Airaudo: guerra ai deboli? E noi assediamo il Parlamento
La Fiom adotta il modello dei No-Tav valsusini e lancia l’“assedio” popolare del Parlamento: «Vogliono usare la crisi per introdurre – di contrabbando, ma nemmeno troppo – la possibilità di licenziare». Risultato: «Sarà la guerra ai più deboli», senza più neppure le protezioni di prima: aggirando l’articolo 18, ogni dipendente potrà finire sulla strada da un giorno all’altro. Di qui l’appello che Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto del sindacato metalmeccanico della Cgil, lancia agli “indignados” d’Italia: «Facciamo sentire la nostra voce e occupiamo l’agorà in modo permanente». Obiettivo: affollare le piazze attorno ai palazzi del potere, “assediare” pacificamente il Parlamento e mettere sotto pressione la “casta”: chi firma decreti “lacrime e sangue” avrà sul collo la voce dei cittadini.
«Su questa manovra diamo un giudizio articolato: in parte è iniqua, e in parte è sbagliata», scherza Airaudo con Luca Telese che l’ha intervistato per il “Fatto Quotidiano”. «La realtà che dobbiamo spiegare al Paese è ancora più drammatica. Questo governo ha approfittato di un provvedimento dettato dalla crisi per introdurre», quasi di nascosto, «la possibilità di licenziare» senza più freni. Sembra uno dei passaggi-chiave evocati dalla “profezia” di Paolo Barnard sul “più grande crimine” ordito dal “vero potere”, quello che preme per svuotare gli Stati, privandoli di sovranità, puntando alla deregulation assoluta del mercato del lavoro a unico vantaggio delle grandi imprese. Colpire i lavoratori e forse, domani, costringere l’Italia a svendere gli ultimi “gioielli di famiglia” – dall’Eni alle Poste – in cambio dell’ingombrante “auito” ricevuto dalla Bce per arginare il debito.
«Le norme che Sacconi ha infilato nella finanziaria, quasi di soppiatto, non portano un solo euro nelle tasche dello Stato. Quindi – dice Airaudo – la prima domanda da farsi è: perché finiscono nella manovra?». Risposta: «Io credo che il governo voglia approfittare di un percorso che sul piano parlamentare potrebbe diventare blindato, per infilare un provvedimento a dir poco controverso, che in altro modo non sarebbe passato». Secondo il dirigente della Fiom, di fatto, la crisi viene usata per cambiare i rapporti di forza nella società a sfavore di chi lavora: «Si aggira l’articolo 18 e si scardina il contratto inserendo nella finanziaria la possibilità di derogare le leggi vigenti. Sarà la guerra ai più deboli».
Lo scenario che Airaudo prefigura non è certo rassicurante: «Immaginate un’azienda in crisi che dice ai suoi dipendenti: o chiudiamo, oppure ci date la possibilità di licenziare alcuni vostri colleghi». E l’accordo del 28 giugno, che pure la Cgil ha firmato e che limita il potere d’interdizione dei sindacati? «Io credo che il combinato disposto sia micidiale: se si fa l’accordo a maggioranza semplice non bisogna nemmeno votarlo. E con quell’accordo si scardinano i diritti». Beninteso: la possibilità di licenziare esisteva già e si chiama “stato di crisi” e “mobilità”. Tuttavia, «i licenziamenti collettivi non erano discriminatori», mentre adesso «si può creare un meccanismo ancora più perverso: si può chiedere ai dipendenti di licenziare i loro compagni di lavoro. Magari dicendo “salviamo solo quelli di Belluno, o solo gli italiani”. Ma questo andrebbe contro il principio anti-discriminatorio che è nella Costituzione».
«Nessuno ti licenzia perché sei donna o perché sei terrone», continua Airaudo. «Usano sempre “giustificati motivi”», ma poi in realtà «ti licenziano proprio perché sei donna, perché sei negro, perché sei terrone». E adesso «sarà più facile». La differenza, continua il sindacalista, è che grazie ai contratti si era sempre potuto garantire i più deboli, accompagnare con gli ammortizzatori molti che sarebbero rimasti in mezzo a una strada. Ora invece «resterà solo la strada». Perché allora Susanna Camusso non si è opposta? «Io credo che non lei, ma gli altri sindacati sapessero», dice Airaudo. «Ma adesso che sappiamo tutti cosa preparavano, la Cgil deve riflettere sulla pericolosità di questa trappola». Insomma, non ci sono più alibi. «E poi c’è il primo trucco: siccome il dibattito è catalizzato sugli aspetti finanziari, sperano che l’opinione pubblica sia distratta da questi temi».
