Referendum: si scrive acqua, si legge democrazia
Si scrive acqua, ma si legge democrazia: un milione e 400.000 firme raccolte in tutta Italia rappresentano un record per una campagna referendaria. Nella storia italiana delle consultazioni popolari non c’era mai stata un’adesione così massiccia. Ora servirà la presenza alle urne di 23 milioni di cittadini per rendere valido il referendum, che chiede tre cose: che l’acqua venga dichiarata un bene privo di rilevanza economica, che venga tolta dal mercato e che non se ne faccia in nessun caso profitto. «La cittadinanza attiva italiana ha ottenuto una straordinaria vittoria», commenta Alex Zanotelli, che esalta il valore simbolico dell’acqua, «fonte della vita».
Quasi un milione e mezzo di cittadini, raccoltisi attorno al Forum dei Movimenti per l’Acqia, con l’obiettivo di neutralizzare la privatizzazione delle reti idriche prevista dal decreto Ronchi del 19 novembre 2009. Una mobilitazione senza precedenti, che ora – in attesa di veder fissata la data del referendum – prevede un rinnovato impegno del Forum per motivare l’elettorato italiano: un nuovo messaggio fa appello «alle donne e agli uomini di questo paese, ai movimenti territoriali, alla cittadinanza attiva, al mondo dell’associazionismo laico e cattolico, ai sindacati e alle forze politiche, al mondo della scuola e della formazione, alle personalità della cultura, affinchè si apra una stagione di sensibilizzazione sociale sul tema dell’acqua».
Obiettivo: continuare a coinvolgere tutto il popolo italiano per abrogare la privatizzazione, riaffermare l’acqua come bene comune e sottrarla alle logiche del mercato, restituendola alla gestione delle comunità locali. Finora la mobilitazione è avvenuta senza nessun tipo di aiuto da parte della politica, annota Zanotelli: «E’ fondamentale notare che tutto questo è avvenuto senza l’appoggio dei partiti, senza soldi e senza la grande stampa». Secondo Zanotelli, i partiti al governo hanno «attaccato pesantemente» il Forum dell’Acqua (le dure dichiarazioni di Ronchi e Tremonti), mentre partiti dell’opposizione come Pd e Idv «ci hanno remato contro». Secondo il costituzionalista Ugo Mattei, intorno ai banchetti della raccolta firme si è svolta «la battaglia antropologica fra la persona dotata di diritti e doveri e l’homo economicus, furbo, speculatore irresponsabile e pronto a tutto pur di arricchirsi».
«Ha vinto la persona, ha vinto il diritto umano», dice Zanotelli. «Ed è la prima grande vittoria per il bene comune più prezioso che abbiamo, insieme all’aria». Entro il 15 ottobre la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sulla validità delle firme raccolte e quindi fissare la data del referendum, dal 15 aprile al 15 giugno 2011. Se la campagna di mobilitazione continua, coordinata attraverso il sito www.acquabenecomune.org, verso una massiccia presenza alle urne per raggiungere il quorum che dia validità alla consultazione, Zanotelli propone una battaglia anche a livello comunale, chiedendo ai Comuni di adottare nel proprio statuto i principi referendari sull’acqua in via del 22 marzo 2011, Giornata dell’Acqua.
«Dobbiamo far passare la notizia che la legge Ronchi non proibisce il totalmente pubblico», insiste Zanotelli. «Dobbiamo gridare dai tetti che i Comuni, le Province, le Regioni e le Comunità di valle che vogliono gestire la loro acqua come “azienda speciale” o “ente di diritto pubblico”, lo possono fare», come dimostrato dai giuristi della cittadinanza attiva di Napoli e dalla stessa Regione Puglia, che sta trasformando l’Acquedotto Pugliese da Spa a ente di diritto pubblico. Idem a Napoli, dove si sta trasformando l’Arin da Spa ad “azienda speciale”: «Speriamo che questo avvenga presto e Napoli diventi la “capitale dell’acqua pubblica”, anticipando il risultato del referendum».
E’ confortante, conclude Zanotelli, la recente risoluzione dell’Onu, secondo cui il diritto all’acqua potabile «è un diritto umano essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani». Sull’acqua ci giochiamo tutto: sia per noi, sia per i poveri. «Se perdiamo l’acqua, abbiamo perso tutto», insiste Zanotelli: «Dobbiamo vincere! Se ce l’hanno fatta l’Uruguay, la Bolivia, l’Ecuador e Parigi, ce la possiamo fare anche noi. Diamoci da fare: si tratta di vita o di morte per noi, per i poveri, per il pianeta». (info: www.decrescitafelice.it).