Botte a chi protesta, sempre impuniti i sovrani della crisi
Scritto il 25/8/11 • nella Categoria:
idee
Attenti: stiamo per perdere la nostra democrazia, perché oggi a governare le nostre esistenze non c’è la politica. «Sovrani sono poteri non eletti, come gli speculatori di borsa o le agenzie di rating che storcono le nostre vite e sono i nuovi tribunali delle democrazie». In mano ai cittadini sembra rimanere solo il plebiscito dei tumulti urbani, ma neanche un attimo la politica è sfiorata dal dubbio che i giovani delle sommosse siano figli dei suoi errori, della sua latitanza. Barbara Spinelli non ha dubbi: se Napolitano grida che siamo «immersi in un angoscioso presente», è anche perché la destra ha minimizzato la crisi, ma pure la sinistra – concentrata solo sulla conquista del potere – ha perso di vista l’obiettivo: «Un popolo tenuto nel buio non vede che buio», è stata «spezzata la capacità» di capire perché un paese come l’Italia sia ridotto così male.
Sotto accusa innanzitutto la colpevole impotenza della politica: «Non importa quel che fai, con il potere: importa solo possederlo, o riconquistarlo. Attaccarsi al potere in questo modo è la via più sicura per perderlo, e perdere la democrazia», scrive la Spinelli il 24 agosto su “Repubblica” in un editoriale ripreso da “Micromega”. «Il linguaggio della verità è la rivoluzione più urgente da fare: esso ci farebbe vedere i pericoli che corriamo, quando accusiamo solo la casta politica e non le mille caste che usano il denaro pubblico a fini privati e hanno un interesse nello status quo». Chi ci tiene all’oscuro, continua Barbara Spinelli, «lo fa con la nostra complicità: tutti abbiamo accettato di essere consumatori ciechi anziché cittadini vedenti». Se ci decidessimo a “vedere”, scopriremmo che a governarci non sono i politici, ma i potentati finanziari, mentre le istituzioni che dovrebbero rappresentarci – Unione Europea e Bce – secondo la Spinelli «non hanno vera autorità perché i vecchi Stati-nazione gliela negano».
Il trono democratico nazionale è vuoto, e ancora non esiste il trono europeo: «I piccoli vertici Merkel-Sarkozy sono ridicoli, fingono di fare l’Europa e non le danno né istituzioni né risorse perché essa diventi potenza. Vogliono un’Europa a propria immagine e somiglianza: un simulacro di potere, un’ombra che cammina». Oltre che nell’«angoscioso presente» denunciato da Napolitano, è come se fossimo immersi in un quadro di Magritte: «Sulla tela c’è il sovrano democratico, c’è l’Europa. Ma la didascalia dice, come sotto la pipa disegnata dal pittore: “Questo non è un sovrano. Questa non è Europa”». E il peggio è che «gli effetti dell’impostura pittorica sono visibili a chiunque usi gli occhi», perché «il quadro è in realtà occupato da forze oscure, opache, che si fanno scudo del trono dipinto». Da una parte, la forza dei mercati. Dall’altra, le sommosse che esplodono ai margini e fin dentro le metropoli. «Disinformate da anni, cullate in sogni di crescita, di consumi, di lavoro rettamente remunerato, le società imbestialiscono pur di farsi vedere, sentire, temere».
Sia gli speculatori delle agenzie di rating, sia gli ammutinati delle periferie urbane abbandonate «hanno istinti simili, di branco che s’avventa». E tra i due caos non c’è nessun mediatore: «Il luogo della politica è deserto, afono». Su “Le Monde”, il magistrato Michel Marrus sostiene che le sommosse inglesi e francesi possono essere commentate con le stesse parole – distruzione, sfascio, guerra – usate per descrivere il crac finanziario: solo che gli Stati combattono solo i predatori di negozi, non quelli della finanza come le agenzie di rating che «agiscono torbidamente, e impunemente». Non dimentichiamo, aggiunge Barbara Spinelli, che la crisi è cominciata proprio con un loro reato: furono loro a regalare ottimi voti (la famosa “tripla A”) a titoli tossici che contenevano crediti non esigibili.