E allora, fuoco alle polveri: la Fiom torna in campo in modo massiccio, dopo la battaglia sui referendum Fiat contro Marchionne e quella, altrettanto partecipata, a sostegno del voto popolare italiano su nucleare e acqua, per i “beni comuni” nei quali la Fiom di Airaudo – da sempre vicino ai No-Tav – include anche la valle di Susa, protagonista di una lunga e coraggiosa resistenza civile, «popolare e democratica», per difendere il territorio e scongiurare lo spreco “mostruoso” della “inutile” Torino-Lione. Insieme a Ugo Mattei del comitato referendario per l’acqua pubblica, proprio Airaudo preme perché la battaglia No-Tav conquisti le città a partire da Torino, innanzitutto informando i cittadini, così spesso tenuti all’oscuro della verità: tutte le analisi dicono che la Torino-Lione servirà solo a far piovere miliardi sulla lobby che la vuole costruire, formata da imprese, partiti e banche, proprio mentre la manovra di Tremonti si appresta a far piangere gli italiani, tagliando i servizi essenziali.
Scatta l’ora della protesta di massa, dice Airaudo: «È ora che gli indignados italiani, quelli che lavorano e pagano sempre, facciano sentire la propria voce». Maurizio Landini, lo stesso Airaudo e tutto il gruppo dirigente della Fiom è deciso a fare tutto quello che serve per fermare l’inaudito attacco ai cittadini-lavoratori: «Siamo convinti che la nostra organizzazione debba diventare il punto di riferimento della protesta, nel modo più antico e democratico che questo Paese conosce. Occuperemo in modo permanente, per tutti i giorni del dibattito parlamentare, l’agorá. Ovvero le piazze che sono nelle immediate vicinanze del Parlamento: in un momento grave per la storia del Paese, democrazia vuol dire che deputati e senatori della Repubblica discutano con la voce dei cittadini nelle orecchie».
Assediamo pacificamente le aree del potere…….e non c’è ne andiamo finche non ci spiegano quanto segue:
come mai nel biennio 2008-2009 tremonti ha dato a babbo morto 80 mld di euro, (se non di più) alle banche?, come mai per tre anni questo governo ha nascosto gli effetti della crisi ?come mai il PD è stato zitto nel merito? Con la fiom e la classe operaia per combattere la crisi del capitalismo e per dare una alternativa ad un sistema marcio.
solo chi non lotta perde sempre!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Grazie ad Airaudo dalla Valle di Susa.
Perchè è grazie a quelli come lui che molti, al di fuori della Valle, cominciano a capire che noi, contrari alla linea Torino – Lyon, non lottiamo per il nostro giardino ma contro un sistema ed una economia che non solo hanno fallito ma hanno trascinato l’Italia ed il mondo intero in un abisso.
La devastazione ambientale che vogliono fare in valle di Susa (ultima di una lunga serie), che causerà tra l’atro un debito pubblico mostruso per diverse generazioni, non è che l’ultimo anello di una pesante catena che ha deturpato il nostro paese e che in contemporanea ha portato alla distruzione di una economia sana, basata sul lavoro e sulla ricera socialmente utile e sui diritti dei lavoratori. Questo grazie alla totale mancanza di etica e di morale di una classe dirigente (non solo quella politica).
Per finire un appello. In questi giorni “noi NO TAV” siamo sotto pesante attacco da parte di un potente apparato statal – mafioso che ci vuole costringere alla resa. Alle intimidazioni e alle violenze di ogni genere siamo convinti che seguirà anche la “repressione legale” fatta di denunce, arresti, fogli di via …
Non non molleremo mai, perchè siamo convinti (senza presunzione) che da questa piccola lotta dipenda non solo il nostro futuro ma, almeno in parte, quello dell’intera società.
Abbiamo bisogno dell’aiuto e della solidarietà di quanto credono in un mondo diverso e migliore.
Ancora grazie.
L’Elite finanziaria franco-tedesca ha ormai quasi definitivamente vinto quella guerra iniziata a cavallo tra la prima e seconda guerra mondiale e che oggi le permette di raccogliere i suoi frutti migliori grazie al trattato di Maastricht ed ovviamente all’euro: le più potenti armi utilizzate in quest’ultima decisiva battaglia attraverso la quale gli Stati europei vengono svuotati della loro sovranità, i politici di un tempo sostituiti da maggiordomi al soldo e sotto il ricatto dell’oligopolio finanziario, bancario ed industriale, i popoli privati dei loro diritti ed impoveriti. Guardate come la Grecia non sia più dei Greci, sarà così per la Spagna, per il Portogallo, per noi e poi toccherà infine alle stesse Francia e Germania.
Il vero grande problema da affrontare è di natura monetaria, persa tale sovranità col passaggio da sistema a deficit verso quello a debito nei confronti del capitale privato (per chi non lo sapesse Bankitalia e la BCE sono private), lo Stato è stato svuotato di se stesso. Gli unici a comprendere realmente la gravità di tutto ciò sono stati gli Islandesi che di fatto hanno cancellato il loro debito lasciando fallire le banche. Ovviamente nessuno ne ha parlato e se ne capisce il motivo. Il percorso è unico e difficile: cancellazione del debito, fuoriuscita dall’eurozona, nazionalizzazione della banca d’Italia e ritorno alla sovranità monetaria.