abitazioni e ferendo otto civili, fra i quali una donna e cinque bambini».
Le “freccette”, il cui utilizzo in aeree densamente abitate è dichiarato illegale da Amnesty International e dalle maggiori organizzazioni per i diritti umani, sono piccoli dardi metallici dalla punta acuminata, lunghi 4 centimetri e provvisti di 4 alette nella parte posteriore, con cui vengono caricati i proiettili da 120 millimetri dei carri armati. Quando il proiettile esplode in aria, a 30 metri dal suolo, disperde uno sciame di 5-8mila freccette in un raggio conico, investendo un’area larga 300 metri e lunga 100. Appena ricevuta la notizia, Arrigoni si è precipitato all’ospedale al-Shifa insieme ai suoi compagni dell’International Solidarity Movement. Sono tuttora ricoverati in gravi condizioni Samah ‘Eid al-Masri, di 9 anni, ferita gravemente al petto, e Haitham Tha’er Qassem, 4 anni, copito seriamente al volto. Entrambi i bambini sono stati quasi uccisi dalle “freccette” sparate dal tank.
«Quando Samah è arrivata in ospedale era in fin di vita», afferma il medico che l’ha presa in cura. «E’ molto complicato e tremendamente doloroso e traumatico inserire un tubo di drenaggio nel torace di un bambino. La bambina ha perso molto sangue». Le condizioni di Samah si sono ulteriormente aggravate per via della sua malattia: come ha spiegato la madre, Samah e altri tre dei suoi figli soffrono di talassemia, affezione difficilmente curabile in una Gaza sotto assedio. Secondo un recente rapporto del Palestinian Center of Human Rights, Israele previene l’entrata all’interno della Striscia del Exjade , farmaco specifico nella cura dei malati talassemici.
Una famiglia da sempre vittima dell’esercito israeliano, quella degli Eid Al Masri. «Durante l’operazione militare “Piombo Fuso” – ricorda Arrigoni – una bomba ha centrato la loro casa uccidendo un conoscente della famiglia e ferendo alla testa Ryad, un altro fratello di Samah, che per le ferite riportate ha perso la vista». Mercoledì pomeriggio Samah stava giocando da sola in strada, ben distante dal confine e dal terreno degli scontri come ci ha tenuto a sottolineare la madre, fino quando non si sono uditi una serie di colpi nell’aria e successivamente l’urlo straziato della bimba colpita.
A pochi letti di distanza da Samah, un’altra minuscola vittima è ricoverata, il viso celato dai bendaggi. E’ Haitham Thaer Qassem,di soli 4 anni. Avevano mandato fuori Haitham per una commissione in un negozio lì vicino, ha raccontato la madre, quando una bomba è caduta a 200 metri di distanza e ha scatenato lo sciame di “freccette” che lo hanno colpito ferendolo alla schiena, alla gamba destra e gravemente al viso. Alcune di queste frecce di acciaio sono ancora all’interno dell’esile corpo del bambino, e sarà necessaria una complicata operazione per rimuoverle.
«Mentre ci allontanavamo dal reparto ospedaliero, via da Haitham che riprendeva conoscenza in preda a violente convulsioni, e via da Samah che soffocava sforzandosi di tenere in bocca il respiratore – aggiunge Arrigoni – mi è arrivato un messaggio telefonico. Un amico m’informava delle dichiarazioni del portavoce dell’esercito israeliano in relazione all’accaduto: “Tutti i colpiti sono combattenti”. Durante “Piombo Fuso”, il governo israeliano dichiarava al mondo di stare chirurgicamente colpendo solo i terroristi di Hamas e le loro basi mentre campi profughi, scuole dell’Onu e ospedali venivano dati alla fiamme col fosforo bianco: 320 minori vennero uccisi, allora. La guerra israeliana contro i bambini non conosce tregua» (info: www.peacereporter.net).