Droga ai marines, l’arma segreta dei Talebani
Scritto il 27/10/09 • nella Categoria:
segnalazioni
E’ l’eroina l’arma segreta dei Talebani: non serve solo a finanziare la resistenza afghana, ma anche a drogare i soldati americani, che ne fanno largo uso. Una scomoda verità, contenuta in un rapporto interno dell’intelligence Usa e confermata da un funzionairo al “Daily Beast”. Talebani e guerriglieri di Al Qaeda, scrive Gerald Posner sul New York Times, stanno utilizzando come arma tattica le abbondanti riserve di eroina, ottenendo così un doppio risultato: minano l’efficienza dei soldati americani e raccolgono denaro fresco per pagarsi nuove reclute e nuovi armamenti.
«Quarant’anni fa – rileva Posner, in un servizio pubblicato in Italia dal quotidiano “La Stampa” – l’esito della guerra in Vietnam fu parzialmente condizionato dal consumo di eroina tra i soldati americani». All’epoca, il 20 per cento dei combattenti americani era dipendente dalla “China white”, eroina purissima proveniente dal vicino Triangolo d’oro. E i soldati russi che negli anni 80 combattevano in Afghanistan tornarono in patria tossicodipendenti in una percentuale che si avvicinava anch’essa al 20 per cento.
La bomba-eroina, spiega Posner, produce danni collaterali anche postumi: i soldati hanno portato nelle città russe un problema di droga, che negli ultimi vent’anni è cresciuto in modo esponenziale. Lo scorso marzo l’ufficio anti-narcotici della Russia ha annunciato che il Paese è diventato il consumatore di eroina numero uno al mondo. «E’ una tattica che ha una sua logica», osserva Posner. «Di droga in Afghanistan ce n’è tantissima, costa poco – meno di un dollaro la dose di un giorno – ed è potente».
Gli ufficiali dell’esercito americano rifiutano di ammettere un problema-droga, ma in privato esprimono preoccupazione per un possibile aumento del consumo tra i soldati giovani e annoiati. Le forze Nato impegnate sul fronte afghano sono coinvolte in un conflitto sempre più impopolare, con molto stress e poco da fare nel tempo libero. «In queste condizioni, le droghe sono un’evasione molto allettante».
Come ieri i mujaheddin contro i russi, oggi i Talebani sperimentano l’eroina come arma micidiale: la droga afghana, al centro di un colossale traffico planetario, indebolisce gli “invasori”. Nessun problema per la disponibilità di materia prima: le coltivazioni afghane di oppio hanno raggiunto livelli record, più del 90 per cento delle scorte globali. Oltre a finanziare la guerra, conquistare alla droga i soldati Usa serve anche ad aprire nuovi mercati.
«Ufficialmente l’argomento resta tabù, soprattutto ora che l’amministrazione Obama sta discutendo un cambio di strategia militare in Afghanistan», precisa Posner. «Ma l’ex generale Barry McCaffrey, zar antidroga dell’amministrazione Clinton, ha detto in una conferenza che l’uso della droga tra i soldati americani in Afghanistan è raddoppiato negli ultimi quattro anni e che, spostando i soldati dall’Iraq all’Afghanistan, crescerà il numero dei giovani che cadranno nella trappola».
Gli ufficiali, pur sostenendo in pubblico che il numero dei tossicodipendenti è basso, sono seriamente preoccupati per quello che potrebbe succedere. Nel 2004, aggiunge “La Stampa”, l’esercito americano cominciò a fare analisi a campione tra i suoi soldati in Iraq, poi passò all’Afghanistan. Ma non è facile effettuare test su soldati impegnati nelle zone di combattimento. Gli uomini vengono informati sui rischi della tossicodipendenza e l’abuso di droga non è tollerato, ha chiarito George Wright, portavoce del Pentagono, ben sapendo però che, nel punire i militari risultati positivi al test, «i capi appoggeranno i loro soldati al massimo, e affronteranno caso per caso. Tutti gli sforzi vanno nella direzione di aiutare il recupero del soldato», evitando di trasferirlo, vista la difficoltà di reperire buoni soldati con esperienza del fronte.