Sul sito “Counterpunch”, l’economista Michael Hudson spiega bene la «degenerazione delinquenziale» delle banche d’affari: «Da quando non sono più pagate dai risparmiatori-investitori» ma dagli Stati e dalle imprese, «le banche che emettono titoli di debito e le agenzie hanno favorito chi le finanziava». Quando giudicano i debiti sovrani, la ricetta del risanamento è sempre la stessa, in linea con gli interessi delle banche creditrici: «Distruggere il contratto sociale e privatizzare i servizi pubblici a prezzi stracciati». E i cittadini sono indifesi, perché le istituzioni democratiche sono praticamente inesistenti. Naturalmente i politici italiani non sono i soli a latitare: «Fuggono i governanti tedeschi, quando nascondono al popolo i costi di una bancarotta del Sud Europa. Fugge l’America di Obama, quando finge una leadership globale che non ha più».
Il problema, scrive ancora Barbara Spinelli, è che tutte le democrazie «s’inginocchiano a una sommossa permanente», duramente «repressa, dunque non regolata» solo quando viene dalla società e, al contrario, totalmente subita «quando la scatenano i mercati». Hans Tietmeyer, ex governatore della Banca centrale tedesca, disse nel 1998 che accanto al plebiscito delle urne esiste il «permanente plebiscito dei mercati mondiali». Esiste ormai anche il plebiscito dei tumulti urbani, e anche qui la politica risponde autodecapitandosi. Le sommosse sono «pura criminalità», afferma David Cameron: la colpa è dei genitori, della caduta dei valori, delle psicologie. Mai dello Stato: «Neanche un attimo la politica è sfiorata dal dubbio che i giovani delle sommosse siano figli dei suoi errori, della sua latitanza».
Fra pochi giorni celebreremo il decimo anniversario dell’11 Settembre, e scopriremo che «siamo tuttora impelagati nei luoghi comuni di allora». Si parlerà ancora una volta di atti nichilisti, credendo di svelare le vere radici del male. «Nulla è svelato, invece. Si descrive la modalità dei tumulti, non la loro radice. Dire che le rivolte sono nichiliste è una tautologia: è come dire che la politica muore perché è morta». Secondo Barbara Spinelli, «andare alle radici significa, per la politica, ripensare le proprie responsabilità, non indulgere a discorsi psicologici sui valori decaduti», se è vero che «il solo contratto sociale considerato sacrosanto, in questi giorni, è quello con il mondo del crimine». Non si vogliono colpire gli evasori fiscali, cui Berlusconi e Tremonti permisero, nel 2009, un rientro del denaro rubato a costi irrisori, inimmaginabili in altri paesi occidentali. «E il contratto con il contribuente onesto, con il giovane in cerca di lavoro, con l’elettore cui fu promessa una rivoluzione del merito? Non c’è da stupirsi per le sommosse. C’è da stupirsi che durino solo sei notti».
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Espressa come l’ho letta sembra di essere tornati al 1789.Già la rivoluzione francese.Il potere politico/finanziario che va per mano con quello ecclesiastico che fa finta,fin quando può,di non sentire gli umori del 3° stato quello popoloso,che paga le tasse e suda tutti i giorni per portare un tozzo di pane a casa.È proprio vero che la storia non insegna nulla.20 anni fa si celebrava il funerale del comunismo.Oggi toccherà a quello del capitalismo…almeno questo capitalismo!
Ho citato questo riferimento nel 10mo capoverso di questo mio pezzo: http://informarexresistere.fr/2011/10/24/l%E2%80%99imprevedibile-nostalgia-del-muro/#axzz1bi8WyvxZ
COME SI FA A CONTATTARVI? Grazie, maddaloni