Il “Daily Beast” ha parlato con sei soldati: quattro reduci dall’Iraq, due dall’Afghanistan. Tutti e sei avevano sviluppato una dipendenza da oppiacei ed erano stati curati negli ospedali dei veterani delle loro città. Tutti hanno confermato che l’eroina «era ovunque», soprattutto in Afghanistan, menzionando spacciatori locali e canali di rifornimento. Un soldato, reduce dalla base aerea di Bagram, ha raccontato che l’eroina «veniva venduta nel bazar» appena fuori dal perimetro dell’aeroporto militare.
Tutti hanno confermato che i soldati barattavano pezzi di equipaggiamento, compresi coltelli, elmetti, giubbotti antiproiettile, con dosi di droga. Difficile quantificare l’entità del fenomeno, malgrado le cifre fornite dall’amministrazione dei veterani, che ogni anno prende in carico miglia di soldati con problemi di alcol, abuso di farmaci e dipendenza da oppiacei.
«I reduci dalle operazioni Iraqi Freedom e Enduring Freedom che nel 2008 hanno chiesto aiuto sono 22.024. Il doppio di due anni prima. Secondo gli esperti – conclude Posner – ci vorrà un decennio perché emerga la vera portata del problema».
Nel frattempo, ad aggravare il quadro psicologico della campagna in Afghanistan, arrivano le dimissioni presentate da un diplomatico Usa, ritiratosi in segno di protesta. Matthew Hoh, un ex marine che ha combattuto in Iraq ed è stato diplomatico in Afghanistan, ha inviato una lettera di dimissioni al Dipartimento di Stato, dicendo che la guerra serve solo ad alimentare la forza degli insorti. «Si tratta del primo funzionario statunitense ad annunciare questo tipo di azione», sottolinea “PeaceReporter”.
«Ho perduto la comprensione e la fiducia nello scopo strategico della nostra presenza in Afghanistan», ha scritto Hoh al Dipartimento di Stato. «Ho dubbi e riserve sulla nostra attuale strategia e sulla strategia programmata per il futuro, ma le mie dimissioni non sono basate su come stiamo combattendo questa guerra, ma piuttosto sul perché e sullo scopo finale di tutto ciò». La lettera di dimissioni, aggiunge “PeaceReporter”, era stata inviata dal funzionario in settembre, ma è stata rivelata solo il 27 ottobre dal quotidiano “Washington Post”. Proprio in questi giorni, il presidente Barack Obama è impegnato in consultazioni per definire la nuova strategia Usa in l’Afghanistan.
HEROINE ALERT - Talibans use heroine as a weapon against Us forces in Afghanistan. As the ”Daily Beast” writes, many Us soldiers are using drugs. The opium trading is the best business in Afghanistan, and the insurgents use to sell heroine also to enemy soldiers, to transform them into toxics, making them unable to fight.
Articoli collegati
- Un oceano di dollari e droga, l'Afghanistan 15 anni dopo
- Lupi nella nebbia: Usa-Kosovo, l'impero dell'eroina
- Usa, malati di guerra: 18 suicidi al giorno tra i reduci
- Gino Strada: guerra preventiva contro il nostro ospedale
- «Macché Talebani, la Nato vuole la nostra eroina»
- Silenzio sulla droga, il maggior distruttore di identità
- Afghanistan, all'Italia la guerra costa 50 milioni al mese
- Afghanistan, si ripete la storia in cui naufragò l'Urss
- Tumori e bimbi deformi, il martirio infinito di Falluja
- Banche esplosive: le cluster bombs e il credito italiano
- Afghanistan, l'America si arrende ai brogli di Karzai
- Stragi in Pakistan, i Talebani: terroristi mercenari Usa
- Droga e intelligence, il fratello di Karzai pagato dalla Cia
- Onu: Kabul, la Nato ignora l'impero mondiale dell'oppio
- Narco-terrorismo dietro la strage dei Pasdaran in Iran
- Shantaram, il potere criminale dietro le guerre
- Gli italiani: perché restare ancora in Afghanistan?
- Morire a Kabul, tra i signori dell'oppio e dell'uranio